PIGAFETTA, Filippo
PIGAFETTA, Filippo. – Nacque a Vicenza il 1° maggio 1533, figlio naturale di Matteo di Camillo (del ramo di Agugliaro); è ignoto il nome della madre.
Trascorse l’infanzia e la prima giovinezza nella villa di Roncaglia, di proprietà dei cugini Chiericati (una sorella di Matteo aveva sposato Valerio Chiericati); la sorella Altadonna (figlia legittima di Matteo e di Maddalena Capra) ebbe in dote la villa di Agugliaro e sposò Odorico Capra, che possedeva la villa di Longara, dove Pigafetta dimorò spesso negli intervalli tra i vari viaggi o le missioni diplomatiche. Fu sempre ospitato da parenti o da amici nella zona del Vicentino, senza possedere mai una casa propria.
Nel 1553 era a Bologna, dove forse seguì corsi universitari: nei suoi scritti attesta ottime conoscenze letterarie, anche se le sue competenze furono di tecnico e ingegnere militare.
Scelse il mestiere delle armi e nel 1556 seguì il cugino Valerio Chiericati (omonimo di suo padre): ai suoi ordini, al soldo dei Carafa, fu all’assedio di Civitella, con il grado di capitano. Nel 1561 Pigafetta era a Parigi, assediata dal principe Luigi di Condé e dall’ammiraglio Gaspard de Coligny fautori degli ugonotti. Militando nella parte cattolica, fu coinvolto nelle lotte religiose del periodo in Francia. Fu a Orléans quando, nel febbraio 1563, venne ucciso il duca Francesco di Guisa. Nel 1566, nuovamente a Parigi, fece amicizia con grandi intellettuali del tempo: Pierre Ronsard, Jean Dorat e Louis Duret, medico di corte, che pare conoscesse a memoria il testo di Ippocrate e ne fosse ‘interprete’ ufficiale. Tornato a Parigi, sedici anni dopo, si rifiutò di andare a Fontainebleu, dove era la corte, per restare con questi dotti amici; parlò ancora con entusiasmo di loro in una lettera a Sperone Speroni del 10 luglio 1582.
Ritornato al mestiere delle armi, nel 1568 fu a Cipro e nel 1571 partecipò alla battaglia di Lepanto. Nel 1573 uscì a Venezia, per Comin da Trino, la sua traduzione in volgare delle Lettere et orazioni di mons. Bessarione cardinal Niceno scritte a’ prencipi d’Italia intorno al collegarsi et imprender guerra contro al Turco (una ristampa Firenze, Giunti, 1594): l’argomento, dopo la battaglia di Lepanto, era di particolare attualità e restò per tutta la vita uno dei soggetti più cari a Pigafetta, su cui continuò a insistere. Nello stesso 1573 era a Costantinopoli, al seguito dell’ambasciatore straordinario Andrea Badoer insieme con il bailo Antonio Tiepolo (che succedeva a Marcantonio Barbaro), per confermare la pace separata di Venezia con Selim II. Si recò in seguito a Creta, dove il cugino Chiericati, già dalla fine del 1574, era governatore generale delle truppe. Qui, il 5 agosto 1576, assistette con infinito dolore alla morte del parente, per il quale compose l’epigrafe per la tomba nella chiesa di S. Tito a Candia.
Temendo la peste che infuriava a Venezia, Pigafetta iniziò un viaggio che lo portò a visitare Alessandria, l’Egitto e il Sinai. Di questa esperienza scrisse una relazione, il Viaggio da Creta in Egitto ed al Sinai, in cui si mescolano interessi archeologici, religiosi (il pellegrinaggio al monastero di S. Caterina nel Sinai), strettamente geografici (le descrizioni delle coste della penisola del Sinai e del Mar Rosso) e anche militari e politici, con osservazioni sulla realtà delle popolazioni e notazioni sul regno del mitico ‘prete Gianni’. Dall’esperienza a Creta derivò anche la relazione Del regno di Candia, in cui sono descritte le fortificazioni veneziane contro gli eventuali attacchi turchi; il testo fu dedicato parecchi anni dopo (nel 1598) al granduca di Toscana, prova dell’ininterrotta attenzione di Pigafetta per il problema dell’offensiva ottomana e dei modi per difendersene.
