Vedi FIRENZE dell'anno: 1960 - 1973 - 1994
FIRENZE (v. vol. Ill, p. 696 e S 1970, p. 334)
Nell'ultimo trentennio, numerosi interventi archeologici nell'area urbana di F. hanno accresciuto in misura notevolissima le conoscenze sulla città antica, con particolare riferimento alla topografia, alla cronologia di fondazione della colonia, al suo trapasso all'epoca altomedievale e medievale, nonché alla frequentazione del sito in età preromana.
Area urbana. - Gli interventi eseguiti (1965-1970) nel sottosuolo di S. Maria del Fiore e nell'area tra il Duomo e il Battistero misero in luce, oltre al complesso relativo alle varie fasi della primitiva cattedrale, con le relative aree cimiteriali, anche una serie di strutture di età romana (augustea e imperiale), comprendenti un tratto delle fondazioni del lato Ν delle mura urbiche, una porzione di basolato di un decumano minore e resti di edifici a carattere privato, forse con parziale destinazione artigianale. L'impianto urbanistico di età coloniale non sembra, in quest'area, mutare molto nelle epoche successive; interessante l'assenza, fin dalle prime costruzioni, della seconda via parallela al cardo.
Un limitato saggio effettuato nel sottosuolo di una delle cappelle della navata destra della Basilica di S. Lorenzo mise in luce (1979) strutture romane di età imperiale, di natura termale, forse in parte riutilizzate dalla primitiva basilica ambrosiana. Il rinvenimento conferma quanto già intuibile da altri dati archeologici relativi a quest'area, ossia la notevole espansione edilizia della città al di fuori delle mura sul lato N, come peraltro riscontrato anche su quello O (testimonianze emerse nel sottosuolo della chiesa di S. Pancrazio, 1977-1988), lungo le direttrici viarie principali.
Uno scavo effettuato in Via Vacchereccia presso l'angolo di Via Por S. Maria a seguito di lavori di urbanizzazione (1981), mise in luce un tratto di basolato stradale su due livelli sovrapposti, relativi rispettivamente al periodo coloniale e all'età imperiale, con fognone sottostante, pertinenti al proseguimento del cardo al di fuori della porta meridionale. L'allineamento sembra suggerire una collocazione del ponte sull'Arno in età romana alquanto più a monte dell'attuale Ponte Vecchio.
Una serie di saggi di scavo effettuati nell'area di Via de' Castellani (1982-1985), in occasione di opere pubbliche legate anche al cantiere «Grandi Uffizi», ha permesso di accertare l'apparente assenza nella zona, in epoca romana, di grandi strutture, e la presenza, invece, di grossi riempimenti, eseguiti quasi certamente al momento della costruzione degli Uffizi stessi. La situazione stratigrafica sottostante suggerisce inoltre l'estendersi fin qui della zona portuale, che appare utilizzata dall'età romana fino alla probabile obliterazione dovuta verosimilmente alla disastrosa alluvione del 1333, di cui si sono potute riscontrare le tracce archeologiche.
Nel 1983, l'acquisizione al Museo Archeologico di Firenze di un nuovo cippo della classe delle «pietre fiesolane», con figure di guerriero, leoni e grifo, pertinente a un probabile tumulo sito nella zona di Via dei Bruni, ha portato nuovi dati sulle presenze preromane nell'area urbana e periurbana fiorentina. Il sito si trova, tra l'altro, presso l'inizio comune di due importanti vie naturali di comunicazione transappenninica, nonché su una antica direttrice di avvicinamento per Fiesole.
Gli scavi effettuati in occasione della ristrutturazione della Torre della Pagliazza e dei suoi annessi in Piazza S. Elisabetta (1984-1985) hanno permesso di spiegare archeologicamente l'origine della forma semicircolare della torre, variamente attribuita da alcuni studiosi, solo su tale base, a epoca bizantina (addirittura come torre inframuraria di un'ipotetica cinta di tale periodo), oppure longobarda: la struttura si fonda invece, semplicemente, su un'esedra termale romana, di cui si conservano il pavimento in laterizi e parte dell'alzato, elemento di un complesso più vasto, del quale si sono potute esplorare solo alcune porzioni comprendenti almeno due ambienti riscaldati. Resta incerto se le strutture, genericamente attribuibili all'età imperiale, debbano riferirsi a una terma pubblica, oppure all'apparato termale di una grande domus.
