GIULIANOTTI, Filippo Silvestro
Nacque a Genova il 31 dic. 1851 da Silvestro e Caterina Cambiaso.
Nel 1864 avviò precocemente la propria formazione artistica presso l'Accademia ligustica di Genova, dove a partire dal 1871 frequentò i corsi degli scultori Santi Varni e Giovanni Scanzi. Esordì in quegli anni con i busti celebrativi di Giuseppe Mazzini e Goffredo Mameli, entrambi di ubicazione ignota, il secondo dedicato ai membri del circolo genovese "Giuseppe Mazzini", ricostruito sul disciolto "Pensiero e azione", di cui il G. fu un attivo sostenitore.
Nel 1880 partecipò alla Promotrice di belle arti di Torino con un'opera di soggetto storico-politico, la scultura in gesso intitolata La Repubblica del 1793 (ubicazione ignota). Nel 1881, in seguito alla vittoria nel concorso per la pensione Durazzo indetto dall'Accademia genovese, si trasferì definitivamente a Roma, perfezionandosi sotto la guida dello scultore piemontese Giulio Monteverde. Nello stesso periodo entrò in contatto con certe esperienze del verismo meridionale (F.P. Michetti, A. D'Orsi) delle quali dimostrò di apprezzare le scelte tematiche e la sensibilità per un modellato più veloce e sintetico. L'interesse nei confronti di questo nuovo linguaggio si era del resto manifestato anche in ambito genovese, dove la presenza alle Promotrici di opere e artisti al limite tra il genere e un verismo più diretto, per esempio P. Costa e V. Alfano, era divenuta sempre più numerosa già a partire dalla metà degli anni Settanta.
Nel 1883 presentò l'opera Primo lavoro (ubicazione ignota) all'Esposizione nazionale di Roma, che da quell'anno trovava la sua unica e definitiva sede nel palazzo di via Nazionale. Lo stesso anno partecipò per la prima volta anche alla Promotrice ligure con il gruppo Idillio (L'Illustrazione italiana) e il busto in bronzo Di sott'acqua, opere di piccole dimensioni non prive di rimandi alla freschezza esecutiva e all'impaginazione formale del napoletano Vincenzo Gemito. In seguito al successo ottenuto, nel 1884 ripropose lo stesso busto anche alle Promotrici di Firenze e Torino, dove fu notato e acquistato dal ministero dell'Istruzione pubblica per la Galleria nazionale d'arte moderna di Roma (n. inv. 318: il gesso è riprodotto in Panzetta, 1994, p. 99).
Nel 1885 prese parte per la seconda volta alla Promotrice genovese con la statuetta in bronzo Preparativi per la festa, opera oggi dispersa, al limite tra realismo e genere. L'esposizione diede inoltre l'opportunità al G. di riprendere contatto con l'ambiente artistico genovese, dal quale del resto non si era mai completamente distaccato, come aveva dimostrato la sua attiva partecipazione al dibattito nato intorno alla necessità di rinnovamento della scultura funeraria, culminato in una sentita petizione firmata nel 1878 da numerosi scultori e decoratori locali (Sborgi, pp. 244 s.). La sua presenza in città gli procurò la commissione di due monumenti funebri destinati al cimitero Monumentale di Staglieno: tombe Conti e Corallo (1885).
Tra il 1889 e il 1893 realizzò una serie di opere pubbliche celebrative destinate a popolare quella sorta di "Pantheon borghesi" che nella seconda metà del secolo costellarono molte piazze italiane, fatti di piccoli eroi locali, uomini politici (monumento a Pasquale Tola: Sassari, piazza Tola) e simboli del Risorgimento italiano (monumento a Giuseppe Mazzini: Sassari, emiciclo Garibaldi, 1889; busto di Giuseppe Mazzini: Forlì, Municipio, 1890; monumento a Giuseppe Mazzini: Sestri Ponente, 1890), in cui non sempre riesce il tentativo di accostare alla rappresentazione prettamente realistico-narrativa quella allegorico-formale senza cadere in certa retorica postunitaria. In occasione del quarto centenario della scoperta dell'America realizzò, su commissione del deputato Cesare Orsini, la statua intitolata Cristoforo Colomboin visita del Nuovo Mondo, destinata all'Esposizione universale di Chicago del 1893, in cui il navigatore genovese diventa non più soltanto stereotipo delle glorie locali, ma rappresentante per eccellenza del genio italico. Risale a quell'anno anche la sua ultima partecipazione alla Promotrice genovese con una figurina di Fauno in bronzo.
