FILLADI
. Rocce scistoso-cristalline, o metamorfiche, caratterizzate da una fortissima scistosità e da una grana tanto minuta da non permettere, nella maggioranza dei casi almeno, il riconoscimento ad occhio dei minerali costituenti. Prendono il nome dal loro aspetto finemente fogliettato (dal gr. ϕύλλον "foglia"), nome, che molti autori, seguendo la nomenclatura tedesca, sostituiscono meno opportunamente con quello di filliti, dato anche ai fossili vegetali formati da foglie.
La maggior parte di queste rocce appartiene alla serie dei parascisti, ossia deriva dalla metamorfosi di rocce sedimentarie, e precisamente di sedimenti argillosi, in cui l'origine è spesso riconoscibile. Alcuni autori anzi collocano per ciò le filladi tra le rocce sedimentari (Rosenbusch); cosa che non appare giustificata, perché esistono filladi d'origine sicuramente eruttiva.
Le filladi tipiche formano termine di passaggio fra gli scisti argillosi e i micascisti, e come questi ultimi sono essenzialmente formate da quarzo e mica. La mica però, più che in laminette distinte è disposta in pellicole e straterelli ondulati o finissimamente increspati, che segnano il distacco dei singoli fogli in cui la roccia facilmente si divide e ne spalmano la superficie di uno strato con viva lucentezza sericea o madreperlacea. Il quarzo, minutamente granulare e risolvibile solo al microscopio, forma pure sottilissimi straterelli o lenti. La mica è di solito muscovite o sericite, ma può essere anche paragonite o biotite. Frequente come componente delle filladi è la clorite. In taluni casi si ha anche la cloritoide e l'ottrelite che formano idioblasti ben visibili a occhio nudo, e la calcite. Più rara la presenza di feldspati (albite). Componenti accessori frequenti sono il rutilo, la tormalina, la pirite e altri pochi minerali. La grafite è frequente ed è caratteristica per le filladi dette appunto scisti grafitici.
Il colore della roccia è vario, da grigio a grigio-verdastro a grigio-nerastro, a seconda della composizione.
Ritenute in altri tempi caratteristiche della parte più recente dei terreni arcaici, si sa ora che esse possono trovarsi ai più varî livelli della serie stiatigrafica, essendo la loro origine legata non a uno speciale periodo della storia della terra, ma piuttosto a un tipo particolare di metamorfismo, e precisamente al metamorfismo di minore profondità ossia alla cosiddetta epizona.
Filladi tipiche abbiamo nelle Alpi, sia appartenenti verosimilmente al Paleozoico o anche più antiche, sia, come nelle Alpi Piemontesi, a terreni secondarî e forse anche più recenti. Filladi ottrelitiche (o scisti ottrelitici) abbiamo nelle Alpi Apuane, dove sono da ritenersi di età triassica. Sedimenti essenzialmente giuresi, con intenso metamorfismo meccanico (o di epizona), sono le rocce in prevalenza filladiche che formano la serie dei cosiddetti Bündnerschiefer o schistes lustrés dei geologi svizzeri, sviluppati appunto nei Grigioni e in altri punti della Svizzera meridionale.
Alla serie delle filladi si possono ascrivere anche gli scisti sericitici, ricchissimi di questa varietà verdognola di mica bianca, morbida e untuosa al tatto tanto da confondersi (come è accaduto più volte) col talco. Se alcune di queste filladi sericitiche sono d'origine sedimentare (come nel Taunus), altre derivano sicuramente da laminazione di porfidi e di tufi porfirici. Se ne hanno belli esempî nelle Alpi Lombarde, in Liguria, ecc.
Rocce facilmente disgregabili e spesso alterabilissime (filladi calcritiche, ecc.) dànno al paesaggio un aspetto dolce e morbido e sono spesso coperte di praterie e di vegetazione abbondante.
Sono spesso usate come materiale di copertura, nello stesso modo delle ardesie (scisti tegolari).