Tornato in Veneto, nell’ottobre 1579 si unì alla delegazione veneziana inviata a Firenze per assistere all’incoronazione di Bianca Cappello, moglie di Francesco de’ Medici.
Nel febbraio 1580 era a Osoppo, ospite di Giulio Savorgnan, importante tecnico militare della Serenissima: dalle conversazioni con lui nacque il trattatello Notizie militari e stradali tolte dai ragionamenti con Giulio Savorgnano (Milano, Biblioteca Ambrosiana, Mss., R.125 sup., cc. 91-110). Savorgnan lo ospitò a Venezia, anche per lunghi periodi, e con lui Pigafetta divise interessi di arte militare e di balistica. In maggio fu ospite dei Pigafetta nella villa di Agugliaro.
Questo periodo veneto (fino al giugno 1582) fu molto produttivo, come attestano le lettere inviate a Vincenzo Pinelli (molte, inedite, nella Biblioteca Ambrosiana): tradusse, con commenti, I discorsi della guerra navale intorno ai precetti di Leone imperatore (Milano, Biblioteca Ambrosiana, Mss., S.77 sup.) e un testo di particolare importanza, le Mecaniche del marchese Guidobaldo Del Monte (Venezia, F. De’ Franceschi, 1581, con dedica a Savorgnan). Strettamente letterario fu il discorso sul Goffredo overo Gerusalemme liberata… al sig. Celio Malaspina in materia dei due titoli di questo poema, anteposto all’edizione della Liberata di De’ Franceschi del 1583 (ristampe Venezia, A. Salicato, 1585 e 1593). Il saggio Sull’origine dei versi, delle rime dei poeti antichi provenzali, italiani, francesi e spagnuoli e della maggioranza di queste tre lingue di cui dà notizia Angiolgabriello di Santa Maria (1779, p. 199) non è giunto.
Alla fine di giugno del 1582 iniziò un viaggio insieme ad Anton Maria Ragona in Francia, Inghilterra, Spagna e Portogallo. Ragona era inviato dal cugino Vincenzo Scroffa, che aveva sposato una ricca portoghese, per curare i suoi interessi in vari Stati europei.
Il diario di Ragona dà notizie anche di Pigafetta, che non aveva interessi economici, ma che forse cercava informazioni militari e politiche per conto altrui: nel passaggio dalla Francia all’Inghilterra, Pigafetta temette che gli venissero trovate le lettere affidategli a Parigi per l’ambasciatore spagnolo a Londra; si affrettò a mostrare ai doganieri altre lettere «dell’Ambasciatore di Inghilterra dirizzate al secretario Versingan», Francis Walsingham, il segretario di Stato inglese (Ragona, Diario, c. 24r), ed evitò ulteriori controlli. Tali sotterfugi sembrano nascondere un incarico segreto o di spionaggio.
Dall’Inghilterra passò in Spagna e Portogallo, dove ebbe modo di registrare manovre politiche e la costruzione della Invencibile Armada. Concluse il viaggio nell’ottobre 1583 (c. 56v) e tornò in Italia in compagnia del veneziano Matteo Zane, che aveva terminato la sua ambasceria in Spagna. I molti libri acquistati (che Pigafetta elencò in una lettera del 19 marzo 1584 a Pinelli) andarono persi, insieme con numerosi manoscritti, nel naufragio che la nave di Scroffa, su cui erano stati caricati, subì nel golfo di Taranto all’inizio del 1584.
