Imperatore romano (Traconitide 204 circa - presso Verona 249) figlio di uno sceicco arabo. Divenuto prefetto del pretorio (243), fece uccidere dai soldati, durante la campagna contro i Persiani, l'imperatore Gordiano III, e conquistò così il potere (244). Concluse coi Persiani una pace per cui fu conservato il dominio della Mesopotamia, ma la dipendenza dell'Armenia Maggiore divenne nominale. Venuto a Roma, cercò di accattivarsi il favore del senato, verso il quale tenne sempre atteggiamento deferente, mentre cercò di reagire al prevalere dell'elemento militare. Si occupò del riordinamento della rete stradale, creò colonie; fu benevolo verso il cristianesimo, tanto che una leggenda lo disse cristiano. Nel 247 sconfisse i Carpi; attribuì la dignità di Augusto al figlio, già precedentemente Cesare, nel tentativo di assicurarsi una successione, e nel 248 celebrò il millenario della fondazione di Roma. In quello stesso anno dovette fronteggiare l'usurpazione di Claudio Marino Pacaziano nella Mesia e di altri pretendenti in Cappadocia e in Siria, e l'invasione dei Goti nella Mesia inferiore. Decio, inviato contro questi, ristabilì la situazione ma fu proclamato imperatore dalle truppe. F. marciò contro di lui, ma fu sconfitto e ucciso, insieme col figlio, presso Verona.