FILISTEI (ebr. Pĕlishtīm)
Popolazione stabilita sulle coste della Palestina, nota soprattutto per le notizie contenute nell'Antico Testamento, a proposito delle lunghe e accanite lotte da essa combattute con gli Ebrei. Per questi i Filistei rappresentano il nemico per eccellenza, e il sentimento di profonda avversione ad essi è accresciuto dalla nozione, fortemente e profondamente impressa, che essi sono totalmente stranieri (non, come per es., gli Ammoniti, i Moabiti, gli Aramei, discesi da un ceppo comune agli Ebrei, e pertanto apparentati nell'origine, se pure attualmente nemici). Questa assoluta diversità di stirpe, che si manifesta tra l'altro nell'essere i Filistei incirconcisi ('ărēlīm), si fa risentire anche nel nome che essi portano per lo più nella versione greca (Settanta) della Bibbia, 'Αλλόϕυλοι "stranieri".
Una tradizione ripetutamente affermata nella Bibbia (Deuter., II, 23; Amos, IX, 7; Geremia, XLVII, 4) fa dei Filistei un popolo emigrato da Kaphtor, e questo nome è stato identificato da una tradizione già antica con la Cappadocia. Ma la presenza, in documenti egiziani, di un nome etnico Keftiu, che è senza dubbio da identificarsi con Creta (v.), ha indotto la maggior parte degli studiosi ad ammettere il conguagliamento Kaphtor-Keftiu, il quale, è foneticamente perfetto (r in egiziano passa frequentemente a w, u, specialmente in posizione finale); mentre d'altra parte la presenza di un popolo Puristi (che anch'esso corrisponde ottimamente a Pĕlishtīm) tra i "popoli del mare" che dalla costa di Siria minacciarono d'invasione l'Egitto sullo scorcio del sec. XIII a. C. e sul principio del XII sembra confermare la teoria che mette in relazione la venuta dei Filistei in Palestina col crollo della talassocrazia cretese in seguito alle migrazioni elleniche. Che i Filistei siano partiti da Creta per giungere in Palestina non significa tuttavia che quell'isola sia da ritenersi la loro patria d'origine, poiché essa potrebbe essere stata soltanto una stazione di un più vasto movimento migratorio: in tal caso i Filistei potrebbero essere di stirpe greca o originaria dell'Asia Minore. Il problema potrebbe essere risolto soltanto da dati linguistici o archeologici incontrovertibili; ma i primi purtroppo mancano quasi del tutto (il conguagliamento sĕrānīm, titolo dei principi delle città filistee nella Bibbia, con τύραννος, non è sicuro, e lo stesso vocabolo greco è, a quanto pare, di origine cretese o dell'Asia Minore), i secondi, per quanto più abbondanti, non dànno altro che generiche analogie con l'arte egea e asianica.
Comunque sia, non è dubbio il carattere di colonizzazione oltremarina dell'occupazione della costa palestinese da parte dei Filistei: in questa occupazione essi sottomisero una popolazione di stirpe semitica la cui presenza nell'età anteriore al sec. XIII a. C. è abbondantemente documentata (gli abitanti di Ascalona assediata - v. fig. - hanno tipo semitico), e che doveva essere identica a quella che si mantenne più a nord, i Fenici (v.). Infatti il territorio filisteo, estendentesi da Giaffa a Gaza, non è che la continuazione di quello fenicio; tuttavia esso possiede un retroterra più ampio, formato dalla fertile valle di Yezre'el a nord e dalla steppa di Giuda a sud, le quali costituiscono l'accesso rispettivamente all'altipiano efraimitico e a quello giudaico. Tale situazione doveva portare i Filistei, subito dopo aver assicurato il loro possesso della costa, a estendersi verso oriente, venendo in conflitto con le tribù israelitiche, che avevano occupato recentemente quel territorio.
