FISCALI, Filippo
Figlio di un Pietro che nel 1875 viene ricordato da G.B. Cavalcaselle "rintellatore fiorentino" (Levi, 1988, p. 367); la sua formazione di restauratore dovette avvenire nella bottega del padre, dato che negli anni 1878 e 1879 egli risulta ancora domiciliato al medesimo indirizzo, mentre non compare tra gli iscritti all'Accademia di belle arti fiorentina. Nel 1876 affiancò A. Mazzanti e, come aiuto, E. Franchi, restauratore agli Uffizi; a partire dal 1878 ricevette dal Cavalcaselle continui incarichi di restauro per conto della neoistituita Direzione generale delle antichità e belle arti del ministero dell'Istruzione Pubblica. Il F. divenne così uno dei restauratori di fiducia del ministero e in tale veste lavorò nel 1878 a Bologna (sulla pala dei Mercanti di Francesco del Cossa; sugli affreschi del Francia nella cappella Bentivoglio a S. Giacomo Maggiore); nel 1879 a Firenze (all'affresco con l'Adorazione dei Magi e alla tela con il Compianto su Cristo del Beato Angelico a S. Marco, al distacco dell'affresco con la Pietà di Andrea del Sarto e alla tavola con i Miracoli della s. Umiltà di Buffalmacco, entrambi all'Accademia); tra il 1878 e il 1880 era nel Camposanto di Pisa dove restaurò quattro affreschi di B. Gozzoli (dalla scena con la Visitazione al Passaggio del Mar Rosso).
Sin da questi incarichi l'operato del F. fu sottoposto a severe critiche, ad esempio per le macchie prodottesi sulla tela del Cossa sottoposta a foderatura, o per la superficie del dipinto di Buffalmacco "lustro come una carrozza" (Roma, Arch. centrale dello Stato, I versamento, b. 197, f. 44, subf. 22; cfr. anche Brook, 1992). Indubbiamente i materiali e i metodi allora comunemente adottati per il restauro dei dipinti erano tutt'altro che innocui o irreversibili, ma va osservato che dalle relazioni di collaudo, stilate dai membri delle diverse commissioni regionali per la conservazione dei monumenti, viene più volte sottolineata la capacità del F. ad attenersi scrupolosamente alle norme indicate dal Cavalcaselle nella circolare ministeriale del 30 genn. 1877 che imponeva l'uso di tinte neutre nelle lacune, vietando in sostanza ridipinture e rifacimenti.
La fiducia riposta dal Cavalcaselle nella correttezza del F. non venne minata dalle polemiche, e dal 1881 il restauratore lavorò instancabilmente nelle Marche (a Fano: pala della Vergine del Perugino a S. Maria Nuova; affreschi con Storie della vita di Gesù del Domenichino nella cappella Nolfi del duomo; a Gradara: la Vergine in trono e santi di G. Santi nel palazzo municipale e un altro dipinto del Santi nella chiesa di S. Sofia; a Pesaro: due tavole di M. Zoppo nella Pinacoteca municipale e l'Incoronazione della Vergine di G. Bellini nella chiesa di S. Francesco; a Urbino: la tavola del Santi alla Confraternita di S. Sebastiano, l'ancona con la Vergine in trono ancora del Santi in palazzo ducale, gli affreschi dei Salimbeni nell'oratorio di S. Giovanni Battista e la Flagellazione di Piero della Francesca, all'epoca [1882] ancora collocata nella sagrestia del duomo).
