FILOCORO (Φιλόχορος, Philocŏrus)
Figlio di Cicno, uno dei più noti tra gli attidografi. Visse nella prima metà del sec. III a. C. e cadde, come partigiano di Tolomeo Filadelfo, dopo l'occupazione di Atene da parte di Antigono Gonata (263 circa). La sua opera maggiore è un'Attide in 17 libri, che raccoglieva tutta la storia dell'Attica dalle origini fino ai suoi tempi: la disposizione dell'opera era rigorosamente cronologica, prima per re, poi per arconti.
La minuta dottrina dell'opera, dominata, specialmente per il periodo mitico, da un accentuato e caratteristico razionalismo, che riduceva ogni fatto a proporzioni umanamente normali, le ha valso una larga fortuna presso gli eruditi posteriori, come ancora ci provano le abbondantissime citazioni, specie in Dionisio di Alicarnasso, in Didimo, in Eusebio e Strabone. Dell'Attide F. stesso fece un'epitome; un'altra fu fatta da Asinio Pollione di Tralles. Una numerosa serie di ricerche particolari accompagnò e completò la redazione di quest'opera: sugli agoni in Atene, sui misteri, le purificazioni, i sacrifici, le feste, ecc. Non mancano notizie su ricerche letterarie: sui miti di Sofocle, su Euripide e Alcmane. Notevole una disquisizione epistolare sulla tragedia. Anche i titoli delle opere minori confermano l'interesse prevalente di F. per le indagini di argomento religioso: del resto Suida ci dice che era un indovino. Tipico l'abbondante uso di spiegazioni etimologiche, per cui l'interpretazione di feste, costumi, miti, ecc. si riduce a rendersi conto più o meno fantasticamente del loro nome.
Raccolta di frammenti in C. Müller, Fragmenta historicorum graecorum, I, p. 384 segg. e IV p. 646 segg., ormai invecchiata. Nell'attesa della nuova raccolta in F. Jacoby, Fragmente der Griechischen Historiker, v. i nuovi frammenti contenuti nel commento di Didimo a Demostene (Berlino 1904) e quelli rintracciati da A. Roersch nella Cronaca di Freculfo, che sono però ricopiati dalla Cronaca di S. Girolamo (Le Musée Belge, I, 1897, p. 147 segg.) e quelli parimenti rintracciati da C. Landi (Demogorgone, Palermo 1930, p. 26 segg.) nelle Genealogiae deorum gentilium del Boccaccio, che li attinse direttamente o indirettamente a un'opera di Teodonzio; si veda anche il commento di M. Lenchantin De Gubernatis in Rivista di filologia classica, n. s. X, (1932).
Bibl.: A. Böck, Über den Plan der Atthis des Philochoros, in Gesammelte Schriften, V, Lipsia 1871, p. 397 segg.