fisiocrazia
Scuola economica attiva tra il 1756 e il 1777 in Francia attorno a F. Quesnay (➔), che ne fu la figura più autorevole. Tra i fisiocrati i più importanti furono V. Riqueti marchese di Mirabeau, P.P. Mercier de la Rivière, G.F. Le Trosne, N. Baudeau, P.-S. Du Pont de Nemours. Il termine f. (dal greco, «governo della natura») compare nel titolo della raccolta di testi di Quesnay a cura di Du Pont de Nemours, Physiocratie, ou constitution naturelle du gouvernement le plus avantageux au genre humain (1767) e indica le dottrine della scuola. La f. fu un movimento d’idee, ma anche un gruppo di opinione teso a varare riforme nella politica economica; operò con l’edizione di riviste, che ne diffusero il messaggio («Journal de l’agriculture, du commerce et des finances», poi «Ephémérides du citoyen»).
La f. propone una teoria politica imperniata sull’ordine naturale, assetto ideale della società che ingloba le leggi naturali di natura fisica e i principi del diritto naturale e deve ispirare gli ordinamenti dello Stato, rispettato dal sovrano assoluto e illuminato dalle indagini dei filosofi economisti (dispotismo legale). In polemica con il mercantilismo (➔), la f. pone la ricchezza reale creata dall’agricoltura a fondamento del benessere della nazione e promuove la libertà di commercio dei cereali, la soppressione delle dogane interne e delle corporazioni. La libertà di commercio favorisce il ‘buon prezzo’ dei cereali, il prezzo remunerativo per i produttori agricoli, tagliando i margini di monopolio dei commercianti. L’agricoltura è ritenuta l’unico settore economico che genera prodotto netto, il valore del prodotto che resta disponibile dedotte le spese di produzione, perché in essa la natura moltiplica il rendimento dell’opera umana. Industria, commercio, trasporti sono ritenuti settori sterili, che si limitano a reintegrare il valore delle spese anticipate e dipendono dall’agricoltura per le materie prime e il nutrimento dei lavoratori.
La f. ha sviluppato analiticamente e in modo innovativo il concetto dell’interdipendenza dei mercati e dei settori produttivi, rappresentato nel Tableau économique di Quesnay con i flussi di scambio fra la classe produttiva (addetti all’agricoltura), i proprietari fondiari (nobiltà, clero, sovrano) e la classe sterile (addetti ad attività che non generano prodotto netto). Il prodotto netto dell’agricoltura è trasferito dalla classe produttiva, come rendita, ai proprietari fondiari, che devono essere perciò i primi contribuenti con un’imposta unica sulla rendita fondiaria. Per riprodurre il ciclo produttivo agrario, con tecniche efficienti, è indispensabile recuperare e reinvestire le ‘anticipazioni’: i capitali circolanti consumati nel ciclo annuale e i capitali fissi, che devono essere ammortizzati ogni anno con accantonamenti, che hanno anche funzione d’assicurazione e remunerazione del capitale. Il progetto riformatore della f. mirava a portare l’agricoltura nel regno di Francia a condizioni d’efficienza anche per stabilizzare la popolazione, proteggendo lo Stato dalle carestie.