Nel 1882 era a Siena dove trasportò su tela la tavola di P. Lorenzetti proveniente da Dofana, per spostarsi nel 1884 tra Urbania, Cagli, Fossombrone e Senigallia secondo un itinerario concordato con il Cavalcaselle (Levi, 1988). Nel 1885 andò a Rimini dove restaurò un dipinto di P. Veronese, Martirio di s. Giuliano, nella chiesa di S. Giuliano; il polittico di S. Giuliano di Bittino da Faenza, alla Galleria comunale, e ancora il Vasari dell'abbazia di Scolca, il Guercino di S. Gerolamo e altri dipinti nella sala municipale, e nel 1887 a Forlì, dove restaurò ben dodici dipinti della Pinacoteca civica (A. Santarelli, Galleria e museo di Forlì in Le gallerie nazionali italiane, III [1897], pp. 142 s., 154) e trasportò su rete metallica il Pestapepe attribuito a Melozzo da Forlì e l'affresco di scuola giottesca della chiesa di S. Pellegrino.
Nel maggio 1888 diede inizio ai restauri degli affreschi di B. Gozzoli e del Perugino nella chiesa di S. Francesco a Montefalco (che furono poi sospesi nel 1891), mentre a partire dal novembre 1888 fu a Bologna dove restaurò dapprima la Crocifissione di G. Francia nella chiesa di S. Stefano e, all'inizio del 1889, lavorò alle tre tempere su tela di L. Costa (Madonna in trono con Giovanni II Bentivoglio, Ginevra Sforza e i loro undici bambini; Trionfo della Fama; Trionfo della Morte) poste nella cappella Bentivoglio a S. Giacomo Maggiore. L'anno successivo (1890) fu inviato a Mantova per il restauro della cappella del Mantegna nella basilica di S. Andrea, dove lavorò inizialmente ai dipinti su tela (Battesimo di Cristo; Deposizione dalla Croce; due dipinti con Sacra Famiglia) e alla tavola con gli stemmi della famiglia Mantegna, e successivamente alle pitture murali della cappella. Tra 1891 e 1893 il F., di nuovo a Bologna (e forse anche a Cesena), restaurò vari dipinti della Pinacoteca civica (Arte e storia, 1893), e inoltre una tempera di uno scolaro del Cossa a S. Giovanni in Monte e gli affreschi della cappella Bevilacqua a S. Petronio. Nel marzo 1894 il quindicinale forlivese La Cooperazione (III[1894], 7, p. 3) pubblicò una sdegnata lettera di protesta di C. Zampanelli per i restauri condotti dal F. a Forlì, e nonostante la ferma e dettagliata risposta di A. Santarelli, direttore della Pinacoteca civica, è chiaro che l'uscita di scena del Cavalcaselle nel 1893 determinò cambiamenti radicali nella gestione dei restauri, tanto più che al posto di questo fu chiamato proprio A. Venturi che già nel 1891 aveva sollevato notevoli perplessità sull'operato del F. prima a Montefalco, poi a Bologna e infine a Mantova, come egli stesso riferisce nelle sue Memorie (1911).
La rottura definitiva avvenne tuttavia solo due anni dopo, nel 1896, in occasione del restauro dell'Ultima cena del Garofalo alla Pinacoteca nazionale di Ferrara, quando il F. fu costretto a limitare il proprio intervento soltanto a tre figure per la sospensione dei lavori decretata dal ministero. A partire da questa data si registrano altri due interventi significativi: nel 1902 alle due tempere su tela (I dodici apostoli e l'Annunciazione) di L. Costa nella cappella Vaselli del S. Petronio a Bologna e nel 1904 agli affreschi di Masolino, Masaccio e Filippino Lippi alla cappella Brancacci nella chiesa del Carrnine a Firenze.
L'ultima notizia che lo riguarda risale al ricorso presentato nel 1907 per essere stato escluso dal concorso per il restauro degli affreschi del coro di S. Maria Novella, lavoro che fu affidato esclusivamente a suo figlio Domenico (Conti, 1988).
Non si conoscono il luogo e la data di morte del Fiscali.
