Scarlatti, Filippo
, Borghese fiorentino (nato nel 1442), gonfaloniere di giustizia nel 1483; sposò (1487) Dianora di Taddeo di Luca Ugolini; non se ne conosce l'anno della morte. Di certe ambizioni culturali sono indizio i sei manoscritti ora Riccardiani (il 1002 contiene la Commedia) da lui posseduti e postillati; ma l'episodio centrale della sua biografia intellettuale resta la compilazione (1470-1480 circa) di un ricco codice miscellaneo, oggi col num. 3 nella biblioteca Venturi Ginori Lisci a Firenze, per il quale utilizzò anche dei collaboratori occasionali (fra cui il fratello Giovanni, estensore del noto Ambrosiano C sup. 35), pur riservandosi il ruolo del protagonista.
Data per acquisita la varia procedura di falsi o rifacimenti e indebite appropriazioni, interessano qui i modi o le tracce della prevalente lezione dantesca. Che egli attribuisca al Tinucci un sonetto di D. (Rime LXV) e viceversa non nutra dubbi sulla paternità del discordo trilingue, è marginale rispetto al suo culto per la Commedia (magari mediato da un Saviozzo), quale emerge da molti fra i 200 pezzi del suo libro di rime. Esso si attua in primo luogo mediante riferimenti espliciti alla ‛ auctoritas ' di " colui che 'l volgare ebbe tutto " (sonetti Disse colui, Ovidio Tulio, Tal fantasia), anche per occasioni contingenti, il cosiddetto " Credo di D. " (sonetto Bench'è de' tua) o un'infelice ‛ lectura Dantis ' (sonetto Eximio sacre); e in secondo luogo nei calchi e nelle riprese che costellano anche capitoli e serventesi, a volte intrecciandosi con la tradizione delle ‛ disperate '. Qui lo S. oscilla fra l'esatto tassello e il gioco allusivo: da " che 'l perder tempo a chi più sa più spiace " (sonetti Disse colui, I' veggo ben) o " i' non mori' e non rimasi vivo " (sonetto Già per le nozze) a " ché fama onor virtute o sapienza / non s'aquista a giacer fra 'n piume e coltri " (sonetto Ergo convien), a " O voi ch'avete vostra mente sana, / mirate... " (sonetto Passa qual acqua) e " O Chiffo [soprannome dell'autore], s'or non duolti, quando piagni? " (serventese E' piace a fato).
Bibl. - M. Ferrara, Il codice Venturi Ginori di rime antiche, in " Bibliofilia " LII (1950) 41-102; E. Pasquini, Il codice di F.S., in " Studi Filol. It. " XXII (1964) 363-580; ID., Saviozzo da Siena e la poesia cortigiana nel Quattrocento, in Dizionario critico della letteratura italiana, Torino 1973, ad vocem.