Sassetti, Filippo
Letterato e mercante (Firenze 1540 - Goa, India, 1588). Entrò a far parte dell'Accademia Fiorentina nel 1574, l'anno dopo divenne membro dell'Accademia degli Alterati. Intervenne in difesa di D. nella polemica suscitata da Ridolfo Castravilla (v.) con il suo Discorso nel quale si mostra l'imperfettione della Commedia di D. contro al " Dialogo delle lingue " del Varchi.
Nel 1572, non appena conobbe le tesi del Castravilla, il S. stese degli appunti, ancora inediti, con il titolo Risposte al Castravilla che scrisse contro D., e, un poco più tardi, scrisse un Discorso sopra Dante. Le Risposte rivelano, seppur in forma asistematica, la sua posizione nella disputa, ma il distacco dall'antagonista non è ancor netto, anzi non manca qualche nota conciliante. Vi si accenna tra l'altro un primo passo verso una nuova interpretazione della Commedia: la ricerca del valore poetico dell'opera, non tanto nella sua epicità, come allora era indirizzo comune della critica, ma nel suo lirismo. Non " dee compararsi D. con Homero, onde ne nasca l'innalzamento dell'uno e l'abbassamento dell'altro, ma misurare ciascuno con la sua misura " sostiene il Sassetti. Che se poi si deve fare a tutti i costi un paragone, è D. che ne esce vittorioso, perché la sua opera è strettamente legata alla realtà dell'uomo. Certamente non tutta la Commedia è perfetta, ma non si può pretendere la perfezione in una così ampia mole.
Nel Discorso il S. afferma che " nel primo verso manifestamente si scorge egli [D.] non l'hora, ma l'età sua haverci voluto in quella guisa dimostrare, pigliando tutto lo spatio del tempo che ci si vive, metaforicamente, per il cammino della vita humana ". La veste onirica del poema è dunque puramente incidentale, a di sotto di essa si deve ricercare la concretezza della vita. Quando D. rappresenta un'azione oltremondana, questa non è altro che un'imitazione, teologicamente predisposta al bene, di quella umana. Il S. conferma però anche la contestata eroicità della Commedia, rilevando che scopo dell'arte, della poesia dantesca è " il profitto del genere humano; e questo è, come si dice, il fine ultimo, il quale termina come in cosa fuori dell'opera del poeta, nell'anima de' lettori e degli ascoltanti, che sono il fine a cui è ordinata quella utilità ". Eroicità dunque in quanto il viaggio simbolico di D. è esposizione narrativa di azione, preordinata a nobile scopo e atta a suscitare elevati sentimenti. " Si dimostra che D. in quell'opera narra un'attione... e perciò hora egli come contatore di quella attione favella, hora introduce se stesso e coloro in compagnia de' quali egli la fece, e molti altri; donde si conchiudette che il suo fusse un poema epico in quanto al modo... e, pigliando questo il nome di epico, io intendo del più degno che sia sotto questo genere, cioè dello heroico ".
In conclusione è merito del S. aver saputo riabilitare nei giusti limiti il motivo filosofico-estetico del verisimile e dell'eroico come filo conduttore della Commedia, di contro alla tesi, fino ad allora dominante, che individuava l'elemento più apprezzabile di essa nell'esempio di verità e morale cristiana offerta al lettore. Anche se, come scrive il Barbi, gli oppositori del Castravilla, S. compreso, nella loro difesa della Commedia seguono tutti la stessa traccia e si perdono in " considerazioni teoriche ", il nostro però si discosta dagli altri proprio per la sua nuova impostazione critica dantesca, quasi un preludio delle sottili valutazioni sullo stile del secolo successivo.
Bibl. - Firenze, biblioteca Nazionale Centrale, manoscritto Magliabechiano IX 125 (alle cc. 1-21 le Risposte inedite; da questo manoscritto M. Rossi trasse e pubblicò i Discorsi di Ridolfo Castravilla contro D. e di F.S. in difesa di D., Città di Castello 1897) e VI 242; M. Barbi, Della fortuna di D. nel sec. XVI, Pisa 1890, 38 ss.; M. Rossi, Un letterato e mercante fiorentino del sec. XVI: F.S., Città di Castello 1899; E.B. Weinberg, Argomenti di discussione letteraria nell'Accademia degli Alterati, in " Giorn. stor. " CXXXI (1954) 175-194; A. Vallone, Aspetti dell'esegesi dantesca nei secoli XVI e XVII, Lecce 1966, 72-75; ID., L'interpretazione di D. nel Cinquecento, Firenze 1966, 194; G. Mazzacurati, D. nell'Accademia fiorentina, in " Filologia e Letteratura " XII (1967) 258-308.