PISTRUCCI, Filippo
PISTRUCCI, Filippo. – Nacque a Bologna il 6 gennaio 1782, figlio primogenito di Federico e di Antonia Greco.
La famiglia, di origine romana, si era trasferita a Bologna al seguito del padre, ‘giudice criminale’ per la Legazione delle Romagne, per rientrare nella capitale dello Stato pontificio nel 1798.
Avviato, fra i sedici e i diciassette anni, allo studio delle belle arti sotto la guida del maestro Stefano Tofanelli, il giovane Filippo frequentò a Roma l’Accademia di pittura, che si trovava sul monte Caprino (rupe Tarpea), e l’Accademia di disegno di S. Luca, e a Bologna l’Accademia di belle arti, dove insegnava il maestro incisore Francesco Rosaspina (1762-1841). Dal 1811 compì gli studi giuridici presso l’Università di Bologna, anche se in lui prevalse sempre l’appartenenza geografica e culturale romana, che sarebbe comparsa perfino nell’epigrafe della sua tomba, segno di una precisa indicazione testamentaria. Divenne membro dell’Accademia Tiberina e di quella degli Arcadi, in seno alle quali assunse il nome di Tearco Naupateo. Nel 1805 aveva scritto alcuni versi giovanili, L’inclita mia patria, per celebrare il ritorno di Antonio Canova a Roma, recitati insieme alla poetessa Enrica Dionigi Orfei, nonché due sonetti in onore di Francesco Morlacchi.
All’educazione paterna, ortodossa, severa e superstiziosa, Filippo oppose un temperamento indocile, votato agli estremismi, e, soprattutto, le inclinazioni artistiche (poesia, canto, disegno, pittura) da lui vissute, all’ombra dei doveri familiari e della militanza politica, come una vera e propria palestra di libertà. Pistrucci alternò così il lavoro artistico (come incisore e illustratore di classici per edizioni di pregio destinate al mercato collezionistico) all’attività poetica, invogliato dal successo ottenuto sia nei teatri sia nei salotti letterari.
Fu tra i primi a rappresentare in Italia lo stile calcografico neoclassico ‘a puro contorno’, come testimoniato da alcuni suoi celebri lavori al bulino editi fra gli anni Dieci e Venti: le centodieci tavole dell’Atlante dantesco di John Flaxman (Milano 1822); le centoventi tavole dell’Iconologia ovvero immagini di tutte le cose principali a cui l’umano talento ha finto un corpo (I-II, Milano 1819-21); le settantatré tavole dei Fatti principali della storia romana da Romolo fino ad Augusto (Milano 1815) alternate ad altrettanti sonetti di diversi autori e ad altrettanti componimenti propri in versi sciolti; le Vite e ritratti d’uomini celebri di tutti i tempi e di tutte le nazioni (I-X, Milano 1820-22); l’edizione bettoniana illustrata da cinquecento tavole in rame dell’Orlando furioso (I-VI, Milano 1821-23); e, infine, le centoventi figure ad acquerello della Gerusalemme liberata (Milano 1819).
Fra il 1813 e il 1819 Pistrucci fu altresì protagonista di una grande stagione di spettacoli di poesia estemporanea, con frequenti tournées nell’Italia centro-settentrionale: a Venezia, a Milano, dove ottenne grande clamore per l’esercizio poetico-mondano sulle pagine del Corriere delle Dame e del Giornale Italiano e dove la sua performance alla Scala, alla presenza di Vincenzo Monti, fu ricordata nei Temi estemporaneamente da esso cantati (Milano 1816); a Bologna, sia al teatro del Corso, sia in seno alle Accademie private dei Logismofili e dei Filocodicologi; a Siena, dove nel 1814 furono stampati i suoi Canti improvvisi e i suoi Versi estemporanei e dove l’Accademia dei Rozzi gli conferì una medaglia d’oro; a Forlì, Rimini, Cesena, Ancona, Macerata, Fermo, Foligno e infine a Roma, in cui diede un’accademia di improvvisazione al teatro Valle il 12 agosto 1817. Le cronache teatrali e le recensioni dei suoi spettacoli si soffermavano sulle sue eccezionali doti mnemotecniche, vocali, mimiche, musicali che si univano a un vasto repertorio, fatto di temi di storia sacra, mitologia, scienza e letteratura. Nel 1817 Giuseppe Gioachino Belli gli dedicò un panegirico in novantacinque terzine, A Filippo Pistrucci romano, riconoscendone la fama e le qualità. Implicato nel processo di Macerata (città dove fu ospite dal 1816 al 1817 in stretta amicizia con il conte Cesaro Gallo di Osimo) e sospettato dalla polizia austriaca di affiliazione alla carboneria, visse per qualche anno, dal 1815, a Milano con la moglie Angela Celsi, sposata nel 1810, e il figlio Scipione, guadagnandosi da vivere, oltre che con le serate di poesia estemporanea, con i lavori artistici. Nel 1815 espose all’Accademia di Brera cinque suoi dipinti a olio, accreditandosi come pittore specializzato in soggetti mitologici e religiosi.
