fittizio
Aggettivo presente una volta nella Commedia e qualche volta nel Convivio, per designare ciò che non è ‛ vero ' nel senso effettivo del termine, ma che simula il vero: esso è quindi in evidente relazione con ‛ fingere ', nel duplice senso di " foggiare " e di " rappresentare il falso a immagine del vero ". In Pg XXVI 12 l'osservazione delle anime, le quali si accorgono che D. non par corpo fittizio, ossia " apparente ", che egli è perciò " consistente " come dev'essere appunto un corpo, richiama la spiegazione, formulata nel canto precedente (XXV 88-108), del come le anime conservino nell'aldilà le apparenze che le avevano accompagnate nella vita mortale e siano dotate di una particolare sensibilità. Tale corpo f. è chiamato ombra, e mentre è contrapposto al corpo consistente dei mortali (Virgilio ha lasciato il suo vero corpo a Brindisi [Pg III 26-27]; il corpo di D., a differenza di quello delle anime, è vera carne [V 33] D. nella selva oscura non distingue se Virgilio sia ombra od omo certo [If I 66]), in realtà esso rappresenta l'immagine del vero, è ‛ foggiato ' in modo da riprodurre una verità che altrimenti si celerebbe all'occhio dell'uomo: Secondo che ci affliggono i disiri / e li altri affetti, l'ombra si figura (Pg XXV 106-107).
Da questa relazione fra ciò che è f. e ciò che è ‛ vero ' (relazione che esclude da f. il significato di ‛ immaginario ') scaturisce l'analogia istituita fra l'aggettivo stesso e il termine di ‛ figura ', dove si discute del procedimento allegorico. F. equivale infatti a litterale nel Convivio, dove la esposizione fittizia e litterale (II XV 2) riguarda appunto l'esplicazione del racconto ‛ figurato ' che D. fa della sua esperienza filosofica narrando del suo amore per la Donna gentile. Analogamente le fittizie parole (XII 8) e la parola fittizia (§ 10) riguardano il senso letterale di quelle parole chiave (amore, donna, riso, ecc.) con le quali il poeta ha costruito la sentenza... fittizia, e che è necessario intendere per scoprire la sentenza vera (XII 8): ché, volta la parola fittizia di quello ch'ella suona in quello ch'ella 'ntende, per la passata sposizione questa sentenza fia sufficientemente palese (XII 10). La sentenza... fittizia, contrapposta in questo capitolo alla sentenza vera, viene appunto identificata con la figura (mostrando la mia condizione sotto figura d'altre cose, XII 8).
In questo senso f. equivale al latino fictivus, che s'incontra fra gli attributi del modus tractandi del poema (Ep XIII 27), per designare il procedimento ‛ inventivo ', che implica la duplicità dei sensi, ma richiama soprattutto il carattere ‛ narrativo ' del senso letterale.
In Cv II XII 8, dove D. dice, secondo il testo della tradizione manoscritta, di essere ricorso alla figura perché li uditori [non] erano tanto bene disposti, che avessero sì leggiere le fittizie parole apprese, gli editori leggono, dal Dionisi in poi, [non] fittizie (ma l'integrazione, accolta nella '21 e in Busnelli-Vandelli, è respinta dal Casella, dal Flamini e dalla Simonelli), intendendo che per D. il pubblico non avrebbe compreso il suo racconto se in luogo di ‛ figure ' come la donna e l'amore avesse usato i reali concetti di scienza e di filosofia.
F. compare inoltre nelle edizioni moderne, in un'integrazione che sana una lacuna della tradizione manoscritta, in Cv II I 3 (la lettera de le parole fittizie, nella '21 e in Busnelli-Vandelli; ciò che suona la parola fittizia, Casella e Simonelli), dove le parole fittizie sono quelle che compongono la favola allegorica.
Bibl. - M. Casella, Per il testo critico del Convivio e della Commedia, in " Studi di Filol. it. " VII (1944) 42-45; F. Flamini, Le opere minori di D.A., Livorno 1909, I 141; G. Paparelli, Fictio, in " Filologia romanza " VII (1960) 2 ss.; H. Pflaum, Il " modus tractandi " della D.C., in " Giorn. dant. " XXXIX (1936) 153 ss.; F. Tateo, Sulla genesi dell'allegorismo dantesco, in Studi storici in onore di G. Pepe, Bari 1970.