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FILIPPO V re di Spagna

di Nino Cortese - Enciclopedia Italiana (1932)
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FILIPPO V re di Spagna

Nino Cortese

Nato a Versailles il 19 dicembre 1683, dal delfino e da Maria Anna di Baviera, dapprima investito del ducato d'Angiò, salì poi sul trono di Spagna alla morte di Carlo II d'Austria, che tra i varî pretendenti alla sua corona aveva finito per designare come erede il principe francese, nipote di Maria Teresa, figlia di Filippo IV d'Austria e moglie di Luigi XIV di Francia.

Il secolare conflitto tra casa di Francia e casa d'Austria sembrava finito a tutto beneficio della prima, che s'impossessava del trono spagnolo; e si delineava la possibilità di un'ancora più stretta unione dei due stati sotto un unico sovrano, dato il triste destino che sembrava perseguitasse inesorabilmente i delfini. Ma l'unione delle due corone non si poté mai attuare; e il ramo spagnolo di casa Borbone ebbe in F. uno sfortunato e, per di più, inabile fondatore della sua potenza. Soldato di qualche valore sul campo di battaglia, nella guerra con la quale s'iniziò il suo governo seppe difendere la corona dí Spagna anche quando parve che Luigi XIV fosse deciso a rinunciare alla lotta; ma non poté impedire lo smembramento dello stato che allora perdette per sempre il predominio sull'Italia, e cessò di essere una delle più grandi potenze europee. Dipoi, negli anni seguenti, mostrò chiaramente di non avere le forze necessarie per reggere un regno che, travolto in una profonda decadenza politica, sembrava non dovesse conservare che il ricordo della sua passata grandezza. Uomo di pochi difetti, ma anche di poche virtù, come giustamente fu detto, si lasciò sempre dominare da coloro che gli furono vicini, sino al giorno in cui, preso da una triste melanconia, che talora rasentava la pazzia - e lo dominò sino alla morte che lo sorprese il 9 luglio 1746 -, date le preoccupazioni che destavano le sue condizioni, finì per divenire un serio ostacolo per chi governava effettivamente il paese. Dopo la morte di Luigi XIV più volte gli arrise la speranza, sempre vana, di ottenere la corona di Francia o almeno la reggenza: e, negl'incerti tentativi per raggiungere tale fine, commise non pochi errori politici. Ma, più che altro, sembrò che effettivamente a un solo scopo egli mirasse nella sua vita: ad abbandonare il trono al più presto possibile nelle mani di qualche figlio, nascondendo sotto apparenti scrupoli religiosi quel che molto probabilmente era frutto di una consapevole incapacità a governare e, senza dubbio, di una completa abulia. Infatti, il 10 gennaio 1724 a ogni costo volle abdicare in favore di Luigi, figlio di primo letto, per compiere un voto fatto il 27 luglio 1720 e rinnovato il 15 agosto dello stesso anno e il 15 agosto dell'anno seguente. E se, alla morte del giovine re (31 agosto 1724), riprese la corona, lo fece a malincuore, costretto dalle pressioni del nunzio Aldobrandini e della regina, e ancora dall'impossibilità di provvedere diversamente, data l'infantile età del secondogenito Ferdinando; e sino alla morte continuamente tenne in angustie la regina e i suoi ministri timorosi che egli volesse rinnovare il suo gesto, annullando così o mettendo in serio pericolo la loro opera politica.

