VALORI, Filippo
– Nacque a Firenze il 3 maggio 1496 da Niccolò di Bartolomeo di Filippo e da Ginevra Maria Lanfredini.
Il padre fu esponente di spicco dell’aristocrazia fiorentina, a contatto con letterati e umanisti del secondo Quattrocento (Filippo fu battezzato, tra gli altri, da Marsilio Ficino). Molte delle notizie, legate a Filippo e in generale ai Valori, si ricavano dalla raccolta di ‘ricordi’ dei membri della famiglia conservata presso la Biblioteca nazionale centrale di Firenze (ms. Panciatichiano 134, ora edito in Memorie di casa Valori, a cura di L. Polizzotto - C. Kovesi, 2007). Grazie a tali memorie si apprende che Filippo sposò il 6 giugno 1519 Bartolomea Antinori, primogenita di Raffaello di Tommaso Antinori, «costretto – come dichiara – da paura che i Medici, che allora tenevano lo stato, non gravassino Niccolò mio padre di darmene una a lloro proposito» (ibid., p. 125).
L’assunzione delle prime cariche pubbliche coincise con gli anni difficili vissuti, sul piano politico, dal padre Niccolò, che dopo essere stato uno degli esponenti di maggior rilievo nella Firenze di Piero Soderini (fu tra gli ‘eccelsi signori’ che elessero il primo gonfaloniere a vita, commissario generale in Romagna nel 1507, a Prato nel 1509, ad Arezzo nel 1512, oratore presso Luigi XII tra il 1503 e il 1505 e presso il re Ferdinando d’Aragona nel 1506; cfr. Kovesi, 1987, pp. 301-319) si trovò a gestire la difficile fine di Soderini nel 1512 causata, tra gli altri, da un altro Valori, Baccio (v. la voce Valori, Bartolomeo, detto Baccio in questo Dizionario), amico dei Medici e potente uomo politico durante e dopo l’assedio fiorentino. Niccolò fu accusato l’anno successivo di essere vicino alla congiura di Pier Paolo Boscoli e Agostino Capponi, nella quale fu coinvolto anche l’amico Niccolò Machiavelli, e pertanto fu incarcerato per due anni, ma ebbe poi salva la vita; si trasferì successivamente a Roma, dove visse la tragedia del sacco, durante il quale fu fatto prigioniero, morendo poco tempo dopo.
Proprio in quegli anni, nel 1527, Filippo fu ambasciatore presso il duca di Ferrara Alfonso I d’Este per volere dei Dieci di pace e di guerra e trattò affinché Ercole, primogenito di Alfonso e poi duca di Ferrara Modena e Reggio, diventasse capitano generale di Firenze. La designazione fu ratificata il 1° dicembre 1528, ma Ercole non si diresse mai con le truppe in città. Fu, inoltre, provveditore a Pisa e commissario in Romagna. Insomma, nei difficili anni tra il sacco di Roma e l’assedio fiorentino, Filippo diede le prime prove della propria abilità politica (durante l’assedio del 1529 fu anche imprigionato). Nelle sopracitate memorie egli nominò anche Alessandro de’ Medici, soprattutto in merito alle strategie matrimoniali della famiglia: si ricorda la promessa del duca mediceo, all’altezza del 1534, di donare 700 ducati d’oro «quando maritavo la mia prima fanciulla, per molte fatiche per lui ricevute et per molti commodi fatti» (Memorie di casa Valori, cit., p. 147): grazie al lavoro di Bartolomeo Valori e Francesco, suo fratello, fu stipulato un contratto di matrimonio tra la primogenita Maria e Niccolò di Filippo Ginori.
Dal punto di vista letterario, il nome di Filippo è associato alla vita di Lorenzo il Magnifico, o meglio al volgarizzamento della vita latina del Medici scritta dal padre Niccolò (dichiara, infatti, di aver «preso a tradurre in nostra lingua la Vita del Magnifico Suo padre dal mio [padre] in lingua latina elegantissimamente composta» (Valori, 1991, p. 91). Una riflessione specifica meritano le questioni legate a queste due biografie, sui cui rapporti e tempi di elaborazione la critica non si è espressa in maniera unanimemente concorde. La Laurentii Medices vita di Niccolò Valori, tra le più importanti e fortunate celebrazioni del Magnifico (a essa guardarono sia Machiavelli che Guicciardini), fu dedicata a Leone X; la sua stesura può essere fatta risalire – grazie ad alcune spie interne al testo – a un periodo compreso tra il 1517 e il 1519 (cfr. Fubini, 2005, pp. 446 e 462 s.). La versione volgare della Vita, tramandata dal codice 2599 della Biblioteca Riccardiana di Firenze, fu invece dedicata in data imprecisata, in nome di Filippo, a Lucrezia de’ Medici, moglie di Iacopo Salviati e figlia appunto di Lorenzo. Le due dediche ai figli di Lorenzo (la latina a Leone X e la volgare a Lucrezia) «sono dunque coordinate, in una sorta di gioco delle parti fra Niccolò e i suoi figli» (ibid., p. 447).
