fisamente (fissamente)
La forma avverbiale ricorre tre volte nel Convivio e tre nella Commedia. Nel linguaggio della prosa, D. impiega la voce come sinonimo di " intensamente ", in III I 3 li miei [occhi] ne lo abitaculo del mio amore fisamente miravano; VIII 6 Onde è da sapere che in qualunque parte l'anima più adopera del suo officio, che a quella più fissamente intende ad adornare, e più sottilmente quivi adopera, e 14 fissamente in ess[e] [bellezze] guardare non può, perché quivi s'inebria l'anima.
Lo stesso significato ricorre, forse con intensificazione dell'idea della " virtus visiva " (di cui ci parlano Benvenuto e Boccaccio chiosando un passo emblematico di If XV 20) - quindi con valore affine a " in modo intento, concentrato " - in If XXI 22 io là giù fisamente mirava (dove la pregnanza dell'avverbio è tale che il Vellutello poteva scorgervi un suggerimento allegorico: " quando il senso è tanto fiso nella considerazione di un vizio, potrebbe leggermente lasciarsi contaminare da quello, se non fosse la ragione che, conoscendo questo... ne lo rimuove "), e ancora Pg XIII 13 fisamente al sole li occhi porse, e Pd XX 33 or fisamente riguardar si vole.
Da notare, in tutti gli esempi della Commedia, la ricorrenza, in molti codici, della ‛ lectio facilior ' fissamente (cfr. Petrocchi, ad l.), certo assai comune già alla coscienza dei parlanti trecenteschi, ma semanticamente più debole, se si pensa all'uso dantesco della base di derivazione ‛ fiso ' (v.).