PERFETTI, Filippo
– Nacque a Vetralla (Viterbo) il 17 febbraio 1817 da Giuseppe Maria, allora governatore della cittadina, e Maria Perilli, originari di Magliano Sabina. Fu battezzato con i nomi di Filippo Maria Tommaso Giuseppe Aloisio Agostino Vafridio Raffaele.
Frequentò i primi tre anni di corso di diritto all'Università di Bologna, ma senza dare l'esame di licenza per motivi di salute. Il 10 settembre 1837, da Forlì dove il padre ricopriva incarichi governativi, inviò a Giampietro Vieusseux su raccomandazione di Carlo Matteucci un articolo intitolato Di alcuni mezzi per ovviare al pauperismo degli operaj, che era stato preceduto da una recensione all'Introduction à la science de l'histoire di Philippe Buchez. Rimasti inediti, questi primi testi evidenziavano una precoce adesione alle declinazioni cattolicizzanti del sansimonismo e delle teorie del progresso d'Oltralpe.
All'inizio degli anni Quaranta si trasferì a Roma con l'amico Aurelio Saffi, ottenendo la possibilità di sostenere gli esami di laurea nell'ateneo romano. Chierico secolare, frequentò gli ambienti del sottobosco letterario ed erudito della capitale pontificia: insieme a Saffi, Achille Gennarelli, Ottavio Gigli e Diomede Pantaleoni, partecipò attivamente agli incontri della Società storica romana che si tenevano dal 1841 nella casa del console americano George Washington Greene. Nel 1842 pubblicò un saggio sul panteismo dove esprimeva la posizione intransigente che vedeva nel protestantesimo l'origine delle rivoluzioni e la pretesa di conculcare la religione cattolica, e rinvenendo nel sentimento religioso il «principio fattore della società» (Del Panteismo considerato nelle sue conseguenze sociali, in Annali delle scienze religiose, XV, 1842, p. 371).
Non partecipò in un primo momento al clima di entusiasmo seguito all'elezione di Pio IX, che coinvolse attivamente le sue frequentazioni romane. Pantaleoni lo descriveva nel giugno 1847 come vittima del «malheureux cynisme» italiano e dell'egoismo intellettuale (Piccioni, 2003, p. 235). La stima degli amici e le sue capacità lo portarono comunque nel 1848 a dirigere la Gazzetta di Roma e a svolgere l'incarico di capo-sezione al ministero degli Interni. Dopo la fuga del papa contribuì all'organo dei liberali moderati romani La Speranza dell'Epoca con sei articoli di fondo firmati Z., pubblicati dal 30 marzo al 24 aprile 1849, a favore dell'indipendenza nazionale e contro il comunismo. Nello stesso tempo fu precettore dei figli di Carlo Luigi Farini. Il 3 luglio 1849 fu assalito insieme a Pantaleoni da alcuni partigiani della Repubblica Romana, rimanendo gravemente ferito per una coltellata.
Con la restaurazione pontificia perse gli incarichi giornalistici e ministeriali, ma ricoprì comunque quelli di segretario del cardinal Pietro Marini e di presidente del collegio Ghislieri collegato all'Università Gregoriana. Nel gennaio 1853 venne poi nominato su sua istanza secondo custode della Biblioteca Alessandrina, continuando a svolgere incarichi di precettore e tenendo anche un ciclo di lezioni di economia politica presso l'Accademia dei Quiriti. Mantenne l'impiego fino al giugno 1861, quando lasciò Roma per Torino dopo aver chiesto il permesso di assentarsi per motivi di salute.
Non sono del tutto chiare le motivazioni della fuga, probabilmente dovute a un insieme di cause personali e politiche: alla stretta repressiva per un personaggio che professava idee eterodosse e scomode dovette unirsi un personale distacco su cui influì la decisione di prendere moglie e quindi di lasciare l'abito di chierico secolare. In quello stesso 1861 uscirono infatti a Firenze presso Barbèra un primo opuscolo, dove esprimeva posizioni apertamente antitemporaliste pur nella convinzione del ruolo sociale imprescindibile della religione cattolica (Delle nuove condizioni del papato. Considerazioni) e un libretto di reminiscenze personali e storiche (Ricordi di Roma).
Il 2 dicembre 1861 fu nominato professore di diritto costituzionale e internazionale nella Libera Università di Perugia, e provvisoriamente invitato ad assumere dalla giunta municipale anche l'incarico di economia politica, che divenne effettivo il 2 marzo dell'anno successivo. La nomina fu propiziata dal governo piemontese e raccomandata da vari personaggi come il nuovo prefetto dell'Umbria Filippo Antonio Gualterio, l'allora segretario della prefettura David Silvagni e il sottoprefetto di Orvieto Alessandro Righetti. Un trasferimento all'Università di Siena, ottenuto per decreto regio del 9 novembre 1862, fu annullato su richiesta dello stesso candidato dopo che la giunta municipale gli aumentò lo stipendio, aggiungendo la nomina a professore di statistica. Nel Discorso letto nell'apertura della Libera Università di Perugia il 23 novembre 1862 (Perugia 1862) sostenne l'idea di una correlazione tra le libertà politica e scientifica.
Sviluppò le sue posizioni separatiste e di riforma della Chiesa in un opuscolo dello stesso anno, anch'esso stampato a Firenze da Barbèra (Il clero e la società ossia della riforma della Chiesa). Per lo stesso editore pubblicò due edizioni delle commedie di Machiavelli e delle lettere di Sarpi, con ampie introduzioni (Lettere di Fra Paolo Sarpi, raccolte e annotate da F.L. Polidori, I-II, Firenze 1863; Le commedie di Niccolò Machiavelli, Firenze 1863). Collaborò nel frattempo a La Nazione di Firenze e fu in contatto con esponenti della Destra toscana e dell'emigrazione romana (Giuseppe Checchetelli, Luigi Silvestrelli, Raffaele Caraffa e Lorenzo Sforza Cesarini) nella campagna antipapista dei primi anni Sessanta.