Tornato a Venezia, Pigafetta vi rimase per oltre un anno, ospite di Savorgnan. In quel periodo, basandosi sulle conoscenze appena acquisite, scrisse alcune memorie: Notitia de’ porti et delle fortezze dell’Inghilterra; Di che maniera siano li navili dell’armata di Spagna et con quali venti debba navigare per giungere in Inghilterra; Ordinanza dell’armata di Spagna nel navigare e nel combattere (Parigi, Bibliothéque nationale, Mss. It., 210, cc. 273-302; Milano, Biblioteca Ambrosiana, Mss., S.97 sup., cc. 382-3).
Tradusse inoltre il Trattato breve dello schierare in ordinanza gli eserciti e dell’apparecchiamento della guerra di Leone imperatore (Venezia, F. De’ Franceschi, 1586), destinato a essere ripreso come Documenti e avisi notabili di guerra… di Leone imperatore (Venezia, G.A. e G. De’ Franceschi, 1602) e, di argomento religioso, Della introduttione al simbolo della fede di Louis de Granada (Venezia, F. Ziletti, 1585). In una lettera a Pinelli (4 marzo 1585) descrisse la rappresentazione dell’Edipo re per l’inaugurazione del teatro Olimpico di Vicenza.
Nel settembre 1585 andò a Roma con l’ambasceria veneta guidata da Marcantonio Barbaro per congratularsi con il nuovo pontefice, Sisto V (ne relazionò in una lettera a Savorgnan). Molto probabilmente offrì al papa il testo sul viaggio in Egitto e compose un Discorso intorno all’istoria dell’Aguglia e alla ragione del muoverla (Roma, B. Grassi, 1586) sul problema dello spostamento dell’obelisco in piazza S. Pietro. Passato al servizio del papa, nel 1587 fu inviato in Siria e in Palestina: nel viaggio fece sosta a Zante, Aleppo, Damasco, Gerusalemme e Tripoli. L’anno seguente fu mandato in Spagna; al ritorno a Roma relazionò sulla guerra ispano-inglese (che si concluse con la sconfitta della Invencibile Armada), tema che, dopo le esperienze precedenti nel Paese, egli padroneggiava e che illustrò nel suo Discorso sopra l’ordinanza dell’Armata catholica (Roma, Santi e Compagni, 1588) e nella traduzione dallo spagnolo della Relatione vera de l’armata, la quale per comandamento del re catolico don Filippo si congregò nel porto della città di Lisbona l’anno MDLXXXVIII etc. (Roma, V. Accolti, 1588).
Nel 1589 ricevette da monsignor Antonio Migliore l’incarico di raccogliere la testimonianza del portoghese Duarte Lopes, che a nome del re del Congo, di cui era ambasciatore, chiedeva di passare sotto la protezione papale. Nacque così la Relazione del reame di Congo (Roma, B. Grassi, 1591, con due carte e otto illustrazioni) in cui, a detta di Pigafetta, egli trascriveva in italiano quello che Duarte gli narrava. In realtà, narra in prima persona, interviene molte volte con citazioni e opinioni personali e, quando può, con la sua esperienza diretta rivedendo, se il caso, anche attestazioni inserite nelle sue relazioni di viaggio o derivate dai classici. Questo testo ebbe gran fortuna europea: fu tradotto in fiammingo, tedesco, latino e inglese nel XVI secolo e nuovamente in inglese e francese nel 1881 e 1883.
Nel dicembre 1589 era a Parigi al seguito del cardinale Enrico Caetani, incaricato di aiutare i cattolici (assediati nella città), che si opponevano a Enrico di Borbone, re di Navarra, la cui successione sul trono di Francia non era riconosciuta dalla Chiesa di Roma. Nella Relatione dell’assedio di Parigi col dissegno di quella città e de’ luoghi circonvicini (Roma, B. Grassi, 1591) dedicata a papa Gregorio XIV, analizzò la situazione politica e militare dei due campi avversi, descrisse la città (forte delle conoscenze ricavate dai suoi precedenti soggiorni) ed espose i tentativi di soluzione politica; partecipò personalmente a un incontro con Enrico di Navarra per dissuaderlo dall’assedio.