Le città tenute dai Filistei, Gaza, Ascalona, Asdod (nella versione dei Settanta chiamata Azoto), Ecron, Gath, erano unite in una specie di confederazione: ciascuna di esse ha un proprio re, e in taluni racconti appare come operante indipendentemente dalle altre, mentre in altri i Filistei sembrano costituire un'unità politica (probabilmente tale unità non era effettiva se non in tempo di guerra). Che assai per tempo i Filistei abbiano sottomesso una parte della popolazione israelitica è mostrato dalla storia di Sansone, della quale per mancanza di dati sufficienti non possiamo fissare la cronologia né valutare esattamente l'importanza ma che certamente ha un substrato storico (Giudici, XIII-XIV) e che è posta in relazione specialmente con la città di Gaza. Ma la lotta decisiva tra Filistei e Israeliti è quella che è narrata in I Re [Samuele], e che s'inizia con l'occupazione dell'intero altipiano efraimitico da parte dei Filistei dopo la vittoria di Aphek (nella pianura di Saron) in cui l'arca santa cadde in mano dei Filistei e fu portata come trofeo ad Asdod (donde una serie di eventi miracolosi l'avrebbero fatta ritornare in potere degl'Israeliti, I Re [Samuele], IV-VI). Appunto l'oppressione dei Filistei (caratteristico il divieto fatto agl'Israeliti di fabbricare armi) fu la causa dell'unificazione delle tribù israelitiche sotto un re, Saul, che le condusse alla vittoria. Ma nuovamente gl'Israeliti furono sconfitti e Saul ucciso col figlio primogenito Gionata (I Re [Samuele], XXXI), soprattutto a causa dell'allontanamento di David. Questi, respinto e insidiato da Saul, era passato al servizio di Akish, re di Gath, e il regno da lui costituitosi in Giuda fu effettivamente, per un certo tempo, sotto l'egemonia dei Filistei. Soltanto dopo lunghe e complesse lotte David riuscì a rendersi signore dell'intero Israele e a sottomettere, riducendola a condizione di vassallaggio, la pentapoli filistea.
Da allora in poi i Filistei non riebbero più l'antica potenza: se di tratto in tratto le loro singole città si ribellarono ai re d'Israele e di Giuda, non riuscirono mai tuttavia a costituire uno stato unitario, e finirono anch'esse con l'essere sottomesse prima all'Impero babilonese, poi a quello persiano, finalmente a quello macedonico e tolemaico. Il processo di semitizzazione, che doveva essere cominciato fin dai primi tempi dell'arrivo dei Filistei sulla costa (se alcuni dei nomi di persona che la Bibbia ci ha tramandati di essi hanno un aspetto non semitico, altri sono invece schiettamente semitici), andò sempre maggiormente intensificandosi, tanto che, probabilmente, al tempo dell'Impero persiano ogni traccia di differenziazione etnica doveva essere cancellata. Tuttavia la netta distinzione dei Filistei dagli Ebrei durò a lungo: l'episodio narrato in Nehemia, XIII, 23-27 intorno al divieto di matrimonio tra gli Ebrei e le donne di Asdod e il divario linguistico tra queste e quelli ne è una prova caratteristica, per quanto sia dubbio se la "lingua di Asdod" fosse la continuazione del linguaggio originario dei Filistei o non piuttosto un dialetto aramaico. Anche la denominazione del territorio dal nome dei suoi occupanti si mantenne, e anzi il mondo ellenico, come del resto era naturale, ebbe notizia del territorio costiero prima che del retroterra, e dai Filistei lo denominò Συρία Παλαιστίνη (già in Erodoto, I, 104; III, 5; IV, 39; VII, 89; del resto la denominazione del paese come Purasati, Pilistu, Pĕleshet è già rispettivamente dell'egiziano, assiro, ebraico) e il nome si estese dalla costa alla regione dell'interno, donde il latino Palaestina.
Ben poco, come s'è accennato, ci è noto della civiltà filistea: gli scavi hanno fornito un materiale che si differenzia pochissimo da quello delle altre città cananee. I Filistei dovettero avere (e ciò spiega i loro successi iniziali contro gli Ebrei) una superiorità di armamento, analogo probabilmente a quello della civiltà minoica (caratteristico, nei monumenti egiziani, l'elmo crestato) e l'impressione che esso fece agli Ebrei leggermente armati si riflette nei racconti biblici, intorno ai guerrieri di statura gigantesca (gibbōrīm), forniti di pesante armatura di bronzo e di lunghe aste anche di bronzo (I Re [Samuele, XVII, 4-7; II Re [Samuele], XXI, 15-22). Delle divinita dei Filistei sono menzionati Dagon (v.), Atargatis-Derceto (il cui culto si mantenne a lungo ad Ascalotis), Beelzebub (v.), dei quali il primo è sicuramente semitico, mentre negli altri due possono forse ravvisarsi elementi estranei, tuttavia certamente contaminati con elementi semitici; il rito del "salto della soglia" nel tempio di Dagon (che il racconto di I Re [Samuele], V, 5 spiega eziologicamente) è troppo generalmente diffuso per poter fornire un criterio intorno alla sua origine.
Bibl.: R. A. S. Macalister, The Philistines, their History and Civilisation, Londra 1921; H. R. Hall, The Keftians, Philistines and other Peoples of the Levant in Cambrdige Ancient History, II, Cambridge 1923; S. A. Cook, The Rise of Israel, ibid., pp. 376-391.