FILIPPO I, conte di Savoia
Figlio ultimogenito di Tommaso I conte di Savoia e di Margherita (Beatrice), figlia di Guglielmo I conte di Ginevra, nacque ad Aiguebelle (Savoia) nel 1207. Alla morte del padre, avvenuta nel 1233, ricevette soltanto il castello di San Sinforiano d'Auzon ma, pur non avendo mai ricevuto gli ordini sacri, godeva di molti benefici ecclesiastici quali il primiceriato della cattedrale di Metz e la prepositura di S. Donaziano di Bruges. Nel 1240 avrebbe dovuto essere eletto vescovo di Losanna ipotesi in seguito sfumata per la ferma opposizione di una parte del capitolo episcopale. Nel 1245 divenne vescovo di Valenza nel Delfinato, sede lasciata libera dal fratello Bonifacio, insediatosi poco tempo prima a Canterbury, sede primaziale d'Inghilterra. Nel 1246, durante il concilio di Lione, venne eletto arcivescovo di questa città da papa Innocenzo IV, che gli concesse anche licenza di conservare per altri cinque anni i benefici posseduti prima della nomina episcopale.
Al termine del concilio F. accompagnò a Roma il papa, dal quale fu poi nominato, in sostituzione del defunto fratello Tommaso, gonfaloniere di S. Romana Chiesa. Lo stretto legame con il Papato si concretizzerà, in seguito, con la concessione di una bolla da parte di Gregorio X (4 genn. 1272), per la quale gli Stati sabaudi non potevano essere sottoposti ad interdetto senza l'espresso consenso del pontefice.
Ritornato in Savoia, F. fece guerra al delfino di Vienne Guigo VII per difendere le proprietà della Chiesa di Lione; nel 1256 scese di nuovo in Italia contro Torinesi ed Astigiani in aiuto del nipote Tommaso (III) signore del Piemonte che era stato vinto e fatto prigioniero a Torino. Determinante fu, in questo periodo, il ruolo svolto da F. per la creazione di ville franche a San Sinforiano e a Château d'Argent. La sua posizione di arcivescovo di Lione e di vescovo di Valenza lo portò ad avere rapporti non sempre pacifici con i vicini per ragioni di supremazia e di contenimento delle altrui mire espansionistiche e ad accettare omaggi feudali da parte di molti nobili del Delfinato.
Fu un episcopato - quello di Lione - non privo di significato politico: sebbene non compaia mai nei documenti con il titolo di arcivescovo, ma semplicemente come "eletto di Lione", F. riuscì proprio in quegli anni a tessere rapporti che gli sarebbero stati in futuro di grande utilità, come per esempio con Enrico III d'Inghilterra. I ventidue anni passati a Lione sulla cattedra arcivescovile gli permisero di assumere il controllo delle signorie che teneva nel Delfinato e di estendere l'influenza dei Savoia in più zone. Ma prestigio e potere finirono per suscitare l'opposizione dei papi Urbano IV prima e Clemente IV poi, che rivendicarono la restituzione di ingenti prestiti contratti da F. con la S. Sede, e soprattutto gli imposero la rinuncia al cumulo dei benefici ecclesiastici. Nel 1263 Urbano IV impose a F. di farsi ordinare suddiacono. Quest'ultimo però rifiutò perché aveva, per sé, altri progetti: sapeva infatti di poter aspirare alla Contea di Savoia.
La successione di F. al fratello Pietro come conte di Savoia era da tempo segnata: nel 1263 infatti la figlia di Pietro II, Beatrice di Savoia, aveva rinunciato in favore di F. a tutti i suoi diritti e lo stesso Pietro II, che non aveva figli maschi, mentre si trovava in Fiandra gli aveva affidato la luogotenenza dello Stato e, con disposizione testamentaria del 7 maggio 1268, lo aveva nominato suo successore. Avvicinandosi la data della possibile successione per le sempre più precarie condizioni di salute del fratello, F. rinunciò a tutti i suoi benefici ecclesiastici e sposò, nel 1267, Alice di Merano, contessa palatina di Borgogna, figlia di Oddone II di Borgogna e vedova di Ugo di Chalons, erede dello Stato borgognone con il quale F. voleva forse compensare la perdita delle sue numerose prebende. Nel 1268, alla morte di Pietro II, divenne conte di Savoia, all'età di sessantuno anni; nell'estate dello stesso anno si scontrò con il delfino nel Chiablese per riconquistare le valli del Faucigny, ma, grazie alla mediazione del re di Francia, nel gennaio successivo venne stipulata una tregua a Sciez.
