Filolao di Crotone Astronomo, matematico e filosofo (n. 470 ca
m. tra la fine del 5° sec. e l’inizio del 4°). Esponente della scuola pitagorica, fuggì da Crotone quando, intorno al 450, scoppiò la sollevazione antipitagorica, e riparò a Tebe dove fondò una scuola. «Tutto ciò che si conosce ha un numero e senza il numero non si potrebbe conoscere o pensare alcunché», dice un celebre frammento di Filolao. Perciò il numero è la legge del cosmo, e il limite (numero dispari) e l’illimitato (numero pari) sono i principi delle cose, accanto ai quali F. pose il «parimpari», cioè quell’unità che aggiunta al pari lo rende dispari e aggiunta al dispari lo rende pari. Di qui l’esaltazione della mistica decade, il numero 10, somma del parimpari, del primo pari, del primo dispari e del primo quadrato. Nel sistema cosmologico di F. (chiamato nel Rinascimento ipotesi pitagorica, ed erroneamente creduto simile a quello copernicano), il cosmo è compreso tra l’Olimpo e un fuoco centrale immobile (che non è però il Sole). Fra l’Olimpo e il fuoco centrale ruotano dieci corpi celesti: primo e più esterno quello che porta le stelle fisse, poi i cinque pianeti allora conosciuti, e infine il Sole, la Luna, la Terra e l’Antiterra che è la più vicina al fuoco centrale, e che non si può mai vedere dalla Terra, perché quest’ultima è sempre rivolta verso l’Olimpo (i pitagorici non conoscevano gli antipodi).