FINZIA (Φιντίας)
Ceramista attico, il cui nome, anche sotto le forme Filzia, Finti, Fizia, ricorre, seguito dalla forma verbale ἔγραψεν, su cinque vasi, tutti a figure rosse di stile severo. La più antica delle opere a noi note, da Vulci ora a Monaco, è una tazza, in cui è il nome del padrone dell'officina, Deiniade. Essa si ricollega ai primi prodotti a figure rosse, con figure molto arcaiche e con caratteri di poca abilità e d'impaccio nella composizione. Il tema della lotta tra Apollo ed Eracle per il tripode, che insieme col mito di Eracle e Alcioneo adorna i lati esterni della tazza, è ripreso da Finzia in quel vaso che conosciamo come il suo capolavoro, l'anfora del Museo nazionale tarquiniese.
Qui il gruppo dei due contendenti è perfezionato con l'audacia dello scorcio della gamba vista di fronte tanto per il dio quanto per l'eroe; ma più insigne ancora è la scena del lato principale con Dioniso e il suo tiaso, ove è freschezza di espressione nei Sileni e nelle Menadi. Tutto denota un progresso notevolissimo in questo ceramista, che, pur rimanendo ligio al passato, sa raggiungere varietà negli schemi e nei singoli aggruppamenti. Così è nella bella figura di guerriero accosciato nell'interno della tazza da Tanagra del Museo di Atene, con cui già valichiamo il sec. VI a. C.
Bibl.: J. D. Beazley, Attische Vasenmaler des rotfigurigen Stils, Tubinga 1925, p. 57 segg.; P. Ducati, Storia della ceramica greca, Firenze 1923, p. 300 segg.; J. C. Hoppin, A handbook of Attic red-figured vases, II, Cambridge 1919, p. 353 segg.; E. Pfuhl, Malerei und Zeichnung der Griechen, Monaco 1923, I, p. 441 segg.