Il nuovo pontefice, Innocenzo IX, lo incaricò dello studio dei porti del Lazio; dopo la sua morte, per le raccomandazioni del cardinale Francesco Maria Del Monte, passò al servizio del granduca di Toscana Ferdinando I de Medici, e vi rimase dall’ottobre 1592 fino al 1599.
Pigafetta, che ufficialmente era andato a Firenze per occuparsi della galleria dei ritratti, fu inviato come esperto militare per dare notizie su siti e fortificazioni, nell’Italia settentrionale e in vari Paesi d’Europa (Svezia compresa); in particolare, al seguito delle truppe del granduca, partecipò per il periodo in cui esse furono coinvolte, alla ‘guerra lunga’ (1593-1606) contro i Turchi in cui, nonostante le esortazioni papali agli altri Stati europei, erano impegnati soprattutto gli Asburgo, interessati a riprendere il dominio su tutta l’Ungheria.
Forte delle esperienze dei suoi primi anni, Pigafetta tornò al grande problema della possibilità, per una coalizione di eserciti cristiani, di una reale vittoria sul Turco. Inizialmente convinto di ciò, si rese presto conto dei problemi costituiti dai disaccordi fra i comandanti dei vari eserciti cristiani e dalle incapacità dei loro soldati; osservatore attentissimo in loco enumerò le forze su cui poteva contare il nemico (Delle forze del Turco in compendio, Milano, Biblioteca Ambrosiana, Mss., Q.116 sup., cc. 87-91), a suo parere battibili con una vera alleanza fra cristiani, ed esortò all’intervento diretto, convinto che il Turco puntasse a occupare l’Italia.
Di ritorno dall’Ungheria, malato, sostò per un breve periodo presso Odorico Capra. Tornato a Firenze, nel 1597 presentò al granduca il progetto per la galleria dei ritratti e la sala d’armi, in cui esporre gli «ordigni dell’architettura militare» e le carte geografiche, a imitazione di una sala simile all’Escurial.
Durante il servizio presso il granduca di Toscana, propose soluzioni sfavorevoli per la Repubblica di Venezia, di cui era cittadino. In particolare suscitò il suo entusiasmo la fondazione del portofranco di Livorno. Nella Informatione de’ porti di Livorno et del commodo et vantaggio che havrebbero i vasselli di Ponente che sono caricati per Venetia a scaricar quivi le loro merci (Milano, Biblioteca Ambrosiana, Mss., Q.122 sup., cc. 186r-188r) teorizzò l’utile per le navi provenienti da Occidente nello scaricare le merci lì e poi trasportarle via terra, anziché andare via mare fino a Venezia.
Anche nel periodo toscano, pur con tutti gli ininterrotti spostamenti (tra la fine del 1598 e i primi mesi del 1599 risulta in Veneto, tra Padova, Vicenza e Venezia), non trascurò gli interessi letterari: preparò la traduzione in italiano del De magnitudine Romana appena edito da Giusto Lipsio, che intitolò Della grandezza di Roma et del suo imperio e al quale aggiunse tre testi suoi: Dei sesterzi antichi (uno dei primi studi di numismatica romana), Il cadimento degli Imperi e I porti di Roma per una stampa cumulativa (Roma, S. Paolini, 1600).
Tra la fine del 1599 e il 1600 fu di nuovo a Roma, con un incarico presso la corte papale, ma continuò a mandare informazioni al granduca con cui era in ottimi rapporti. In occasione delle nozze di Maria de’ Medici con Enrico IV di Francia scrisse le Annotationi nella canzone di Gio. Battista Elicona, (Roma, N. Muzi, 1600), in cui alle stanze di Elicona (nove, una per ciascuna musa, più dei versi in chiusura di Apollo) fece seguire una serie di note erudite che danno un’ulteriore prova delle sue conoscenze letterarie. Si dedicò poi al Theatrum Orbis Terrarum di Abramo Ortelio: i primi contatti con il grande cartografo risalgono al 1591, per la traduzione e l’aggiornamento del testo per la versione italiana, che redasse nel 1602-03 aggiungendo varie tavole; preparò lui stesso quella del contado di Vicenza a cui aggiunse un testo illustrativo: Descrizione del territorio e del contado di Vicenza, molto ampio se paragonato ai testi dedicati ad altre città italiane. Questa edizione del Theatrum uscì ad Anversa nel 1608.
