FERUFFINI, Filippo
Figlio di Giovanni, giurista e diplomatico, e di Margherita Marliano, nacque probabilmente ad Alessandria intorno agli anni Trenta del sec. XV. La sua famiglia apparteneva a uno dei casati più ragguardevoli della nobiltà alessandrina, che aveva costituito un rilevante nucleo familiare nell'ambito della burocrazia amministrativa milanese.
Abbiamo poche notizie circa la fanciullezza e gli studi compiuti: la documentazione a noi nota fornisce informazioni principalmente sulla sua attività professionale nell'ambito della Cancelleria ducale, che il F. iniziò probabilmente molto giovane, dato che egli risulta già attivo a partire dalla metà del secolo.
Le prime notizie lo indicano come coadiutore della Cancelleria del Consiglio segreto nel 1454 e "segretario" del duca Galeazzo Maria Sforza nel 1458; in quello stesso torno di tempo egli acquistò, in modo definitivo, le entrate della Comunità di Sezze (l'odierna Sezzadio) nell'Alessandrino, già possesso feudale del padre. Il F. è segnalato ancora come cancelliere del Consiglio segreto nel 1466 con uno stipendio di 16 fiorini; nel 1468 passò alla Cancelleria del duca: il suo posto, reso vacante, venne occupato da Bartolomeo Ratti. Si trattava di una svolta significativa e importante, perché egli entrò a far parte di quello che era reputato il "vero e proprio organo propulsore dello Stato in politica interna ed estera" (F. Chabod, Alle origini dello Stato moderno, in Scritti sul Rinascimento, Torino 1967, p. 251). A partire dall'ottobre 1477 la sua attività di segretario ducale viene documentata con maggiore ampiezza. Le sue competenze erano di varia natura e toccavano i diversi settori dell'amministrazione pubblica, e lo misero spesso in conflitto, per motivi di competenze, con i colleghi della cancelleria.
Era questo un problema che si presentava spesso per l'approssimazione con cui venivano determinate le specifiche attribuzioni dei segretari: l'anno precedente il duca, sollecitato da numerose lagnanze, aveva dato disposizione che si osservassero le indicazioni da lui date a B. Calco per la firma delle lettere e per le competenze. Al F. era principalmente demandata la giurisdizione del campo civile e delle questioni del dominio.
Il 31 ott. 1477 il F. era presente alla funzione del Consiglio segreto indetta per la chiamata al servizio nella corte ducale del poeta ed oratore Francesco Puteolano. Non si hanno in merito notizie che facciano supporre, anche nel F., lo stesso interesse per la cultura umanistica che aveva caratterizzato la formazione culturale ed ideale del padre Giovanni e di suo zio Domenico. Nel 1480, stabilmente segretario della Cancelleria segreta, il F. ricevette il titolo di cavaliere aurato, con l'onore degli speroni d'oro, e inoltre l'ufficio di tesoriere "super intratis ordinariis". Sempre nel 1480 al F. vennero confermate le entrate del pedaggio e di altri proventi provenienti dal feudo di Sezze, ereditato probabilmente dal padre.
Base incontrastata del potere del F. e della sua famiglia erano infatti i possedimenti che a vario titolo ne costituivano il patrimonio fondiario, ed erano ubicati per la maggior parte nel territorio di Sezze, Castelpina e Candia Lomellina.
Tra il 1484 e il 1486 il F. inviò da Milano al Calco ed al duca, che il più delle volte si trovavano a Vigevano, notizie e bollettini circa l'andamento delle morti di peste.
Il F. morì a Milano fra i mesi di luglio e agosto 1490, in seguito ad una malattia, contratta nel corso di un suo soggiorno ad Alessandria, dove si era recato, come spesso faceva, per curare alcuni affari personali. È da escludere invece che fosse morto nel settembre 1496 come indurrebbe a credere un documento, edito dalla Santoro (Gli uffici del dominio sforzesco, p. 52), relativo ad una lettera di nomina di un suo successore alla carica di cancelliere.
Il F. aveva sposato Dorotea di Landriano, forse figlia di Antonio, membro del Consiglio segreto del Ducato, creando in tal modo strette relazioni con una delle maggiori dinastie di officiali e castellani sforzeschi. Dal matrimonio il F. ebbe tre figli maschi: Alberto, che gli succedette nella carriera amministrativa, Antonio, milite gerosolimitano nella "domus di S. Maria" di Sezze, e Domenico, beneficiario della chiesa di S. Giovanni alla Vepra, nei pressi di Milano, in seguito abate commendatario del monastero di S. Paolo di Mesano vicino a Piacenza. Al momento della sua morte il F., al fine di evitare la dispersione del proprio patrimonio immobiliare, nominò suo erede universale il primogenito Alberto, lasciando soltanto piccole somme in denaro agli altri due figli, nel caso che questi non avessero avuto sufficienti benefici ecclesiastici.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Milano, Fondo Sforzesco, Carteggio interno, cc. 1080-1090; Feudi camerali, Parte antica, c. 135; Famiglie, Feruffini, c. 70; Comuni, Alessandria, c. 2; Notarile, Not. Zunico Antonio, c. 1873. Gli uffici del dominio sforzesco, a cura di C. Santoro, Milano 1953, pp. 35, 51 s.; I registri delle lettere ducali, a cura di C. Santoro, Milano 1961, p. 205; Acta in Consilio secreto, a cura di A. Natale, I, Milano 1970, passim; G. Ghilini, Annali di Alessandria, a cura di A. Bossola, II, Alessandria 1906, p. 17; C.Santoro, Contributi alla storia della amministrazione sforzesca, in Arch. stor. lombardo, s. 7, IV(1939), p. 47; E. Lazzeroni, Il Consiglio segreto o Senato sforzesco, in Atti e mem. del III Congresso storico lombardo, Milano 1939, p. 152; C. Santoro, Un manoscritto gonzaghesco nell'Archivio storico civico, in Arch. stor. lombardo, s. 9, VII (1961), p. 247; F. Guasco, Diz. feudale degli antichi Stati sardi e della Lombardia [Pinerolo 1911], Bologna 1969, pp. 48, 374, 510; L. Cerioni, La diplomazia sforzescanella seconda metà del Quattrocento e i suoi cifrari, Roma 1970, p. 248; F. Chabod, Carlo V e il suo impero, Torino 1985, p.251; M. F. Vaglienti, "Fedelissimiservitori de Consilio secreto", in Nuova Rivista storica, LXXVI (1992), pp. 645-708.