A Milano nacquero gli altri tre figli: Caterina, Emilio e Valerio, mentre Scipione, il primogenito, erede del talento artistico del padre, già studiava all’Accademia di Brera incisione e scuola di nudo, ottenendo i primi lusinghieri riconoscimenti.
L’esilio iniziò a profilarsi per Pistrucci come unica soluzione di fronte all’aggravarsi della sua posizione dopo i processi e le condanne subiti dal movimento patriottico e costituzionale in Lombardia nel 1821. Dopo un breve soggiorno a Parigi (dove si esibì come improvvisatore nei salotti della duchessa d’Angoulême e della duchessa di Berry), nel 1822 raggiunse a Londra il fratello minore, Benedetto, divenuto rinomato incisore di cammei e gemme, futuro chief medallist e zecchiere ufficiale di Sua Maestà britannica. Sul finire del 1822 Pistrucci eseguì, su commissione di sir Hudson Gurney, il ritratto di Ugo Foscolo che recava il celebre sonetto autobiografico Solcata ho la fronte. Devoto alla causa mazziniana, resse in veste di direttore, dal 1841 al 1848, e di insegnante di grammatica, storia patria e morale, la Scuola madre italiana gratuita di Holborn. Le sue lezioni per i poor Italian boys e per gli operai italiani, parzialmente raccolte nell’autoantologia delle Letture (edite a Londra dapprima separatamente nel 1842, poi ristampate assieme alla tragedia Marozia nel 1844), furono condotte, come ricordato da Mazzini, con uno «zelo senza pari» (Scritti editi ed inediti di Giuseppe Mazzini, LXXVII, Imola 1938, p. 271), tanto da attirare un numero progressivamente crescente di allievi, arrivati fino a duecento, in occasione del quarto anniversario di fondazione della scuola nel 1845.
Furono pubblicate a Londra le tragedie in versi Irea (1827), Manfredi (1834), Marozia (1837), l’atto unico bilingue I Messicani / The Mexicans (1829): si trattava di lavori che avrebbero dovuto imporre sulle scene londinesi un repertorio teatrale italiano, tale da affiancarsi a quello più noto delle accademie ‘all’improvviso’, costituito dai canti della Commedia, dalle tragedie alfieriane e montiane, dai versi di Pietro Metastasio. Accanto a questa produzione ‘di testa’ dell’esilio, si collocarono opere di traduzione e versificazione per musica e canti, tra cui i versi per i duetti per musica di Benedetto Negri, Amor mio che sì ti adoro (Londra 1829), per il libretto Cantiam lieti (1841) e per l’arietta Invito a cantare (Londra 1844) su partitura di Charles Michel; le poesie per la scena drammatica Atalanta (Londra 1840) di Tommaso Rovedino, per l’arietta Stella mattutina di Maria Caterina de Caradori-Allan e per il canone a quattro voci Me beato il ciel… (1830) su musiche di Juliet Bellchambers; la traduzione della canzone spagnola El corazon en venta di José Melchio (1828), quella di Wenn mir dein Auge / Un non so che l’ignorò di Peter von Winter (1848), i versi per la partitura Tu che un augel (Londra 1830) su musica di Gioacchino Rossini e, soprattutto, l’Inno a Bolivar, pubblicato su The American Monitor (1825, vol. 2, pp. 147-149), che divenne un canto patriottico internazionale.