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio centrale dello Stato, Direzione generale antichità e belle arti del ministero della Pubblica Istruzione, Iversamento (1860-1890), b. 197, f. 44, subff. 7, 22; b. 229, f. 76, subf. 26; b. 434, f 120, subff. 1-2;II versamento (1891-1897), I serie, b. 55, f. 1004; b. 81, f. 1440; II serie, b. 170, f 2002; b. 485, f. 5263; b. 308, f. 3303; III versamento (1898-1907), II parte, b. 240, f 480, subf. 6; b. 265, f. 527, subff. 3, 38; Informazioni e Notizie, in Arte e storia, I(1882), pp. 93 s.; II (1883), pp. 128, 340 s., 359; III (1884), pp. 29 s.; IV (1885), pp. 156 s., 192, 334 s., 344; V (1886), pp. 215 s.; O. Maruti, Le tele del Costa nella cappella Bentivoglio a Bologna, in Arch. stor. dell'arte, II (1889), p. 171; A. Anselmi, Gli ultimi restauri di classiche pitture nelle Marche, in Nuova Rivista misena, III(1890), pp. 155-159; Notizie, in Arte e storia, XII (1893), pp. 22 s.; G.B. Cavalcaselle - J.A. Crowe, Storia della pittura in Italia, VIII, Firenze 1898, p. 15; U. Berti, Un restauro importante a Bologna. La cappella di S. Sebastiano, in Rassegna d'arte, II(1902), p. 74; Cronaca d'arte e di storia, in Arte e storia, XXIII (1904), p. 165; R. Papini, Il deperimento delle pitture murali nel Camposanto di Pisa, in Bollettino d'arte, III(1909), p. 454; A. Venturi, Memorie autobiografiche, Milano s.d. [ma 1911], pp. 133, 138 s.; C. Brandi, Ricomposizione e restauro della Pala del Carmine di Metro Lorenzetti, in Bollettino d'arte, XXIII (1948), pp. 73, 76; G. Urbani, Scheda di restauro a Pietro Perugino, in Bollettino dell'Istituto centrale del restauro, 1953-54, nn. 17-18, pp. 53, 58; R. Longhi, Per una mostra storica degli "Estrattisti", in Paragone, VIII (1957), 91, pp. 2-8; E. Borsook, The mural painters of Tuscany from Cimabue to Andrea del Sarto, London 1960, p. 146; C.M. Brown, Lorenzo Costa (tesi di dottorato, Columbia Univ., 1966), University Microfilms Int. Ann Arbor, Mich., 1973, pp. 295, 298, 395, 416; P.G. Pasini - M. Zuffa, Storia di Rimini dal 1800 ai nostri giorni, III, Rimini 1978, p. 152; P. Poletti, Giovan Battista Cavalcaselle carteggi con restauratori, tesi di laurea, Università degli studi di Bologna, a.a. 1982-83, appendice documentaria, nn. 35 s., 38-41; L. Alberti - L. Barucci, Il restauro degli affreschi della cappella del Mantegna in Sant'Andrea a Mantova, in Kermes, I(1988), p. 39; A. Conti, Storia del restauro e della conservazione delle opere d'arte, Milano 1988, p. 295; D. Levi, Cavalcaselle, Torino 1988, pp. 334, 344-353, 367 n.; F. Tesini, La pala Pesaro: vicende, trasferimenti e restauri dal 1862 al 1954, in La pala ricostituita. L'Incoronazione della Vergine e la Cimasa Vaticana di Giovanni Bellini. Indagini e restauri (catal.), a cura di M.R. Valazzi, Venezia 1988, p. 41; O. Casazza, La cappella Brancacci dalle origini a oggi, in U. Baldini - O. Casazza, La cappella Brancacci, Milano 1990, pp. 315 ss.; A. Pellicciari, Conservazione e politica culturale a Rimini e nel suo territorio, in Il restauro. Intelligenza e progetto (catal.), a cura di A. Stanzani, Bologna 1990, p. 347; P. Scarpellini, Perugino, Milano 1991, pp. 84, 92 s.; C. Brook, F. F. restauratore, dattiloscritto, Università degli studi di Roma "La Sapienza", Scuola di specializzazione in storia dell'arte med. e mod., 1992; J. Bentini, La pinacoteca nazionale di Ferrara, Bologna 1992, p. XXIII.