A seguito dei lavori di ristrutturazione (1986) di un edificio di Via del Proconsolo, sito tra la chiesa di Badia Fiorentina e Via Dante Alighieri, venne alla luce un cospicuo complesso archeologico costituito, per l'epoca romana, da un tratto di circa dieci metri delle mura urbiche della colonia, costruite in laterizio pieno, dello spessore di m 2, con telai interni di rinforzo (atti anche a sostenere il camminamento di ronda) di m 3 x ι, e dalla fondazione di una delle torri inframurarie (diam. esterno m 5). All'interno della cinta, e coevi a essa, si sono rinvenuti un tratto di basolato della via pomeriale e un grande pozzo-cisterna rettangolare, mentre, sull'esterno, si appoggiavano alle mura strutture relative a un impianto artigianale di fullonica, costruite in epoca evidentemente successiva, ciò che spiega l'allineamento della via odierna, alquanto avanzato rispetto al tracciato delle mura medesime. Altri dati di notevole interesse sono la presenza, al di sotto delle fondazioni delle mura, di altre strutture romane obliterate per la loro costruzione, e la possibilità, infine, di fissare definitivamente, mediante sicuri riscontri stratigrafici, la cronologia di impianto delle mura stesse tra il 30 e il 15 a.C.
Il sottosuolo della Piazza della Signoria costituisce il maggior complesso di archeologia urbana esistente in Toscana, e certamente uno dei più cospicui in Italia, sia per la sua estensione (m2 8.500 c.a), che per la sua pluristratificazione e per la sua «sigillazione» da un certo momento in poi; la Piazza nasce infatti, a partire dal 1267, con l'abbattimento del quartiere ghibellino degli Uberti, e viene completata, in oltre un secolo, con sistematiche demolizioni, fino a formare un'area omogenea intorno al nuovo Palazzo dei Priori (ora Palazzo Vecchio o Palazzo della Signoria).
La Piazza è stata oggetto, dopo un primo intervento di scavo nel 1974, di esplorazione pressoché globale tra il 1982 e il 1989, con campagne effettuate in lotti successivi, preventivamente alla nuova pavimentazione. Oltre a rinvenimenti di capitale importanza per il periodo alto-medievale e medievale (turris maior degli Uberti, chiese di S. Cecilia e di S. Romolo con relative aree cimiteriali, nonché, in generale, l'intero tessuto urbano tra l'XI e il XIV sec.), si possono segnalare, per le epoche precedenti, le acquisizioni principali.
Per l'epoca preromana i dati geomorfologici indicano l'area dell'attuale piazza come una delle più eminenti della piana, situata nelle immediate vicinanze di uno dei più facili punti di attraversamento dell'Arno; ben vi si collocano perciò le testimonianze, relative a soli reperti mobili, ma altamente significative, della frequentazione del sito dalla preistoria e protostoria fino al periodo ellenistico-repubblicano (sono presenti anche resti di costruzioni già romane ma antecedenti alla colonia), confermando per l'area del centro di F. il ruolo di importante forum commerciale in ogni epoca. Di particolare interesse sono i reperti ceramici di tipo sardo databili alla fine del IV millennio a.C., altri relativi a varie fasi dell'Età del Bronzo, ossidiana, e i frammenti geometrici d'importazione dall'Vili al VI sec. a.C.