Durante gli anni londinesi Pistrucci ricoprì inoltre la carica di segretario dell’Unione degli operai italiani, sorta nel 1840 come prima filiazione organizzata della Giovine Italia in Inghilterra; collaborò con i giornali mazziniani L’Apostolato popolare, Il Pellegrino, L’Educatore (tutti legati alla Scuola madre italiana gratuita di Hatton Garden) e, a testimonianza della sua conversione alla religione protestante, con il periodico evangelico L’Eco di Savonarola, fondato da Camillo Mapei. Nel marzo del 1843, in occasione di una celebrazione pubblica in onore del patriota polacco Syzmon Konarski (1808-1839), recitò alcuni suoi versi, pubblicati nell’opuscolo collettivo Cracovia (Losanna 1847) e nelle sue memorie autobiografiche intitolate Libro senza titolo (Brighton 1854).
La sua produzione letteraria comprende anche poesie d’occasione e fogli volanti, come il Saluto ai milanesi delle Cinque Giornate, diffuso in Lombardia durante i moti del 1848, quale pegno di un patriota lontano che nelle ‘imprese di penna’ trovava una forma di partecipazione alla lotta, insieme alle attività di propaganda e filantropia (letture, concerti, conferenze, serate di beneficenza) organizzate dai circoli patriottici mazziniani.
La sua fama in Inghilterra fu legata altresì all’attività di pedagogo e maestro di letteratura italiana presso alcune famiglie aristocratiche, così come testimoniato dai carteggi del Rossetti’s Circle e, soprattutto, dalle lettere pedagogiche della scrittrice protofemminista Mary Ann Stodart (List of Italian books for young persons drawn out by signor F. Pistrucci, in M.A. Stodart, Hints on reading: addressed to a young lady on her choice of books, Londra 1839, pp. 146 s.). All’insegnamento privato Pistrucci alternò quello impartito al King’s College presso la cattedra di lingua e letteratura italiana (che, dopo l’abbandono di Gabriele Rossetti, fu ricoperta nel 1847 dal figlio minore Valerio). Nel 1854, ormai settantaduenne, risultava ancora professore di lingua e letteratura italiana a Brighton. Ritrattista, oltre che di Foscolo, anche di Mazzini, della famiglia Rossetti, di Rossini, il vecchio patriota e poeta improvvisatore, sempre più vicino all’Eraclito ‘filosofo piangente’ di un suo dialogo per le scene, fu piegato nell’ultima stagione dai malanni e da dolorose vicende familiari, tra cui la separazione dalla moglie e una serie di lutti.
Sopravvissuto al figlio Scipione, morto nel 1854, e al fratello Benedetto, morto nel 1855, Pistrucci, ormai infermo, morì a Londra il 20 aprile 1859.
Fu sepolto nella tomba di famiglia del cimitero londinese di East Finchley, che avrebbe accolto negli anni a venire oltre a quelle del figlio Valerio (nato a Milano l’8 giugno 1816 e morto il 23 maggio 1883), anche le spoglie del patriota modenese di religione ebraica Angelo Usiglio (1803-1875), secondo un uso che voleva suggellare la fratellanza, d’urne e d’affetti, tra gli esuli.
Opere. Oltre a quelle citate, si segnalano: Improvvisi di F. P. dedicati ai suoi associati all’opera, che sta incidendo de’ gran fatti dell’Istoria romana, Roma [1800-15]; Ottave del sig. F. P., in Accademia poetica in sette lingue per la morte di Maria Pizzelli… insigne letterata romana, Roma 1808, pp. 77-79; Sonetto, in Accademia del disegno di S. Luca in Roma. La distribuzione de’ premj solennizzata sul Campidoglio li 16 agosto 1810 dall’insigne Accademia di Belle Arti, Roma [1810]; Accademia di poesia lirica estemporanea data la sera di domenica IV luglio MDCCCXIII nel Teatro del Corso dal signor F. P., Bologna [1813]; Quadro dell’Accademia data in Forlì il 24 febbraio 1817 dal signor F. P. romano poeta estemporaneo, supplemento alla Gazzetta di Forlì, 1° marzo 1817; Ragguagli delle Accademie di poesia estemporanea date in Siena nell’agosto 1817 e applausi poetici al medesimo, Siena [1817]; Le Nove Muse di Erodoto di Alicarnasso tradotte ed illustrate da Andrea Mustoxidi corcinese, Milano 1820 (con carte geografiche incise da Pistrucci); Una casa da vendere, dramma giocoso per musica da rappresentarsi al Teatro di S. A. S. il sig. Principe di Carignano nell’autunno dell’anno 1822 (la poesia è del sig. F. P. poeta estemporaneo; la musica è del sig. maestro Gio. Turina), Torino [1822].
