NITTI, Filomena
NITTI, Filomena. – Nacque a Napoli il 10 gennaio 1909, dallo statista Francesco Saverio e da Antonia Persico, figlia del giurista cattolico Federico.
Era la minore di cinque figli: Vincenzo, Maria Luigia, Giuseppe e Federico. Con quest’ultimo, medico batteriologo, condivise buona parte del suo percorso scientifico.
Trascorse l’infanzia fra Napoli, con i nonni paterni, e Roma, residenza abituale dei genitori. Dopo l’avvento del fascismo al potere, nel 1922, la famiglia fu costretta prima a lasciare Roma per sfuggire alle ripetute violenze squadriste, e poi anche Napoli, a causa del clima ostile verso il loro antifascismo. Dopo un anno difficile trascorso a Zurigo, nel 1923 si stabilirono a Parigi, dove Filomena trovò da subito un ambiente particolarmente congeniale.
Appresa la lingua in una scuola serale, frequentò un noto liceo privato laico parigino, il Sévigné. Si iscrisse quindi alla facoltà di scienze naturali della Sorbona. Nel frattempo, svolgeva ricerche bibliografiche a pagamento e dei suoi servigi si avvalse anche Gaetano Salvemini per la redazione del suo Mussolini diplomate (Parigi 1932). Lasciatosi alle spalle un giovanile fidanzamento con Giorgio Amendola, nel 1931 sposò un giornalista ebreo di origine polacca, Stephan (Stefen) Walter Freund, che aveva tradotto in francese i Principi di scienza delle finanze di Francesco Saverio Nitti. Da lui ebbe due figli, Francesco (1931-1976) e Jean-Paul.
Nato nel 1933, Jean-Paul poi assunse il nome di Gian Paolo Nitti e divenne un promettente giovane storico presso l’Università di Roma La Sapienza. Riannodati intensi rapporti con la terra d’origine della famiglia, la Basilicata, morì nel 1970, in un incidente automobilistico il giorno dopo essere stato eletto come indipendente nelle liste del Partito comunista nel primo consiglio regionale della Basilicata e nel consiglio comunale di Maratea, il comune dove sorgeva la villa del nonno Francesco Saverio.
Entrata nei giovani del Partito comunista, nel 1935 Filomena partì col marito per Mosca, dove soggiornò circa un anno (1935-36) e lavorò per il Journal de Moscou e per Soccorso rosso, allora diretto da Elena Stassova. Separatasi dal marito, tornò a Parigi, e dopo aver lavorato per due anni come analista chimica, entrò con una borsa di studio all’Istituto Pasteur, dove suo fratello Federico lavorava già da qualche anno presso il laboratorio di chimica terapeutica al fianco di Daniel Bovet. L’incontro con Bovet fu decisivo: divenne sua stretta collaboratrice già a partire dal lavoro sui primi sulfamidici, realizzato in collaborazione con Federico Nitti e Jacques Tréfouël, e successivamente sua moglie (1939). Dall’unione nacque a Parigi nel 1939 Daniel-Pierre, che sarebbe divenuto professore ordinario di informatica nelle università italiane. Negli anni dell’occupazione tedesca di Parigi (1940-44), i coniugi lavorarono intensamente alla redazione della loro fondamentale monografia sui farmaci del sistema nervoso vegetativo (Structure et activité pharmacodynamique des médicaments du système nerveux végétatif. Adrénaline acétylcholine histamine et leurs antagonistes, Bâle 1948).
Finita la guerra, in base a un precedente accordo di Bovet con la moglie e i familiari di lei – accordo che prevedeva, qualora possibile, il trasferimento in Italia per contribuire alla ripresa postbellica delle attività di ricerca biomedica – lasciarono la Francia per Roma, avendo risposto all’invito del direttore dell’Istituto superiore di sanità (ISS) di Roma, Domenico Marotta, di venire a fondare il nuovo laboratorio di chimica terapeutica presso l’Istituto da lui diretto. Anche Federico Nitti avrebbe dovuto collaborare all’iniziativa per guidare la ricerca sui farmaci antibatterici, ma morì nel 1947 per una forma fulminante di tubercolosi contratta nel laboratorio del Pasteur.
