SPINOLA, Filippo
– Nacque a Genova il 1° dicembre 1535 da Agostino fu Filippo cosignore di Tassarolo e da Geronima Doria Albenga fu Geronimo.
Discendente da una delle linee più potenti dell’illustre casato genovese, quella degli Spinola ‘di Luccoli’ feudatari imperiali di Tassarolo, ascritti al patriziato genovese sin dal 1528, discendeva per parte di madre dall’altra grande casata storica dei Doria, in particolare da un ramo denominato Doria Albenga. La nascita di Filippo, secondogenito maschio e terzogenito di Agostino e Geronima, è precisata dai testamenti dettati dal padre rispettivamente il 22 marzo 1535 e il 23 giugno 1536. Nel primo, infatti, Agostino designava erede dei possessi feudali il primogenito Marc’Antonio, nominato anche erede universale con, se maschio, il figlio che la moglie Geronima attendeva. Nel secondo testamento nominava invece eredi universali di tutti i propri beni, tanto feudali quanto allodiali, i figli Marc’Antonio e Filippo. In seguito da Agostino e Geronima nacquero anche Fabrizio, Ettore e Ottavio, cavallerizzo maggiore dell’imperatore Rodolfo e padre del gesuita Carlo martire in Giappone nel 1622.
Filippo crebbe quindi nell’ambito della più cospicua nobiltà genovese filoasburgica. Il suo nome compare con quello dei fratelli Ettore e Fabrizio nel Liber Nobilitatis, al quale era stato ascritto precedentemente il fratello maggiore Marc’Antonio. Il 23 aprile 1561 Agostino Spinola dettò un ulteriore testamento, designando erede di tutti i beni e giurisdizioni feudali il primogenito Marc’Antonio. A Filippo, non ancora indicato come ecclesiastico, legò 8000 scudi d’oro, mentre eredi dei beni residui erano i figli Ettore e Ottavio. Agostino si spense nel corso del 1562. Filippo aveva preso gli ordini sacri e si trovava a Roma il 24 aprile 1562, quando nominava procuratore Geronimo Spinola fu Gioacchino, il quale lo rappresentava a Genova il successivo 27 maggio. Nel 1566 Filippo era già referendario dell’una e l’altra Segnatura quando venne nominato vescovo di Bisignano. Tenne questa sede vescovile sino al 1569 quando fu creato vescovo di Nola, dove promosse il seminario che era stato eretto dal suo illustre predecessore, il vescovo Antonio Scarampi.
In occasione della guerra civile che sconvolse Genova nel 1575 tra nobili ‘nuovi’ e ‘vecchi’ gli Spinola furono tra i maggiori esponenti di questi ultimi e quando, dopo la pacificazione sancita dalla pace stipulata a Casale e l’emanazione delle Leges Novae, furono stimati i patrimoni dei ‘vecchi’ per tassarli a copertura delle spese sostenute durante la guerra dalla loro parte politica, gli Spinola conti di Tassarolo comparivano nell’elenco degli Spinola ‘di Luccoli’: il patrimonio del reverendo Filippo ammontava alla ragguardevole somma di 10.000 scudi. Nello stesso 1576 intervenne al concilio provinciale di Napoli e subito dopo celebrò un sinodo nella propria diocesi. Il 2 febbraio 1580 svolse la terza visita pastorale nella diocesi di Nola, della quale si conserva il verbale particolarmente dettagliato.
Fu nominato cardinale da Gregorio XIII nel Concistoro del 12 dicembre 1583 su espressa richiesta dell’imperatore Rodolfo. Il patrizio genovese Giulio Pallavicino annota nel proprio diario che il 15 dicembre giunse a Genova un corriere per dare notizia della nomina ai parenti del neoeletto cardinale e che il successivo 22 dicembre il Senato della Repubblica ricevette una lettera ufficiale del papa con la conferma della nomina, a seguito della cui notizia «si fece una bellissima solenità» (Inventione di Giulio Pallavicino..., 1975, p. 25). Nella medesima occasione era stata conferita la porpora cardinalizia anche a un altro cittadino di origine genovese, ma nato a Roma, Giovanni Battista Castagna (futuro papa Urbano VII): un proclama rese pubblica la notizia, esprimendo il proprio giubilo per i due porporati. Il 30 dicembre 1583, in procinto di recarsi a Roma per assumere ufficialmente la dignità cardinalizia, Spinola scriveva da Nola al Senato genovese, rassicurandolo della propria fedeltà. Ricevette il titolo di cardinale prete di S. Sabina, e l’8 gennaio 1584 scrisse all’amico Carlo Borromeo per comunicargli personalmente il grande onore ricevuto.
Negli anni seguenti dalla sua corrispondenza si evince un costante interessamento del cardinale alle questioni di giurisdizione ecclesiastica, ma anche ai problemi economici e alle controversie di confine, riguardanti la Repubblica, come pure ritroviamo raccomandazioni di giureconsulti che lo avevano servito per posizioni di rilievo nei tribunali genovesi. Nel 1585 rinunciò quindi alla sede vescovile, pur conservandovi una rendita di 1600 ducati annui. In quello stesso anno prese parte al conclave che elesse papa Sisto V e fu amministratore della diocesi di Sora e legato apostolico a Perugia e nel Ducato di Spoleto. Nel 1590 venne nominato prefetto della congregazione dei Regolari e prese parte al conclave che elesse il pontefice Urbano VII, mentre l’anno seguente fu a quello che elesse il nuovo papa Innocenzo IX dal quale venne confermato legato in Perugia.