Fonti e Bibl.: Milano, Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, Fondo William James Linton, b. 2, f. 113; Biblioteca nazionale Braidense, AC, XI, 24/19; Trieste, Biblioteca Attilio Hortis, Fondo Paride Zajotti, f. Filippo Pistrucci; Firenze, Biblioteca nazionale centrale, Carteggi vari, 61, 225; 330, 229-230; Biblioteca apostolica Vaticana, Raccolte Ferrajoli, 5697-5698; Forlì, Biblioteca comunale Aurelio Saffi, Raccolte Piancastelli, Autografi XIX secolo, b. 156 (contiene quarantanove autografi, due scritture, un ritratto); Treviso, Biblioteca comunale, Fondo Antonio Fortunato Stella; Modena, Biblioteca Estense universitaria, Autografoteca Campori (quattordici lettere e un biglietto di Pistrucci a vari corrispondenti, 1817-29); London, British Library, Letters and signature of Royal and illustrious persons, chiefly of England and France, of the 19th century, Add Ms 18204, f. 149; Ayrton Papers, vol. VI: Letters, Add Ms 52339, ff. 119-120 (1823-24); Original Letters, Tabb-Vert, RPS Ms 366, ff. 9-10; Nottingham, Nottinghamshire Archives, DD.125.24.3, DD.1251.24.4 (due lettere di Pistrucci, rispettivamente del 24 agosto 1843 e del 15 marzo 1844); West Sussex Record Office, Cutten Mss. A.1.1.3 (1830-33); alcune lettere di Mazzini indirizzate a Pistrucci sono state pubblicate da H.R. Marraro, Unpublished letters of Italian patriots of the Risorgimento, in Italica, XX (1943), 4, pp. 183-186. Tra gli altri, si segnalano i seguenti riferimenti a Pistrucci, disseminati nelle pagine dell’epistolario di Mazzini: Scritti editi ed inediti di Giuseppe Mazzini, XIV, Imola 1912, pp. 10, 16, 265; XIX, Imola 1914, pp. 39, 107; XXIV, Imola 1916, p. 68.
R. Soriga, Dalle memorie di F. P., in Il Risorgimento Italiano, 1928, numero unico, pp. 4-7; Id., Echi mazziniani del 6 febbraio 1853. I Pistrucci, in La Lombardia nel Risorgimento italiano, XIV (1929), 1, pp. 3-27; C. Cecchelli, Note documentarie sui Pistrucci, in Roma, X (1932), 5, pp. 478-486; D. Spadoni, F. P. e la sua famiglia, in Rassegna storica del Risorgimento, XIX (1932), 3, pp. 733-771; Id., P. F., Dizionario del Risorgimento nazionale, diretto da M. Rosi, III, Milano 1933, pp. 912-914; G. Spini, Risorgimento e protestanti, Napoli 1956, pp. 210 s.; F. Della Peruta, Mazzini e i rivoluzionari italiani. Il ‘partito d’azione’ 1830-1845, Milano 1974, ad ind.; M. Finelli, «Il prezioso elemento». Giuseppe Mazzini e gli emigrati italiani nell’esperienza della Scuola italiana di Londra, Verucchio 1999, ad ind.; L. Danzi, Lingua nazionale lessicografia milanese. Manzoni e Cherubini, Alessandria 2001, p. 51; R. Bonfatti, F. P., un esule ai confini dei generi, in Voci dell’Ottocento, a cura di I. Pozzoni, Milano 2011, pp. 75-96; M. Isabella, Risorgimento in esilio. L’internazionale liberale e l’età delle rivoluzioni, Roma-Bari 2011, pp. 79, 321; L. Frassineti, Primo supplemento all’epistolario di Vincenzo Monti, Milano 2012, pp. 369 s.; R. Bonfatti, Drammaturgia dell’esilio. Il Risorgimento italiano fuori dai confini, Ravenna 2015, ad indicem.