In una serie di opere sviluppò poi le sue non lineari posizioni morali, politiche e religiose: alla rivendicazione della libertà come portato irremovibile della civiltà moderna si univa un costante richiamo ai valori della spiritualità e della necessità sociale della religione, un convinto patriottismo e un rifiuto del socialismo (L' uomo. Studi morali, Firenze 1863; Della libertà. Discorsi VI, Perugia 1864; Spirito della storia d'Italia. Discorsi VI, Prato 1868). Il libro Della libertà gli valse le critiche e il sarcasmo di Civiltà Cattolica (s. 6, 1866, vol. 4, pp. 338-349, recensione di Francesco Beradinelli). Un altro opuscolo politico venne alla luce allo scoppio della guerra franco-prussiana (Della politica napoleonica rapporto alla guerra: considerazioni, Perugia 1870).
Dal 1869 collaborò al periodico perugino La Favilla. Rivista di letteratura ed educazione, dove pubblicò una serie di Saggi di economia sociale, che raccolse poi in due opuscoli (Siena 1870 e Perugia 1874). Il primo era dedicato a Marianna Florenzi Waddington, del cui eclettico salotto era stato assiduo frequentatore. Con gli pseudonimi di Pico sabellico e Gianni da Modena uscirono anche una serie di componimenti poetici e alcuni romanzi satirici ispirati a modelli classici e medievali: L'Asino d'oro (Perugia 1871), Storia di un cane (1873-75, apparso anche in volume presso Sgariglia, Assisi 1873) e Relazione di un viaggio alla luna (1877, incompiuto). Dopo aver proposto senza successo alcuni scritti alla Nuova Antologia di Francesco Protonotari, dal 1873 pubblicò diversi interventi sulla Rivista cristiana di Emilio Comba, incentrati sulla definizione del cristianesimo come religione personale e sulla necessità di una riforma religiosa in Italia. Scomparsi o silenti i suoi protettori politici, svanì la speranza di essere trasferito a Roma e ottenne solo un modesto sussidio per far fronte alle difficoltà finanziarie che lo avevano a lungo assillato.
Morì a Perugia il 7 febbraio 1878.
Alla sua morte lasciò la moglie, Felice Lorini, e una vasta biblioteca i cui volumi vennero almeno in parte sciolti nel Fondo Pompili oggi conservato presso la Biblioteca comunale Augusta di Perugia.
Fonti e Bibl.: Vetralla, Archivio storico del Comune, Liber Baptizatorum S.A. Appostoli, n. 562, f. 576; Roma, Arch. centr. dello Stato, Ministero della pubblica istruzione, Personale, 1860-1880, b. 1608; Ibid., Istituto per la storia del Risorgimento italiano, Fondo Checchetelli, b. 191, f. 49; Archivio storico del Vicariato di Roma, Fondo clero, Stato degli ecclesiastici secolari di Roma, 33 (1850) e 41 (1861), ad vocem; Arch. di Stato di Roma Università, b. 308; Congregazione degli Studi, b. 532, f. 2079; Arch. di Stato di Perugia, Comune di Perugia, Amministrativo 1860-1870, b. 16/A; Tribunale di Perugia, Stato civile, Comune di Perugia, 1878, n. 121; Firenze, Biblioteca nazione centrale, Carteggio Vieusseux, cass. 79/119; Carteggi vari, cass. 141/231 e 441/158. Inoltre: necr., T. Ricci - A. Blasi, F. P., in La Favilla. Rivista letteraria dell'Umbria e delle Marche, VIII (1878), pp. 522-531; G. Marcarelli, Della vita e delle opere di F. P., professore di scienze politiche e sociali nella libera Università di Perugia, defonto a dì 7 febbraio 1878, in Annuario della libera Università di Perugia pel 1878-79, Perugia 1879, pp. 51-159; Epistolario di L. C. Farini, Bologna 1914, III, pp. 89, 93; Ricordi e scritti di A. Saffi, I, Forlì 1912, pp. 154 s.; F. Briganti, Relazione sulla biblioteca Augusta e antico Archivio del Comune di Perugia fino all'anno 1935, Perugia 1946, p. 11; G. Merli, F. P. e Buchez, con un inedito sul pauperismo degli operai (1837), in Quaderni di cultura e storia sociale, I (1952), 2, pp. 68-73; M.L. Trebiliani, Indicazioni su alcuni gruppi del clero nazionale italiano nel decennio 1860-70, in Rassegna storica del Risorgimento, XLIII (1956), 2, p. 569; O. Majolo Molinari, La stampa periodica romana dell'Ottocento, I-II, Roma 1963, ad indicem; G. Ermini, Storia dell'Università di Perugia, II, Firenze 1971, pp. 805, 904 s.; F. Gentile, Risonanze saint-simoniane nel pensiero politico di F. P., in Prospettive di storia umbra nell'età del Risorgimento, a cura della facoltà di lettere e filosofia dell'Università degli studi di Perugia, Gubbio 1973, pp. 557-576; N. Roncalli, Cronaca di Roma 1840-1870, II, 1848-1851, Roma 1997, ad indicem; R. Piccioni, Diomede Pantaleoni, Roma 2003, ad indicem.