GARBELLI, Filippo
Nacque a Brescia dal nobile bresciano Gianfrancesco (o Gianantonio) e da Laura Medici, quasi sicuramente nel 1674, in quanto il Peroni, nella sua Biblioteca bresciana, afferma che il G. morì "in età d'anni 76" nel luglio del 1750 e che "in età d'anni 24" venne eletto da Innocenzo XII - con la bolla apostolica del 14 nov. 1698 (Berenzi, p. 479) - abate di Pontevico. Era nipote di Scipione Garbelli, dottore in legge e canonico teologo della cattedrale di Brescia, cui succedette nel governo dell'abbazia di Pontevico nel 1699.
Compì i suoi studi nelle scuole dei padri gesuiti e conseguì poi in Milano la laurea in sacra teologia.
Sacerdote erudito, nominato abate dal pontefice, venne investito dei beni dell'abbazia di Pontevico con lettera del doge Silvestro Valier del 4 apr. 1699; successivamente, il 23 aprile dello stesso anno, gli fu conferita - come ricorda il Berenzi - "la Parrocchia dalla Autorità ecclesiastica", e il 10 agosto fece il suo solenne ingresso in Pontevico, ove rimase per 51 anni, fino alla fine dei suoi giorni.
Noto per la sua attenzione e per la sua generosità verso i poveri, fu grande amico, nonché consigliere, del nobile mecenate Ottavio Pontevico, il quale, alla morte, avvenuta il 10 ag. 1729, lo nominò tra i suoi esecutori testamentari affinché, con i suoi lasciti, continuasse a finanziare una pia istituzione, da lui stesso fondata in favore degli infermi, dei "poveri vergognosi" e delle "povere putte" nubili prive di dote, istituzione in seguito chiamata Pio Luogo Ottavio Pontevico.
Per le sue benemerenze sacerdotali, il G. fu poi elevato alla dignità di protonotaro apostolico; per la vastità del suo sapere, divenne quindi membro dell'Accademia ecclesiastica o collegio vescovile e socio della Colonia Cenomana, due note accademie bresciane istituite la prima nel 1715 e la seconda nel 1716 da Giovanni Francesco Barbarigo, vescovo di Brescia.
Ricordato come uomo il cui enorme sapere era tuttavia accompagnato da una pari modestia e da un altrettanto grande amore che lo legava ai suoi fedeli parrocchiani, rinunciò nel 1733 all'invito rivoltogli dall'imperatore Carlo VI (su indicazione e tramite p. Agostino Nevroni, più tardi nominato vescovo di Como) di recarsi a Vienna per riorganizzare dalle basi l'ordinamento scolastico di quella città. Scrisse tuttavia sulla pubblica istruzione una dotta dissertazione latina che, per il tramite dello stesso Nevroni, inviò a Vienna all'imperatore.
Sappiamo che il G. conosceva alla perfezione il latino e il francese e, secondo la testimonianza del Peroni, egli apprese anche la lingua greca dal dotto sacerdote Panagioti da Sinope.
Fu poi sotto la guida del Panagioti, rimasto a Brescia su invito del G., che molti letterati bresciani, tra cui il canonico Paolo Gagliardi, l'abate Carlo Scarella, Francesco e Marco Cappello e i fratelli Barzani si dedicarono proficuamente allo studio della letteratura greca.
Alla morte del Panagioti, il G. dettò, in sua memoria, l'iscrizione da scolpire sul sepolcro posto nel chiostro di S. Afra di Brescia. Pier Antonio Barzani, per parte sua, ne portò a compimento, in italiano, la Vita che già il G. aveva preso a scrivere in greco; e in versione italiana, appunto, - ma con testo greco a fronte e corredata dalle Note sopra Polibio dello stesso G. - nel 1760 tale biografia fu pubblicata con il titolo Vita del Panagioti da Sinope, con alcune sue lettere in greco colla versione italiana e fu dedicata (come si legge nelle Novelle letterarie pubblicate in Firenze nell'anno 1760) dal Barzani al nipote del G., Scipione Garbelli.
