FOSCARI, Filippo
Nacque a Venezia, probabilmente nel 1398, nella parrocchia di S. Aponal, da Francesco, detto Franzi, di Giovanni e da una nobile albanese, Sterina Bua Spatas.
Il 9 dic. 1416 il F. venne nominato capo del sestiere di S. Croce e qualche mese dopo sposava Elisabetta Trevisan di Azzone di Paolo, che gli avrebbe dato almeno cinque figli maschi e due femmine: Stella, madre del futuro doge Pietro Lando, e Maria, pure accasata con la cospicua dote di 5.000 ducati. Il F., infatti, era assai ricco, per una fruttuosa sintesi fra intraprendenza mercantile e abilità politica, che furono in quel torno di anni comune appannaggio dei due principali rami nei quali si divideva il casato, ed il cui più spettacolare effetto può essere rappresentato dall'elezione al dogato di Francesco, che del F. fu cugino ex fratre.
Particolarmente intensi appaiono i rapporti del F. col mondo greco: nel testamento (16 ott. 1428) la madre lo nominava erede dei suoi diritti sul feudo di Dragomeston, presso Lepanto, e di cospicui altri beni. Lepanto era stata conquistata dai Veneziani nel 1407, onde prevenire analoga mossa ad opera dei Turchi; s'era trattato in realtà di un vero e proprio colpo di mano, benché camuffato da atto di cessione dietro pagamento di 1.500 ducati, perpetrato ai danni di Paolo Bua Spatas, zio del F. e signore di Dragomeston, morto poco tempo dopo. La vicenda ci è nota proprio attraverso la narrazione fattane dal F., parecchi anni più tardi, nell'intento di ottenere perlomeno l'intero pagamento dei 1.500 ducati pattuiti nel 1407 e, a quanto pare, neppure interamente versati.
Al di là delle suggestioni derivanti da questi legami col Levante, quel che importa rilevare è la forza economica e politica del personaggio; infatti, se neppure l'influente appoggio del cugino doge riuscì a far riconoscere al F. i diritti su Dragomeston, è altrettanto certo che l'attività di quest'ultimo nel settore mercantile era intensa: il 3 dic. 1437, nel presentare agli avogadori di Comun il figlio diciottenne Alvise, per l'estrazione della Balla d'oro, egli affermava che costui attendeva al commercio a Patrasso; qualche anno dopo, il 29 nov. 1441, in analoga circostanza il F. dichiarava che un altro suo figlio, Urbano, stava a Zara; la cosa si ripeteva infine il 1° dic. 1459, stavolta per il giovane Michele, impegnato nella mercatura a Londra.
Sul versante della politica attiva, invece, il nome del F. compare più tardi: il 31 dic. 1440 era eletto ai Dieci uffici; quindi solo il 13 marzo 1446 venne votato bailo a Cipro, ma evidentemente rifiutò, dal momento che una settimana più tardi al suo posto fu nominato Lorenzo Moro. Un anno dopo il F. veniva chiamato a ricoprire l'importante carica di savio di Terraferma, per il secondo semestre del 1447: la Repubblica aveva infatti ripreso la guerra con Milano, cui l'imminente scomparsa di Filippo Maria Visconti, e la conseguente presa del potere da parte di Francesco Sforza, avrebbero conferito nuovo impulso; perciò al governo dello Stato vennero chiamati gli uomini migliori, quantomeno i più ricchi e quelli ritenuti decisivi. Si spiega così il duraturo ingresso nella politica veneziana del F., che tenne il saviato di Terraferma per altri sette anni ininterrottamente, sino all'aprile del 1455.