L'aspetto dell'area nella prima città romana è quello di un quartiere residenziale di grandi abitazioni signorili, con pavimenti in cocciopesto e intarsi musivi e in opus sectile, muri esterni in pietra e interni in crudo a cassaforma, con intonaci e soffitti dipinti, spartite da ampie strade lastricate, con marciapiedi e fognoni. Sul lato S della piazza attuale è stato finalmente individuato il tracciato delle mura di cinta (la cui direttrice era, per questo lato, assai controversa), che vanno a raccordarsi, sull'allineamento di Via Vacchereccia, con la «fauce» della porta meridionale. I reperti mobili permettono di definire - anche tramite il raffronto con quelli da Via del Proconsolo - la corretta cronologia di fondazione della colonia di Florentia non prima del 30 a.C. circa. Nei primi decenni del II sec. d.C., con una grandiosa ristrutturazione urbanistica (che investe non solo quest'area, ma probabilmente gran parte della zona meridionale della città, e per la quale una serie di indizi suggeriscono il periodo adrianeo), vengono demoliti gli isolati di abitazione, obliterate le strade stesse e costruiti imponenti edifici pubblici, in una voluta sistemazione monumentale. Un grande complesso termale occupa la zona centrale e il lato Ν dell'area; si tratta di un edificio a schema simmetrico (m2 500 c.a la sola parte esplorata), costruito in pietra, con intonaci dipinti all'esterno, rivestimenti e pavimenti in marmo, mosaici e nicchie per decorazione statuaria; potenti e ben conservati, in particolare, gli impianti per il riscaldamento e le relative gallerie di servizio. Di fronte alla terma, sul lato S (ma con propaggini anche su quello O), si trovava poi una fullonica, anch'essa con caratteristiche monumentali e misure imponenti (m 50 x 25 la parte messa in luce): la sua dimensione realmente «industriale» fa pensare che non servisse il solo fabbisogno cittadino, e rende suggestiva l'ipotesi di un'arte fiorentina della trasformazione delle stoffe già in età romana. La terma e la fullonica sono raccordate tra loro da un porticato colonnato che esclude, come una quinta, l'edificio industriale e altri edifici minori sul lato O, tra i quali una grande latrina pubblica, e che racchiude un ampio spazio libero, abbellito da pozzi e fontane. Dall'evidenza di questi ritrovamenti, nonché dai numerosissimi reperti mobili, emerge l'immagine di una città assai più cospicua, in periodo imperiale, di quanto finora ritenuto.
Malgrado il ruolo politico-amministrativo piuttosto rilevante che F. riveste nel tardo impero, essa non sfugge a quel generale fenomeno di impoverimento e depauperamento demografico tipico di molti centri romani dalla metà del IV sec. d.C. in poi; il quadro dell'area è perciò analogo a quello di altri insediamenti, senza però mai presentare un abbandono totale. I grandi edifici pubblici, come la terma e la fullonica, cessano la loro funzione come tali, ma vengono progressivamente riutilizzati (salvo alcune porzioni adibite a scarico) come abitazioni private o come impianti artigianali (fornaci laterizie, lavorazione del vetro, forse di metalli). Molto limitata appare l'attività edilizia (se si eccettua la manutenzione e anche la nuova costruzione di impianti fognari), rivolta quasi esclusivamente al riadattamento delle strutture precedenti. Unica, grandiosa eccezione è la nascita, tra gli ultimi anni del IV sec. e il periodo teodoriciano, sul lato O dell'attuale piazza, di un'imponente basilica paleocristiana, a tre navate (largh. m 27), con pastophòria ai lati dell'abside, pavimentata in cocciopesto con solea a mosaico; è presente un bèma e la base della cattedra vescovile. A questo edificio (di cui resterà, modesta erede, la chiesa medievale di S. Cecilia) sono pure da riconnettere i resti di una piccola costruzione a pilastri (battistero?) esplorata presso lo slargo di Via Vacchereccia. Il rinvenimento di questo complesso è di grande importanza, anche per la sua collocazione immediatamente attigua alla porta S, in posizione simmetrica a quella della presunta prima Cattedrale di S. Reparata presso la porta settentrionale.
Territorio. - Fra le ricerche più recenti, notevoli quelle relative alla piana di Sesto Fiorentino, per i dati che essa offre alla ricostruzione dell'assetto del territorio della città romana. L'esplorazione archeologica a largo raggio della piana sestese (1980-1991) infatti, dovuta alla crescente urbanizzazione, oltre a evidenziare la presenza di un eccezionale addensamento di abitati dell'età dei metalli, ha permesso di accertare come l'apparente anomalia (su cui erano state espresse le più varie ipotesi) dell'orientamento della centuriazione (NE-SO/NO-SE), che diverge di 45° da quello dell'impianto della colonia, derivi semplicemente dalla preesistenza di una sistemazione idrogeologica e agricola della piana riferibile a epoca etrusca orientalizzante e arcaica, che segue, ovviamente, il deflusso naturale dei corsi d'acqua dai rilievi soprastanti.
