FILOMELA (Φιλομήλα, Φιλομήλη)
Figlia di Pandione e sorella di Procne nella saga di Aedon megarica, attica e focea.
La leggenda delle due figlie di Pandione, grazie alla interpretazione che Ovidio ne ha dato nelle Metamorfosi (forse seguendo il dramma di Sofocle) ha esercitato la sua influenza sull'arte fino ai tempi moderni. Tereo, re dei Traci, sposò dapprima Procne, poi rapì F., l'infamò, le tagliò la lingua e la nascose. Procne lo viene a sapere; le due sorelle uccidono Itys, il figlio di Procne, e lo danno come cibo a Tereo. Quando questi viene a sapere la verità, perseguita le due sorelle che vengono trasformate una in rondine e l'altra in usignolo, mentre lo stesso Tereo si trasforma in upupa.
Dall'arte figurativa questa leggenda non fu molto amata. Dei sec. VII a. C. è la metopa di terracotta proveniente da Thermon, in cui le due sorelle, definite coi loro nomi di uccello (Chelidon e Aedon), si piegano su Itys, il figlio di Procne, del quale è conservata soltanto la testa. La stessa scena è rappresentata in maniera più viva da Makron intorno al 480, nell'interno di una coppa decorata a figure rosse. La muta F. si serve dell'alfabeto espresso con le dita. Un'altra raffigurazione dell'uccisione la troviamo su uno specchio etrusco. La scena in cui F. scaglia la testa di Itys contro Tereo si trova in un rilievo proveniente da Intercisa (Ungheria). Secondo il Becatti Fidia avrebbe raffigurato F. con la spola in mano nella metopa XX S del Partenone (nota dai disegni del Carrey), mentre volge le spalle alla sorella Procne che sta svolgendo la tela ricamata da F. e raffigurante il misfatto compiuto da Tereo. Procne, con Itys stretto a lei, si può vedere in una statua dall'acropoli di Atene, alla quale è stata forse applicata una testa non pertinente (v. vol. i, fig. 371). Si suole riconoscere in essa l'offerta votiva, ricordata da Pausania (i, 24, 3), di un Alkamenes, che si suppone essere, invece, il nome dell'artista. Singolare è la rappresentazione della persecuzione su di un vaso àpulo: le due sorelle fuggono su un cocchio; Tereo, che le segue a cavallo, è sviato da Apate; tutte le persone sono indicate da un'iscrizione. Non è sicuro che un vaso frammentario di Paestum rappresenti la persecuzione. Una raffigurazione di F. è ricordata da Luciano (Dea Syr., 40).
Bibl.: C. Robert, Griechische Heldensage, II, i, Berlino 1920, p. 155; O. Höfer, in Roscher, III, 2, cc. 2344-48; M. C. von der Kolf, in Pauly-Wissowa, XIX, 1937, cc. 2515-2519, s. v. Philomela, n. 5; E. Pfuhl, Malerei und Zeichnung, Monaco 1923, fig. 481; H. Payne, in Annual of the British School Athens, XXVII, 1925-26, p. 126; J. D. Beazley, Red-fig., p. 310, 147; Arch. Anz., 1920, p. 81, fig. 6; G. Lippold, in Handbuch der Archäologie, III, i, p. 185, tav. 66, i; A. Spinazzola, Arti decorat., Milano 1928, tav. 209; A. D. Trendall, Paestan Pottery, Londra 1936, fig. 53; G. Becatti, Problemi Fidiaci, Milano 1951.