Seguì un altro periodo di assenza dal mondo della politica, forse anche a motivo della deposizione del cugino doge, che verosimilmente non mancò di ripercuotersi sulle fortune domestiche; e così soltanto nel giugno '59 ritroviamo il nome del F. nei registri del segretario alle Voci, con la qualifica - peraltro di grande prestigio - di consigliere ducale: e fu appunto in tale veste che, il 4 settembre dello stesso 1459, propose di inviare a Mantova un ambasciatore, onde sottoscrivere la partecipazione veneziana alla proposta di una lega antiturca, avanzata dal papa Pio II. Dopo di che dal 1461 al 1472 - per ben dodici anni continui - fece parte dei savi del Consiglio o della loro zonta, la quale in un periodo così intenso e drammatico (dal '63 al '79 la Repubblica fu impegnata nella guerra di Morea, contro gli Ottomani) venne costituita quasi sempre, nonostante la sua eccezionalità: allo scoppiare del conflitto, addirittura, il F. mantenne l'alta carica (la cui durata era semestrale) dal dicembre 1463 sino a tutto l'anno successivo; la ricoprì inoltre ininterrottamente dall'ottobre 1470 al giugno '73, nel corso cioè della delicata congiuntura politica e psicologica seguita alla perdita di Negroponte.
A questa lunga permanenza tra i savi del Consiglio, il F. accompagnò altre incombenze, sia pure di minore importanza: fu così avogador di Comun nell'autunno-inverno del 1462, e poi ancora nel 1464; consigliere ducale nello stesso 1464, nel 1469 e nel 1472. Nel novembre 1471, inoltre, entrò nel novero dei quarantuno elettori del doge Nicolò Tron e quasi due anni dopo (agosto 1473) fu ancora tra quanti ne votarono il successore, Nicolò Marcello; a coronamento infine della sua ascesa politica, il 13 nov. 1474 era eletto procuratore de supra.
La carriera politica del F. aveva termine in quell'anno: morì a Venezia, mentre infuriava la peste, il 28 ag. 1478.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, Misc. codd., I, Storia veneta 19: M. Barbaro - A.M. Tasca, Arbori de' patrizi…, III, cc. 504, 507, 509; Venezia, Bibl. del Civico Museo Correr, Cod. Cicogna 3782: G. Priuli, Pretiosi frutti…, II, cc. 15v-16r; Arch. di Stato di Venezia, Avogaria di Comun, reg. 163: Balla d'oro, c. 255rv; alcuni punti del suo testamento, Ibid., Archivio Gradenigo rio Marin, b. 340/I: Catastico Foscari, p. 23; Ibid., Corporazioni religiose. Scuola di S. Maria del Rosario, b. 29: Commissaria Girardi, cc. non numerate (documentazione relativa alle vicende del feudo di Dragomeston); Ibid., Consiglio dei dieci. Misti, regg. 9, c. 159r; 15, c. 198r; Ibid., Segretario alle Voci. Misti, regg. 4, cc. 46r, 86r; 6, c. 86v; Ibid., Senato. Deliberazioni. Secreta, regg. 17, c. 146r e passim; 18, cc. 20r, 95r; 19, cc. 16r, 131r, 180r; 20, cc. 56v e passim; 21, cc. 80r, 214r; 22, cc. 5r, 28v, 177r; 23, cc. 7r, 34v; 24, cc. 16r, 87r, 147r; 25, c. 11r e passim; 26, cc. 11v, 97r; Ibid., Senato. Terra, reg. 6, cc. 4r, 56r, 80r; Ibid., Senato. Mar, reg. 6, c. 133r; Ibid., Libro d'oro Maggior Consiglio, reg. VIII, cc. 34r, 66v; Ibid., Deliberazioni Maggior Consiglio, reg. 23: Regina, cc. 108v, 129v; Venezia, Bibl. naz. Marciana, Mss. It., cl. VII, 129 (= 8323): Cronaca… Tiepolo, cc. 215v, 217r; Ibid., Bibl. del Civ. Museo Correr, Cod. Cicogna 2017/471; D. Malipiero, Annali veneti dall'anno 1457 al 1500, a cura di F. Longo - A. Sagredo, in Arch. stor. ital., VII (1843), t. 1, p. 120; VII (1844), t. 2, p. 664; I libri commemoriali della Repubblica di Venezia. Regesti, a cura di R. Predelli, IV, Venezia 1896, pp. 163 s.; V. Lazzarini, L'acquisto di Lepanto (1407), in Nuovo Archivio veneto, XV (1898), pp. 275, 277 s., 281 s.; G.B. Picotti, La Dieta di Mantova e la politica de' Veneziani, Venezia 1912, pp. 162, 242 s., 301, 467, 471.