Bibl.: G. Morozzi, S. Reparata. L'antica Cattedrale fiorentina, Firenze 1974; G. Maetzke, Gli scavi di Piazza della Signoria a Firenze, in Prospettiva, 3, 1987, p. 64 ss.; F. K. B. Toke/, Scavi del complesso altomedievale di S. Reparata sotto il Duomo di Firenze, in AMediev, II, 1975, p. 161 ss.; J. E. Buerger, Reperti dagli scavi di S. Reparata. Notizia preliminare, ibid., p. 191 ss.; O. von Hessen, Reperti di età longobarda dagli scavi di S. Reparata, ibid., p. 211 ss.; G. Maetzke, Considerazioni sugli scavi di Piazza del Duomo a Firenze, in Scritti in onore di Ugo Procacci, Milano 1977, p. 45 ss.; G. de Marinis, G. Vannini, in Studi e Materiali, n.s., V, 1982, p. 359 ss.; G. de Marinis, Aspetti di vita nella Firenze rinascimentale. Il pozzo di Via de' Castellani, Firenze 1983; AA.VV., Archeologia e territorio. Ritrovamenti e vie di comunicazione tra Firenze e Fiesole, Firenze, s.d. [1985]; G. de Marinis, in StEtr, LI, 1985, p. 434 ss.; id., Piazza della Signoria: scavi e allestimento museale, in AA.VV., Capolavori e Restauri (cat.), Firenze 1986, p. 217 ss.; id., Cippo di Firenze, in AA.VV., Schätze der Etrusker, Firenze 1986, p. 281 ss.; id., Firenze etrusca e romana. Macigno e tecniche del laterizio, in AA.VV., Firenze. Materiali e colore, Firenze 1986, p. 18 ss.; G. Orefice, Rilievi e memorie dell'antico centro di Firenze (1885-1895), Firenze 1986; E. Salvini, La romana « Via Cassia» nella piana di Firenze, in L'Universo, LXVI, 1986, 5, p. 596 ss.; G. de Marinis, in StEtr, LV, 1986-87, p. 471 ss.; id., Piazza della Signoria: il problema archeologico, in Gli scavi di Piazza della Signoria. Prospettive. Atti della Tavola Rotonda, Firenze 1988, Firenze 1988, p. 5 ss.; E. J. Shepherd, Concamarationes in ferro nitentes. Una regola vitruviana applicata nelle terme di Piazza della Signoria a Firenze, in RM, XCVI, 1989, p. 419 ss.; G. de Marinis, Archeologia urbana e conservazione: considerazioni generali. 1 casi di Firenze e Fiesole, in AA.VV., Conservazione e manutenzione dei manufatti edilizi ridotti allo stato di rudere, I, Firenze 1989, p. 60 ss.; AA.VV., Storia urbana a Firenze. Il recupero del complesso architettonico di Via dei Calzatoli, Roma 1989, p. 152 ss.; G. de Marinis, La vieja Florencia redescubierta, in Historia y Vida (Suppl., 57), Barcellona-Madrid 1990, p. 14 ss.; id., in Itinerari archeologici in Toscana, Firenze 1990, p. 3 ss.; id., in Studi e Materiali, n.s., VI, 1991, p. 291 ss.; id., Resti di produzione vetraria tardo-romana in Piazza della Signoria a Firenze, in Archeologia e Storia della produzione del vetro preindustriale (Quaderni del Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti. Università di Siena), Firenze 1991, p. 55 ss.; id., in StEtr, LVIII, 1992, in corso di stampa; id., in Atti delle giornate di Archeologia in Toscana, Cortona 1989 (Studi e Materiali, n.s., VII), in corso di stampa; id. (ed.), Piazza della Signoria 1974-1989. Primi contributi (in preparazione). - Vedi inoltre: Archivio Soprintendenza Archeologica per la Toscana, anni 1960-1991.