Negli anni di lavoro all’ISS (1947-1964), Nitti svolse un ruolo di primaria importanza in gran parte delle ricerche che si svilupparono nel laboratorio, come testimonia la sua qualità di coautrice in molti dei lavori di Bovet (Bignami, 1993, pp. 76-104).
A lei competevano quegli aspetti del lavoro che richiedevano particolare perizia tecnica e pazienza, come le prove con l’apparecchio di Warburg a 24 bracci manometrici o come la preparazione nervo frenico-diaframma di ratto, cruciale per la scoperta dell’azione curarizzante della succinilcolina, presto utilizzata in chirurgia. Su questa ‘divisione del lavoro’ i Bovet, ambedue dotati di un fine senso dell’ironia, spesso scherzavano, definendo tali operazioni ouvrages de dames. Una funzione non meno importante di Nitti fu quella di curare i problemi organizzativi di un laboratorio di dimensioni crescenti e di sempre maggiore diversificazione, e di istruire gli apprendisti ricercatori biologi e medici (attività scherzosamente definita ‘giardino d’infanzia’).
Nitti si impegnò inoltre in innumerevoli attività sociali, culturali e politiche; all’interno dell’ISS svolse un’efficace attività di welfare informale a favore dei dipendenti e delle loro famiglie; all’esterno, collaborò a iniziative come l’Unione nazionale per la lotta all’analfabetismo e ad attività editoriali di interesse sociale, sostenute da un forte impegno verso il riscatto delle popolazioni del Mezzogiorno, di cui Nitti conosceva bene i problemi, essendo la sua famiglia paterna originaria di Melfi in Basilicata. Dal 1954, inoltre fu segretaria del comitato per l’edizionale nazionale delle opere di suo padre.
Seguito il marito nel trasferimento all’Università di Sassari (1964), continuò per qualche tempo a condurre ricerche, soprattutto nel campo del comportamento animale (si veda per esempio, con D. Bovet - A. Oliverio, Genetic aspects of learning and memory in mice, in Science, CLXIII [1969], pp. 139-149). Quando ritornò a Roma (1969), dove Bovet era stato nominato direttore dell’Istituto di psicobiologia e psicofarmacologia del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR) e poi ordinario di psicobiologia all’Università La Sapienza, si ritirò dall’attività di ricerca per dedicarsi all’impegno nel sociale. Prima e dopo la morte del marito, avvenuta nel 1992, si occupò inoltre di raccogliere e collazionare le carte prodotte dalla loro comune vita di lavoro, in vista della donazione agli Archivi dell’Istituto Pasteur di Parigi. Profuse poi grande impegno come segretaria del Comitato, presieduto da Luigi Einaudi, incaricato dell’edizione nazionale delle opere di Francesco Saverio Nitti.
Si tolse la vita a Roma il 7 ottobre 1994.
Fonti e Bibl.: Paris, Institut Pasteur, Archives, fond Daniel Bovet (http://www.pasteur.fr/info-sci/archives/f-fnd.html). Ricordo di Daniel Bovet, a cura di G. Bignami, Annali dell’Istituto superiore di sanità, XXIX (1993), suppl. 1, pp. 1-104; I laboratori di chimica terapeutica, a cura di G. Bignami - A. Carpi De Resmini, Roma 2005, passim (http://www.iss.it/binary/publ/cont/quader-ni_1.pdf); F. N. Bovet, in E. Strickland, Scienziate d’Italia. Diciannove vite per la ricerca, Roma 2011, pp. 87-90; R. Passione, F. N., in Scienza a due voci. Le donne nella scienza italiana dal Settecento al Novecento, Bologna 2004-11 (http://scienzaa2voci. unibo.it).