filosofare
. Nel senso di " praticare o darsi alla filosofia " (cfr. Uguccione " philosophor -aris, idest ‛ studere in philosophia ' vel ‛ docere philosophiam ' ") e, più in generale, di " meditare, speculare, indagare filosoficamente ", ricorre quattro volte in Dante. Conforme alla sua definizione di ‛ filosofia ' come amistanza a sapienza e di ‛ filosofo ' come amatore di sapienza (Cv III XI 5-6), D. afferma in Cv III XIII 2 che le Intelligenze che sono in essilio de la superna patria [gli angeli ribelli]... filosofare non possono, però che amore in loro è del tutto spento, e a filosofare... è necessario amore. Qui, in particolare, il f. s'identifica con l'atto del ‛ mirare ', mediante il quale le Intelligenze angeliche contemplano la divina sapienza, oggetto finale della filosofia (cfr. III VI 4). Di questo atto speculativo, che è beatitudine de lo 'ntelletto (XIII 2), sono appunto manchevoli gli angeli ribelli perché privati dell'aspetto della divina sapienza e dell'amore per essa che a filosofare... è necessario.
In quanto contemplazione della verità (cfr. Cv III XI 14) il f. è realizzazione della filosofia per eccellenza, della vera philosophia, la cristiana. Perciò solo mediante le tre virtudi cristiane (fede, speranza e carità) si sale a filosofare a quelle Atene celestiali, dove gli Stoici e Peripatetici e Epicurii, per la l[uc]e de la veritade etterna, in uno volere concordevolemente concorrono (XIV 15).
Di qui l'invettiva di Beatrice (ove torna la correlazione tra f. e amore) contro le ciance teologiche che sviano il retto f. dall'unico sentiero che porta all'unico vero: Voi non andate giù [sulla terra] per un sentiero / filosofando: tanto vi trasporta / l'amor de l'apparenza e 'l suo pensiero ! (Pd XXIX 86). Se una è la verità, una è la via che ad essa conduce. Su tale via ci spinge l'amore di sapienza che è l'essenza del f., ma le vane speculazioni questa essenza snaturano col deviare l'amore per l'eterna verità verso l'apparenza e l'inutile ragionare (pensiero) su di essa.