A partire dagli anni Novanta il G. abbandonò il robusto realismo delle prime opere in favore di un linguaggio sempre più sintetico, non privo di rimandi alle nuove istanze liberty-simboliste. Appartiene a questa produzione l'opera Fauno danzante, statua in bronzo presentata all'Esposizione nazionale di Palermo nel 1891-92 e a quella di Roma nel 1892, acquistata nel 1902 dalla Galleria nazionale d'arte moderna di Roma (n. inv. 327), su parere del ministero dell'Istruzione. Ma il settore nel quale furono più evidenti queste trasformazioni, soprattutto in ambito ligure, fu quello della scultura funeraria, i cui modi si imposero come prototipo di gusto ben oltre la scena nazionale.
La stretta connessione tra Eros e Thanatos, sintomo di un'inquietudine sempre più diffusa nella cultura europea di fine secolo, portò ben presto alla ridefinizione dell'iconografia stessa della morte, nelle forme rassicuranti del genio-angelo e del custode della tomba, divenute progressivamente figure concrete, in bilico tra mistero e sensualità. Così nella Tomba Ottone (Genova, cimitero Monumentale di Staglieno, 1894), in cui l'allegoria d'industria e lavoro, valori fondamentali per la nuova classe borghese, viene raffigurata dal G. attraverso le forme morbide e suadenti di una giovane donna, ben distanti da quelle classiche dell'angelo consolatore. Una più forte tendenza all'affusolamento delle figure e all'accentuazione del linearismo, sulla falsariga di certo tardo preraffaellismo, sarà reso più esplicito nel genio della Morte della Tomba Criste (terminata solo nel 1914, dopo la morte dell'artista), simbolo e custode dell'eternità.
Colpito da una grave malattia il G. morì a Roma il 5 marzo 1903.
Figura di passaggio tra la cultura ottocentesca e le tendenze del primo Novecento, il G. attende, come molti altri artisti della stessa generazione, una più completa ricognizione critica, legata all'individuazione di molte opere, fino a questo momento custodite da un geloso collezionismo privato. Artista dotato di una grande capacità tecnica nella lavorazione del bronzo, materiale prediletto - si veda per esempio La musa dell'arte pittorica (1898: riprodotta in Agnellini, 1988, p. 153) - mise questa sua esperienza al servizio di altri colleghi per i quali spesso curò il delicato passaggio dalla pietra al metallo, come avvenne per esempio con lo scultore e concittadino C.F. Chiaffarino, per il quale nel 1892 sovrintese alla fusione del David (Giubilei, 1999, n. 32).
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Genova, Archivio leve, 1814-65; Genova, Archivio storico dell'Accademia ligustica, Indice del registro generale degli allievi 1858-1882; Pensione Marcello Durazzo 1872-1886; Atti dell'Accademia ligustica di belle arti, Genova 1871, p. 13; Nove bozzetti colombiani, in Natura ed arte, II (1891-92), p. 1076; F. Resasco, La necropoli di Staglieno. Opera storica-descrittiva-aneddotica, Genova 1892, pp. 348 s.; necr., ibid., XIII (1902-03), p. 468; G. Baffico, La morte dello scultore G., in Caffaro, 6-7 marzo 1903; necr., in L'Illustrazione italiana, 15 marzo 1903, p. 213; A. De Gubernatis, Diz. degli artisti italiani viventi…, Firenze 1906, p. 234; L. Callari, Storia dell'arte contemporanea, Roma 1909, pp. 47, 97; A. Corna, Diz. di storia dell'arte in Italia, Piacenza 1930, p. 286; Guida d'Italia del Touring Club Italiano. Sardegna, Milano 1967, p. 320; J. Mackay, The Dictionary of Western sculptors in bronze, Woodbridge (Suffolk) 1977, p. 160; Novecento antico. Guida all'antiquariato di domani, a cura di M. Agnellini, Torino 1988, p. 153; La scultura a Genova e in Liguria. Dal Seicento al primo Novecento, II, Genova 1988, pp. 380, 382 fig. 505, 426 fig. 592, 480, 484; V. Vicario, Gli scultori italiani dal neoclassicismo al liberty, Lodi 1990, pp. 340 s.; A. Panzetta, Diz. degli scultori italiani dell'Ottocento, Torino 1990, p. 86; G. Beringheli, Dizionario degli artisti liguri, Genova 1991, p. 153; A. Panzetta, Diz. degli scultori italiani dell'Ottocento e del primo Novecento, Torino 1994, I, pp. 148 s.; II, p. 99; F. Sborgi, Il cimitero di Staglieno e la scultura funeraria ligure tra Ottocento e Novecento, Genova 1997, pp. 163, 167, 244 s., 369, 395; Un museo in mostra. Due secoli di storia artistica nelle collezioni della Galleria d'arte moderna di Genova (catal.), a cura di M.F. Giubilei, Torino 1999, n. 32; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XIV, p. 214.