Morente, valendosi della facoltà concessagli dal pontefice Gregorio XIII, dettò il proprio testamento il 7 agosto 1593 in Roma. Legò somme cospicue a opere pie romane e genovesi e nominò eredi i fratelli Marc’Antonio, Ettore e Fabrizio e le figlie di quest’ultimo, Maria Violante e Geronima, ciascuno per una quinta parte, ed esecutori testamentari gli amici cardinali Cristoforo Madruzzo e Scipione Lancillotti, il referendario apostolico Orazio Spinola, il patrizio genovese Giovanni Agostino Pinelli e il fidato Francesco Valdevisio.
Morì a Roma il 20 agosto 1593.
Fu sepolto nella chiesa di S. Sabina, ove è il monumento funebre sormontato dallo stemma Spinola, con il suo ritratto dipinto su lastra d’ardesia e un’epigrafe che recita: «D.O.M. / Philippo Spinulæ Genuensi / ex Episc[opatu] Nolano tituli huius sacrae ædis / S[ancte] R[omane] E[cclesie] presbytero Cardinali / summæ integritatis atq[ue] innocentiae viro / Perusiæ ac Umbriæ Legatione Sixti V / Pont[ificis] Max[imi] autorictate p[er]functo / de Sac[ri] Imperii ac Germanor[um] rebus semper / optime merito / M[arcus] Antonius, Fabricius / Hector / ex testamento hæredes / fratri optatissimo / moerentes posuere. / Vixit ann[os] LVII men[ses] VIII d[ies] XXVIII / obiit XIII kal[endas] sept[embris] MDXCIII».
Fonti e Bibl.: Tassarolo, Archvio Spinola di Tassarolo, Inventari e testamenti, testamento di Filippo Spinola; Archivio di Stato di Genova, Archivio Segreto, 2820, Lettere di Cardinali, docc. anni 1583-93; Notai antichi, 1833, Gio. Giacomo Cibo Peirano, docc. 22 marzo e 5 aprile 1535 e 23 giugno 1536; 2794, Gio. Andrea Monaco, doc. 337 (23 aprile 1561); 2795, Gio. Andrea Monaco, docc. 174 (27 maggio 1562), 206 (6 giugno 1562), 244 (7 luglio 1562); Sala Senarega, 1468, Atti del Senato, doc. 433 (22 dicembre 1583); Manoscritti Membranacei, XL: Arbor Familie Spinule, quem ut originalis loco sit, extracto ab alio antiquitate coroso, adeoque angusto, ut nullus iam in eo posteritatis describende locus esset, Gubernatores Familie Spinule de Luculo hoc anno a partu Virginis Millessimo sexcentessimo decimo septimo posteritati mandandum decreverunt (1617), cc. XXIX v-XXXr, XLVIIIr; Manoscritti, 491, c. 62 (albero genealogico della famiglia Spinola); Genova, Biblioteca civica Berio, Sezione di Conservazione, m.r.VIII.2.32: Alberi genealogici di diverse famiglie nobili, compilati et accresciuti con loro prove dal molto reverendo fra’ Antonio Maria Buonaroti... (1750), pp. 318 s.; m.r.IX.2.23: F. Federici, Scruttinio della Nobiltà Ligustica composto dall’eccellentissimo senator Federico Federici ad uso dell’illustrissimo signor Tomaso Fransone quondam Tomaso (XVII secolo), c. 164rv. Per i Doria-Albenga: Archivio di Stato di Genova, Notai Antichi, 1006, notaio Lorenzo Costa, doc. 104 (12 aprile 1504); 1731, notaio Bernardo Usodimare Granello, doc. 17 (giugno 1526); 1732, notaio Bernardo Usodimare Granello, docc. 68 (19 marzo 1527), 69 (20 marzo 1527) e 234 (2 settembre 1528); 2795, Gio. Andrea Monaco, doc. 381 (22 novembre 1562).
M. Deza, Istoria della famiglia Spinola, descritta dalla sua origine fino al secolo XVI, Piacenza 1694, p. 307; Dizionario storico ossia storia compendiata degli uomini memorabili [...] dell’abbate Francesco Saverio de Feller..., IX, Venezia 1834, p. 712; G. van Gulik - C. Eubel, Hierarchia catholica Medii et recentioris Aevi, III, Monasterii 1923, pp. 47, 134, 260; F. Poggi, Le guerre civili di Genova in relazione con un documento economico finanziario del 1576, in Atti della società ligure di storia patria, LIV (1930), 3, p. 135; G. Guelfi Camajani, Il “Liber Nobilitatis Genuensis” e il governo della Repubblica di Genova fino all’anno 1797, Firenze 1965, pp. 478, 480; Inventione di Giulio Pallavicino di scriver tutte le cose accadute alli tempi suoi (1583-1589), a cura di E. Grendi, Genova 1975, pp. 24 s.; C. Cattaneo Mallone di Novi, I ‘politici’ del Medioevo genovese. Il Liber Civilitatis del 1528, Genova 1987, p. 247; L. Tacchella, Tassarolo nella storia del monachesimo, degli Spinola, dei feudi imperiali liguri e dei Cavalieri di Malta. Il cardinale F. S., il Beato Carlo Spinola ed Ettore Spinola eroe a Lepanto nel 1571, Milano 2001, pp. 226-240; R. Naldi, San Girolamo penitente. Un ‘gran marmo’ di Giovanni da Nola per il dottor Barba, in Giovanni da Nola. San Girolamo penitente. Storia e restauro di una tavola di marmo, a cura di R. Naldi, Napoli 2012, pp. 9-53 (in partic. pp. 27 s., 32, 34, 46-48, 52); M. Repetto, Gli Spinola conti di Tassarolo: committenza e collezionismo tra XVI e XVII secolo, in corso di stampa.