Sempre in quest'opera, poi, il Barzani raccolse e inserì una parte della produzione letteraria del G., tra cui le Lettere latine e italiane, il Carmen ad Herculem Belasium e un Saggio dell'Indice alfabetico, o sia d'un Repertorio "che per uso dei suoi studj" l'abate andava ordinando.
Oltre a ciò, risulta che il G. scrisse sonetti, capitoli, canzoni ed epistole, in versi e in prosa, italiane e latine, nonché due dissertazioni sulla vita di Archimede.
Il G. morì a Pontevico il 17 luglio 1750 (come risulta dal Registro dei morti conservato nella Biblioteca comunale di Pontevico).
Fu onorato della stima dei più illustri uomini di cultura del suo tempo, tra cui G.M. Mazzuchelli (che si avvalse sovente, nel corso dei suoi studi letterari, dei consigli del G.), Jacopo Turlino, che al G. dedicò la sua pubblicazione del 1732 della traduzione dal greco di Paolo Gagliardi della Lettera di s. Basilio Magno a s. Gregorio teologo, nella quale si danno i precetti della vita religiosa e perfetta, nonché Giuseppe Bianchini, il quale in due sue opere (le Vindiciae canonicarum scripturarum del 1740 e l'Evangeliarium quadruplex Latinae versionis antiquae del 1749) accolse e pubblicò un'Epistola a lui indirizzata dal G. a proposito di un evangeliario il cui manoscritto era conservato allora nel monastero di S. Giulia di Brescia.
Anche Ludovico Antonio Muratori non esitò a esprimere, tanto nei suoi Rerum Italicarum Scriptores quanto nelle Antiquitates Italicae Medii Aevi, parole di grande stima e amicizia nei confronti del G., con cui intrattenne, inoltre, una fitta corrispondenza: ne sono testimonianza le 19 lettere scritte dal G. al Muratori negli anni 1722-27 conservate presso la Biblioteca Estense di Modena, nell'Archivio Soli Muratori, filza 65, f. 23, che non trovano, purtroppo, riscontro nell'epistolario muratoriano, dal momento che le numerose lettere giunte da Modena al G. risultano disperse con la sua biblioteca.
Il Muratori, poi, inserì nei suoi Rerum Italicarum Scriptores alcuni contributi storici del G., tra cui una cronaca cremonese, Chronicon breve Cremonense, scoperta da quest'ultimo, come lo stesso Muratori ricorda in una sua lettera del 5 febbr. 1722 indirizzata a Francesco Arisi.
Alcune raccolte di lettere latine e volgari (anni 1717-42 e 1709-41), nonché varie dissertazioni del G. sono attualmente conservate presso la Biblioteca Queriniana di Brescia.
Fonti e Bibl.: L.A. Muratori, Antiquitates Italicae Medii Aevi, IV, Mediolani 1741, col. 306; Id., Rerum Italicarum Scriptores, VII, ibid. 1725, p. 631; Edizione nazionale del carteggio di L.A. Muratori, IV, Carteggio con Francesco Arisi, a cura di M. Marcocchi, Firenze 1975, p. 202; Novelle letterarie (di Firenze), II (1741), pp. 531-534; XXI (1760), pp. 481-484; A. Calogerà, Raccolta d'opuscoli scientifici e filologici, XXXII, Venezia 1745, p. 402; A. Brognoli, Elogi di bresciani per dottrina eccellenti del secolo XVIII, Brescia 1785, pp. 21-46, 205; V. Peroni, Biblioteca bresciana, II, Brescia 1818-23, pp. 108-110; A. Berenzi, Storia di Pontevico, Cremona 1881, pp. 470-473, 479-484; P. Guerrini, I corrispondenti bresciani del Muratori, in Rivista di storia della Chiesa in Italia, IV (1950), pp. 141 s.; La pieve di Pontevico. Memorie storiche, Brescia 1960, pp. 22 s., 35.