Pigafetta fece ritorno in Veneto nel maggio 1604. Ospite a Longare, nella villa del cognato, fece testamento il 24 e morì il 26 ottobre 1604.
Fu seppellito nella chiesa di S. Domenico, dove il cognato fece porre una lapide e un busto. La lapide, in seguito fatta a pezzi, divenne coperchio di una fogna dietro la sagrestia; il busto è stato recuperato da Alvise da Schio, accanito studioso di Pigafetta.
Opere. Pigafetta scrisse un grandissimo numero di relazioni, saggi e traduzioni, molti dei quali ancora inediti. Elenchi sono in G. da Schio, Vicenza, Biblioteca civica, Mss., 3395, cc. 113-140; Donazzolo, 1927; Viaggio da Creta in Egitto ed al Sinai 1576-1577, a cura di A. da Schio, Vicenza 1984; Filippo Pigafetta consigliere del principe, a cura di M. Pozzi, Vicenza 2004. In edizioni moderne sono Tre relazioni, a cura di D. Barbaro, in Quaderni veneti, XXX (1999), pp. 7-59; La descrizione del territorio e del contado di Vicenza (1602-1603), a cura di A. da Schio - F. Barbieri, Vicenza 1974; Relazione del reame di Congo, a cura di G.R. Cardona, Milano 1978; il Viaggio da Creta in Egitto ed al Sinai 1576-1577 a cura di A. da Schio, Vicenza 1984; Filippo Pigafetta consigliere del principe, a cura di M. Pozzi, Vicenza 2004 (due volumi: il II, Lettere del periodo mediceo, contiene i testi di Pigafetta; il I, La questione turca, è uno studio del curatore).
Fonti e Bibl.: Milano, Biblioteca Ambrosiana, Mss., D.90 inf.: A.M. Ragona, Diario, cc. 1-65; Vicenza, Biblioteca civica, Mss., 3395: G. da Schio, Persone memorabili in Vicenza, cc. 113-140; Angiolgabriello di S. Maria, Biblioteca e storia di quegli scrittori così della città come del territorio di Vicenza, V, Vicenza 1779, pp. 191-205; Descrizione della comitiva e pompa con cui andò e fu ricevuta l’ambascieria dei venetiani al Pontefice Sisto V l’anno 1585, Padova 1854; Due lettere di F. P., Lonigo 1883 (sulle gallerie medicee); Sulle gallerie di quadri e dell’Architettura militare. Relazione al Granduca, Lonigo 1883.
P. Donazzolo, Viaggiatori veneti minori. Studio bio-bibliografico, Roma 1927, pp. 154-158; C. Malfatti, F. P.: cuatro documentos italianos en materia de la expedición de la Armada Invencible, Barcellona 1972; A. Da Schio, La presenza di F. P. in Creta nel sec. XVI, Vicenza 1981 (con facsimile della Relazione dell’isola di Candia); G. Lucchetta, Viaggiatori, geografi e racconti di viaggio dell’età barocca, in Storia della cultura veneta, IV, 2, Vicenza 1984, pp. 203-215; F. P. numismatico, a cura di O. Bullato, Vicenza 1991; M. Pozzi, Appunti su F. P., in Miscellanea di studi in onore di Claudio Varese, Manziana 2001, pp. 635-656; Id., La “lunga guerra” negli scritti di F. P., in Confini dell’umanesimo letterario. Studi in onore di Francesco Tateo, III, Roma 2003, pp. 1057-1099; Id., F. P. e la lotta contro i Turchi nel 1601, in Margarita amicorum. Studi di cultura europea per A. Sottili, II, Roma 2005, pp. 911-939.