Niccolò Valori, collaboratore di Piero Soderini, in seguito alla citata congiura del 1512 fu riabilitato solo con intervento di Leone X: l’omaggio della Vita potrebbe essere letto, da questo punto di vista, come un atto di gratitudine per il perdono ottenuto e come una tappa di riavvicinamento dei Valori ai Medici e al patriziato cittadino. Per quanto riguarda la redazione volgare, essa dedica particolare attenzione al parentado tra i Valori e i Salviati: un aneddoto, assente nella versione latina, sottolinea come un Valori, durante la congiura dei Pazzi, avrebbe contribuito a salvare Averardo Salviati (1424-1496), entrando nelle grazie del Magnifico. Mario Martelli (1964, pp. 235-253) ha sostenuto, grazie a un serrato confronto testuale, la priorità del testo volgare dedicato a Lucrezia su quello latino indirizzato a papa Leone secondo un’ipotesi, che non è stata pienamente accolta successivamente. È importante sottolineare che, sul piano editoriale, la biografia fu rilanciata nel 1567 in forma manoscritta da Baccio Valori (1535?-1606) – figlio del nostro Filippo, nel 1589 bibliotecario della Biblioteca Laurenziana e poi due volte console dell’Accademia Fiorentina – in segno di rinnovata riconciliazione dopo la partecipazione del padre alla ribellione di Filippo Strozzi contro Cosimo. A partire da questi elementi si è giunti a ipotizzare che la redazione volgare non rappresenti il volgarizzamento di quella latina e che la biografia offerta a Leone X rielabori una preesistente versione testimoniata dal testo volgare. Portando alle estreme conseguenze le riflessioni di Martelli, che aveva invece ipotizzato una traduzione di Filippo non dalla versione latina a noi giunta ma da una precedente ‘prima stesura’ non rinvenuta, Riccardo Fubini (2005) ha affermato: «Niccolò Valori aveva dunque derivato il testo offerto a Leone X da una preesistente e inedita redazione volgare di anni ormai lontani [probabilmente del 1495]. Una tale ‘veste’ era precisamente quella che il figlio Filippo, sotto mentite spoglie di un volgarizzamento, presentava con alcuni aggiustamenti a Lucrezia, nel nome [...] di un’antica solidarietà di famiglia» (pp. 450 s.).
La vita di Filippo e di molti altri membri della famiglia cambiò radicalmente con l’omicidio del ‛moro’ Alessandro il 6 gennaio 1537: lo scontro con i Medici si fece esplicito e insanabile con la successione al governo di Cosimo I. Filippo si avvicinò sempre più al consanguineo Baccio, il quale, dopo la ‘militanza’ medicea, si unì a Filippo Strozzi e al partito filofrancese. Le truppe contrarie a Cosimo I si radunarono a Montemurlo, a trenta chilometri circa da Firenze, ma lì furono assediate e sconfitte dalla compagine medicea, guidata da Alessandro Vitelli e Pirro Colonna. La battaglia avvenne il 2 agosto 1537: gli antimedicei furono sconfitti e Filippo, insieme a Baccio e al di lui figlio secondogenito Filippo, fu decapitato il 20 agosto dello stesso anno (cfr. Kovesi, 1987, p. 325).
Tra le cinquecentesche testimonianze dell’episodio è possibile segnalare, oltre alle Istorie della città di Firenze di Jacopo Nardi (a cura di A. Gelli, II, 1858, p. 30), i Commentari di Filippo de’ Nerli (a cura di S. Russo, 2007), elaborati tra il 1549 e il 1552. La teleologica narrazione di de’ Nerli si chiude proprio con la vittoria di Montemurlo (libro XII): «E Filippo Strozzi, Bartolomeo Valori e Anton Francesco degl’Albizzi, ch’erano nella rocca di Montemurlo, doppo certa poca difesa che potettero fare, s’arrenderono al signor Alessandro; onde furono, quella mattina, condotti in Firenze prigioni Filippo Strozzi, Bartolomeo Valori con due figliuoli e Filippo, suo nipote, e Anton Francesco degl’Albizzi [...]. E doppo, a pochi giorni, furono decapitati [...]. E patirono, allora, le pene Bartolomeo e Anton Francesco anche de’ peccati passati, commessi per loro nelle mutazioni degli stati di Firenze, che, tante volte, in tanti modi, per la loro instabilità, poca fermezza e troppa ambizione, se n’erano travagliati» (pp. 125 s.).