Nel 1270 F. intervenne come mediatore nella cosiddetta "guerra delle due dame", che ebbe come protagoniste Beatrice dama di Thoyre e di Villars, sorella della defunta Agnese di Francigny moglie del conte Pietro, e Beatrice di Savoia, la "grande delfina" figlia di quest'ultimo e vedova di Guigo VII.
Nel 1271 i contrasti tra F. ed i cittadini di Losanna, circa i limiti dell'autorità comitale, trovarono definitiva soluzione nell'arbitrato pronunciato dal vescovo di Ginevra e da Ugo di Palasieux, governatore del paese del Vaud, con la definizione dei diritti e dei doveri delle parti in causa. Anche in Valle d'Aosta si fece sentire l'azione mediatrice di F. che intervenne, sempre nel 1271, nella guerra tra Giacomo, sire di Quart, e Guglielmo Sauriod, balivo d'Aosta, da una parte, e Aimone di Challant, i signori di Cly e di Chatillon, dall'altra. Su un altro fronte incandescente quale era l'altipiano elvetico si registra l'intervento di F., che stipulò accordi di reciproco aiuto con i vescovi di Sion e di Losanna e con le Comunità di Berna, di Morat e di Payerne, delle quali venne proclamato signore e protettore. Proprio sull'altipiano elvetico si ebbe lo scontro tra le due potenze da sempre rivali, i Savoia e gli Asburgo. Questi ultimi, nella persona di Rodolfo re dei Romani, rivendicavano le terre elvetiche passate ai Savoia e dopo un primo accordo, peraltro non rispettato, e più di un assedio portato a Payerne da parte di Rodolfo, F. fu costretto, con il trattato del 26 dic. 1283, a cedere agli Asburgo Morat, Contamine e Payerne e a pagare una forte indennità per le spese di guerra. Negli anni Ottanta del secolo un altro pericolo incombeva sulle terre dei Savoia: Guglielmo VII, marchese di Monferrato, infatti, dopo aver conquistato Torino manifestò grandiosi progetti di espansione sui domini sabaudi. Ma F., ormai vecchio e malato non fu in grado di intervenire e lasciò il compito al nipote Tommaso il Giovane, figlio di suo fratello Tommaso, che riuscì a vincere e a far prigioniero il marchese di Monferrato, liberandolo solo dopo lunghe trattative che si conclusero con la restituzione ai Savoia di Torino e delle altre terre occupate.
Gli ultimi anni di vita di F., lentamente ucciso dall'idropisia che si era manifestata fin dagli anni Settanta, furono amareggiati dalle ambizioni dei due nipoti Ludovico e Amedeo (Tommaso era morto nel 1282), in lotta fra loro per assicurarsi la successione. F. pensò allora di rimettere la questione nelle mani del re d'Inghilterra Edoardo I (figlio di Enrico III) e della regina madre Eleonora, inviando loro lettere nell'ottobre del 1284 e nell'agosto dell'anno successivo per chiedere consiglio in merito alla spinosa questione, ma anche per manifestare il suo orientamento di lasciare la contea ad Amedeo e la signoria del Vaud a Ludovico, come poi avvenne. Prima che arrivasse la risposta da Londra, tra il 15 e 17 agosto del 1285 F. morì nel castello di Roussillon nel Bugey e fu in seguito sepolto in Altacomba.
F. fu un buon politico, pur travagliato da una serie di problemi interni ed esterni allo Stato. Mostrò particolare attenzione alle esigenze dei suoi sudditi in relazione soprattutto al commercio che egli, dopo un periodo di stasi, volle far rifiorire sulle principali strade, in particolare su quella del Sempione, firmando accordi con i signori locali per garantirne la sicurezza, e mandando a Milano e a Novara, come ambasciatori, il castellano di Chillon ed il giudice del Chiablese "pro negocio camini". Il 22 nov. 1276 stipulò a Martigny una convenzione con i mercanti milanesi per la riduzione dei pedaggi di Saint-Maurice e di Villeneuve sulla strada per le fiere della Borgogna. Nel 1277 acquistò anche il pedaggio di Montmélian sul fiume Isère lungo la strada che dal Piccolo San Bernardo e dal Cenisio conduce a Chambéry. Nel 1283 regolamentò la vita interna dell'ospedale di Villeneuve di Chillon dettandone le norme fondamentali nella Ordinatio super administratione et regimine hospitalis Villenove Chillionis.
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