Film quarterly
Rivista statunitense con cadenza trimestrale. Pubblicata dalla University of California Press, è stata la prima rivista cinematografica accademica degli Stati Uniti. Esordì nel 1945 con il titolo "Hollywood quarterly", trasformandosi poi, nel 1951, in "Quarterly of film, radio and television", per assumere infine quello attuale nel 1958.
Di impostazione non convenzionale, senza pregiudizi programmatici nei confronti di particolari scuole, correnti o indirizzi di pensiero, F. Q. ha come finalità la più vasta diffusione di una critica cinematografica di alto livello accademico, che promuove la discussione intorno a film generalmente trascurati da quella corrente. Gli argomenti trattati sono molteplici: infatti, con il suo indirizzo eclettico, la rivista copre vari settori, spaziando dai campi delle cinematografie nazionali alla storia del cinema, dai documentari ai film sperimentali e di avanguardia, dalla cinematografia classica ai film hollywoodiani, fino a raggiungere i TV movies e i video. In ciascun numero, accanto a recensioni di film e di libri, compaiono saggi, per lo più di collaboratori accademici, ma anche di storici o cinefili. Negli anni Sessanta aveva rubriche dedicate ai festival e presentava interviste a registi e attori famosi, come Lindsay Anderson, Buster Keaton, Richard Lester e Bernardo Bertolucci. Via via l'impianto culturale si è modificato; la rivista ha evitato di proposito di occuparsi di festival e rassegne, o di pubblicare interviste sensazionali, sottolineando invece l'interesse prevalente per lo sviluppo della riflessione teorica sul cinema, sia pure in una prospettiva che privilegia l'analisi di singoli film, e rivolgendo quindi la propria attenzione all'opera di scrittori, sceneggiatori, direttori della fotografia o registi. Per lo più attenta alla produzione contemporanea, F. Q. ospita anche saggi dedicati ai 'classici' o a film del passato, ma solo in occasione di riedizioni o di nuove letture. Tuttavia, soprattutto dagli anni Novanta, la grande diffusione di VHS e DVD, e quindi la disponibilità di opere che erano ormai fuori dal circuito commerciale, ha determinato una svolta nell'indirizzo della rivista, con un notevole aumento degli articoli a carattere storico. Tra le riviste accademiche è la più diffusa a livello internazionale.