Opere. Della biografia laurenziana latina si segnalano tre codici manoscritti, tutti non autografi (Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Laur. Plut. LXI.3; Firenze, Biblioteca nazionale, Pal. 1101; Città del Vaticano, Biblioteca apostolica Vaticana, Ott. Lat. 2763), e due edizioni a stampa (a cura di L. Mehus, Firenze 1749; a cura di G.C. Galletti, Firenze 1847, esemplata sul testo di Mehus). La versione volgare è tramandata da quattro codici (Firenze, Biblioteca nazionale, Panciatichiano 172; Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Laur. Plut. LXI.18, con lettera dedicatoria di Baccio a Cosimo datata 1567; Firenze, Biblioteca Riccardiana, 2599; Firenze, Biblioteca Marucelliana, C 66, in cui l’opera è attribuita a Matteo del Chiaro) e dall’edizione giuntina del 1568 (pubblicata in calce al Diario de’ successi più importanti seguiti in Italia, & particolarmente in Fiorenza dall’anno 1498 in sino all’anno 1512 raccolto da Biagio Buonaccorsi in que’ tempi coadiutore in segreteria de magnifici signori dieci della guerra della città di Fiorenza e autonomamente con il titolo di Vita del mag. Lorenzo de’ Medici il vecchio, scritta da Niccolo Valori patritio fiorentino. Nuouamente posta in luce). La princeps in volgare del 1568 è stata riproposta in Valori, 1992, mentre l’anno precedente erano apparse sia la versione latina che quella volgare (Valori, 1991).
Fonti e Bibl.: J. Nardi, Istorie della città di Firenze, a cura di A. Gelli, II, Firenze 1858, p. 30; F. de’ Nerli, Commentari de’ fatti civili occorsi nella città di Firenze dal 1215 al 1537, a cura di S. Russo, diss., Napoli 2007, pp. 125 s.; Memorie di casa Valori, a cura di L. Polizzato - C. Kovesi, Firenze 2007 (in partic. L. Polizzotto, Introduzione, pp. 9-56; F. Valori, Ricordi (ms. Panciatichi 134), pp. 123-156).
F. Gilbert, Guicciardini, Machiavelli, Valori on Lorenzo Magnifico, in Renaissance News, XI (1958), 2, pp. 107-114; M. Martelli, Le due redazioni della Laurentii Medicei vita di Niccolò Valori, in La Bibliofilia, LXVI (1964), pp. 235-253; N. Rubinstein, The formation of the Posthumous Image of Lorenzo de’ Medici, in Oxford China and Italy. Writings in honour of Sir Harold Acton, a cura di E. Chaney - N. Ritchie, London 1984, pp. 94-106; E. Gusberti, Un mito del Cinquecento: Lorenzo il Magnifico, in Bullettino dell’Istituto storico Italiano per il Medio Evo e Archivio muratoriano, XCI (1984), pp. 183-279 (in partic. pp. 229-231); C.M. Kovesi, Niccolò Valori and the Medici restoration of 1512. Politics, eulogies and the preservation of a family myth, in Rinascimento, XXVII (1987), pp. 301-325; R. Pesman Cooper, Political survival in early Sixteenth-century Florence: the case of Niccolò Valori, in Florence and Italy. Renaissance studies in honour of Nicolai Rubinstein, a cura di P. Denley - C. Elam, London 1988, pp. 73-90; N. Valori, La vita di Lorenzo de’ Medici, a cura di E. Niccolini, Vicenza 1991 (in partic. E. Niccolini, Prefazione e Nota biografica, pp. 9-36); Id., La vita di Lorenzo il Magnifico, Palermo 1992 (in partic. A. Dillon Bussi, Introduzione e Notizia, pp. 7-19); R. Fubini, Lorenzo de’ Medici tra eulogia e storia: la Laurentii Medices vita di Niccolò Valori, in Il principe e la storia. Atti del Convegno..., Scandiano... 2003, a cura di T. Matarrese - C. Montagnani, Novara 2005, pp. 439-463; V. Lepri, Valori, Niccolò, in Machiavelli. Enciclopedia machiavelliana, II, Roma 2014, p. 642.