CALENDARIO (o Calandario), Filippo "Tajapiera"
Operò a Venezia, ove morì il 16 aprile 1355, impiccato sulla loggia di Palazzo ducale, come uno dei principali complici della congiura del doge Marin Faliero. Dalle notizie documentarie oggi note, la più remota delle quali risale al maggio 1340, si può dedurre che il C. oltre che tajapiera (lapicida, scultore, costruttore, secondo il significato che si dava allora a questa parola), era altresì proprietario di marani, di grosse barche usate per trasportare blocchi di pietra da costruzione. Alcune cronache veneziane, la più antica delle quali risale ai primi del'400, nell'accennare ai meriti eminenti di questo fenisimo maistro tajapiera ricordano che egli fu ...chollui che hedifichà e fexe il palazo nuovo (Palazzo ducale) in chollone sj chomo vuj vedé al prexente... e particolarmente l'ala ...de la parte de l'aqua verso S. Zorzi. Sebbene nessun documento contemporaneo dia su questo punto sicura testimonianza, mentre in carte del tempo si menzionano un Pietro Basejo magistri prothi palatii novi, morto prima del 1355, e un Magister Henricus, detto, in un documento del 1351, protomagister palacii, e in un altro del 1356 protomagistrum nosiri Comunis, presso antichi e moderni scrittori si venne formando la tradizione che al C. fosse da ascrivere la costruzione della nuova grande fabbrica, iniziata, dal lato verso la laguna, nel 1340, e l'esecuzione di gran parte delle sculture che la decorano. Tradizione che in mancanza di autorevoli testimonianze non può essere oggi sicuramente accettata.
Bibl.: P. Paoletti, L'architettura e la scultura del rinascimento in Venezia, Venezia 1893, I, p. 10; V. Lazzarini, Filippo Calendario, in Nuovo arch. veneto, VII (1894), pp. 429-46; A. Dall'Acqua-Giusti, F. C., ibid., VIII (1894), p. 247; P. Paoletti, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, V, Lipsia 1911.