F. partì per Madrid il 28 gennaio 1701; e gl'inizî del suo regno, del tutto sottomesso alla Francia, parvero buoni. I ministri francesi messigli accanto da Luigi XIV e specialmente l'Orry e poi anche il D'Amelot, iniziarono l'applicazione in Spagna delle riforme già compiute in Francia dal Colbert; per volontà del nonno, desideroso di allearsi al duca Vittorio Amedeo II, il monarca sposò la principessa sabauda Maria Luisa Gabriella, che, sebbene giovanissima, aveva quell'ingegno e quell'energia che mancavano al marito: il quale, sempre per ordine di Luigi XIV accettò a corte la principessa Orsini sostenitrice del partito francese e, per la sua abilità di governo, destinata ad avere una parte notevolissima nei primi anni di regno del Borbone; e si recò a Napoli e a Milano per rafforzarvi il suo dominio, scosso dalla propaganda antispagnola fatta dall'Austria, sì che gli stati spagnoli d'Italia, dopo più di un secolo e mezzo di abbandono, poterono vedere sul proprio suolo un loro sovrano. Poi, la guerra di successione, voluta specialmente dall'Austria, interruppe il suo viaggio e impegnò la sua monarchia in un'aspra lotta, che durò più di dieci anni, e che parve dovesse segnare la fine del governo dei Borboni nella penisola iberica. Le truppe portoghesi violarono la frontiera; gl'Inglesi s' impossessarono di Gibilterra e dell'isola di Maiorca; il pretendente Carlo arciduca d'Austria occupò il regno di Valenza, la Catalogna, il regno d'Aragona, e si fece proclamare re di Spagna in Madrid; nel 1709 anche Luigi XIV abbandonò F. Tuttavia, sorretto dalla regina, dall'Orsini e dalla Castiglia, il re si rifiutò sempre di abdicare, anche quando ebbe la prova del tradimento dei suoi ministri spagnoli, dei quali si era circondato; e forse fu l'unica volta che la Spagna fu effettivamente retta dai suoi proprî uomini. Poi, il rinnovato aiuto francese e specialmente la morte dell'imperatore provocarono la fine della guerra. Ma nelle paci di Utrecht e di Rastadt (1713-14) la Spagna perdette tutti i suoi dominî europei, dovette lasciare Gibilterra e Maiorca nelle mani degl'Inglesi, e inoltre, oscura minaccia, non poté ottenere il riconoscimento del suo sovrano da parte dell'imperatore Carlo VI, che lo concedette soltanto nel 1725. Così finiva il primo periodo di governo del primo Borbone: la Spagna, ottenendo un suo proprio re, conservava l'autonomia, ma perdeva gli ultimi resti del suo impero europeo, e sempre più si rivelava incapace di difendere la sua bandiera commerciale sugli oceani. La morte della regina (14 febbraio 1714), l'ingresso a corte dell'Alberoni e il matrimonio, da lui proposto, del re con Elisabetta Farnese (1715) iniziarono una nuova epoca nella storia della Spagna. Al predominio francese si sostituì a corte quello degl'Italiani; e, tranne il breve periodo del regno di Luigi I, il governo passò tutto nelle mani della nuova regina, poiché il re aveva, subito dopo il matrimonio, cominciato a manifestare i primi sintomi della sua malattia nervosa inguaribile. E fu epoca di riscossa, ché la Spagna mosse allora alla riconquista di una parte . delle sue antiche posizioni perdute in Europa: dapprima con i turbinosi tentativi dell'Alberoni, e poi con l'abile politica della Farnese che, barcamenandosi tra Francia e Austria e partecipando alle guerre di successione polacca e austriaca seppe assicurare due troni a due dei suoi figli, Carlo e Filippo, e con loro far ritornare gli Spagnoli in Italia. Ma in questa opera di restaurazione F. non ebbe quasi nessuna parte (v. alberoni; elisabetta farnese; spagna: Storia).

Bibl.: W. Coxe, Memoirs of the King of Spain of the House of Bourbon, Londra 1813; J. Maldonado Macanar, Historia del reinado de Felipe V y del advenimiento de la Casa de Borbón al trono de España, Madrid 1894; A. Legrelle, La diplomatie française et la succession d'Espagne, Parigi 1895-900; A. Baudrillart, Philippe V et la cour de France, Parigi 1890-1901; A. Ballesteros y Beretta, Historia de España, V, Barcellona 1929 (anche per maggiori indicazioni bibliografiche).

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