fiorentino
Vale " nativo di Firenze ", come 'l fiorentino spirito bizzarro (If VIII 62), Filippo Argenti, che D. incontra tra gl'iracondi; e tale, all'accento, si rivela D. stesso al conte Ugolino (XXXIII 11: l'aggettivo ricorre qui come predicativo). Ancora come attributo, in Pg XXIII 101. Sostantivato, sempre con questi) valore, in If XVII 70, dove il padoano Reginaldo degli Scrovegni si contrappone ai Fiorentin (i Gianfigliazzi e gli Obriachi) suoi compagni di pena, e in Pd XVI 86 (li alti Fiorentini / onde è la fama nel tempo nascosa compendiano, nella rievocazione di Cacciaguida, la popolazione di Firenze antica).
Nello stesso canto (v. 61) l'appellativo è ancora posto in bocca a Cacciaguida, ma nel senso di " residente a Firenze ": tal fatto è fiorentino [" scilicet, adventitie ", Benvenuto] e cambia e merca, / che si sarebbe vòlto a Simifonti, / là dove andava l'avolo a la cerca: " Il quale castello [di Simifonti] fu... disfatto per li Fiorentini; onde li uomini della contrada in parte vennero ad abitare la cittade " (Ottimo; circa l'identificazione del tal, " la menzione di Semifonte... parrebbe richiamare ad una più determinata allusione ", e precisamente a Lippo Velluti [Casini-Barbi, che trattano il problema con ampia documentazione]).
La rabbia fiorentina (Pg XI 113) è la " plebs furiosa Florentiae, quae tunc erat intolerabilis " (Benvenuto) e che fu distrutta dai Senesi a Montaperti (cfr. G. Villani VI 78): è questo l'unico caso in cui l'aggettivo non sia riferito, grammaticalmente, a un nome di persona.