fiume
Dalla sorgente alla foce, una grande risorsa per l'uomo
La vita di un fiume dipende da una struttura assai complessa e delicata: ogni fiume è diverso da un altro e deve far fronte lungo il suo corso a molti problemi, e molti ne può provocare. Come ogni meccanismo naturale, infatti, il ciclo dell'acqua incanta per la sua perfezione e, al tempo stesso, spaventa per la sua vulnerabilità: basta davvero poco perché un fiume provochi un disastro, basta pochissimo per rovinare il meccanismo, e ancora meno per rendersi conto che, il più delle volte, la responsabilità non è del fiume, ma degli uomini
Nelle regioni in cui le precipitazioni sono sufficienti e le rocce non sono permeabili, le acque superficiali scorrono all'aperto, seguendo la pendenza dei terreni verso il punto più basso possibile, che in genere è il mare. In questo percorso, guidato dalla forza di gravità, l'acqua tende a concentrarsi lungo certe linee (dette linee d'impluvio) e a formarvi corsi d'acqua, che possono avere le dimensioni più varie e nomi diversi: in italiano, per esempio, ruscello, rio, rivo, torrente, fiumara, fiume.
Questi nomi riguardano corsi d'acqua differenti soprattutto per la dimensione: i fiumi sono abbastanza lunghi e diventano via via più ricchi d'acqua, più larghi, più profondi, perché ricevono affluenti. Nell'uso italiano, il fiume è permanente, mentre il torrente può essere stagionale, ma in altre parti del mondo alcuni fiumi importanti hanno acqua solo in certe stagioni; spesso il fiume, al contrario del ruscello, può essere navigato, e così via. Nel suo tratto iniziale, quando ha ancora poca acqua e scorre in montagna, un fiume può essere piccolo quanto un ruscello o avere l'aspetto tumultuoso di un torrente.
A volte si parla di sorgenti al plurale, perché il fiume può essere formato da più vene minuscole, che scendono dai vari versanti di una conca montana, come è per il Tevere. In altri casi, il fiume ha origine da una sorgente ben evidente, per esempio nel caso delle risorgive carsiche, come è per il fiume Pescara; oppure da un lago, come il fiume Marta che nasce dal Lago di Bolsena; o da un ghiacciaio, come il Reno.
Individuare la sorgente di un fiume con molti affluenti non è sempre facile: la sorgente dell'affluente che nasce più lontano dalla foce viene considerata sorgente del fiume. La ricerca delle sorgenti dei grandi fiumi impegnò, un tempo, gli esploratori: per trovare le sorgenti del Nilo furono organizzati molti viaggi di scoperta nel cuore dell'Africa.
La foce è invece la fine del fiume: più spesso in mare, a volte in un lago. Se il corso d'acqua termina senza separarsi in vari rami o bocche, la foce è detta a estuario; se le bocche sono due o più, viene detta a delta (come il Po, il Nilo, il Mississippi).
In certe regioni (molto vaste in Asia e in Africa) l'inclinazione dei terreni è rivolta verso l'interno della terraferma, e non verso il mare: i fiumi non possono raggiungerlo e versano le proprie acque in un bacino interno, un lago o una palude. Esempi importanti di questo tipo sono il Lago Ciad e il Lago d'Aral.
A volte, nelle regioni aride o semiaride, con scarse precipitazioni e temperature elevate, i fiumi possono perdere tutta l'acqua per evaporazione e per infiltrazione ed esaurirsi prima di arrivare a formare una foce: è quello che succede allo Scebeli, che scorre per 1.900 km tra Etiopia e Somalia e si inaridisce a pochi chilometri dal mare.
Un fiume cambia aspetto e azione durante il suo corso. Nel tratto a monte spesso ha una pendenza notevole, è veloce e impetuoso, forma cascate e produce una forte erosione nel letto (cioè sul fondo dell'alveo) e sulle rive, scavando gole incassate. Quando arriva in pianura, rallenta la velocità, aumenta di portata, se ha ricevuto affluenti, ha un letto più profondo e più largo, un percorso meno diretto e con molte curve (anse, meandri); la sua capacità di erosione diminuisce: anzi, lascia depositare i più pesanti prodotti dell'erosione (i ciottoli) e trasporta a valle solo i materiali leggeri.
Quando la pendenza e la velocità diminuiscono, verso la foce, anche i materiali leggeri si depositano sul fondo, e il letto del fiume si innalza; aumenta così il rischio che in occasione di qualche piena eccezionale le acque del fiume si spandano fuori dall'alveo, straripando e provocando gravi danni. Con queste alluvioni, però, il fiume deposita tutt'intorno parte dei materiali trasportati: è in questo modo che si sono formate, poco per volta, molte pianure fluviali, o, come nel caso del Nilo, è avvenuta la fertilizzazione delle valli limitrofe.
Parte del materiale trasportato si deposita poi sul fondo del mare, alla foce del fiume, e perciò le foci spesso 'crescono' verso il mare.
Sul basso corso, per evitare le alluvioni, a volte gli uomini costruiscono argini, cioè soprelevazioni delle rive; ma se pure il letto del fiume si innalza, comincia una drammatica gara: si alzano gli argini, si alza il letto del fiume, si alzano ancora gli argini... finché il fiume diventa 'pensile', più alto delle terre circostanti, e una rottura degli argini può provocare una catastrofe.
Un fiume deve la sua importanza alla lunghezza del corso, all'ampiezza e alla ricchezza d'acqua del bacino, l'area di cui raccoglie le acque, delimitata dallo spartiacque. La struttura di un bacino fluviale può ricordare quella di un albero, con rami e ramoscelli: ampio a monte (come una chioma: i rami sono gli affluenti del fiume), e via via più stretto verso la foce (come un tronco).
Un bacino può essere molto esteso in superficie ma non molto ricco di acque, e viceversa. Non c'è un rapporto fisso nemmeno tra lunghezza del fiume e ampiezza del bacino: il San Lorenzo e il Rio Grande, in America Settentrionale, hanno la stessa lunghezza (circa 3.000 km), ma il San Lorenzo ha un bacino tre volte più ampio. Il Nilo, il più lungo fiume del mondo (6.670 km), ha un bacino di 2,9 milioni di km2; il Rio delle Amazzoni, 400 km in meno, ha un bacino di oltre 7 milioni di km2.
L'ampiezza del bacino è interessante per gli uomini, che hanno sempre utilizzato i fiumi come vie di comunicazione, sia perché rive e valli sono pianeggianti, sia perché i fiumi indicano un percorso sicuro: in un bacino esteso e articolato, i corsi d'acqua costituiscono una vera 'rete stradale'. Estensione del bacino, stagione, clima, tipo di terreni, presenza di boschi, quantità di affluenti determinano la portata di un fiume (il volume dell'acqua convogliata in un dato momento): nei fiumi mediterranei la portata di piena è d'inverno e quella di magra d'estate, come immediata conseguenza delle piogge; nei fiumi alpini le piene sono estive perché dipendono dalla fusione delle nevi; se il bacino è boscoso ‒ le piante trattengono l'acqua e la lasciano filtrare verso i fiumi poco per volta ‒ piene e magre non sono accentuate e il regime del fiume è costante.
Quando il fiume è ampio e ha regime regolare, può essere navigabile. La navigazione fluviale, praticata da tempi remoti, costa molto meno di altre forme di trasporto. Un tipo di trasporto fluviale che non costa quasi nulla, detto fluitazione, è poi quello del legname: i tronchi d'albero, legati insieme in modo che non si perdano, vengono semplicemente fatti portare a valle dalla corrente.
I fiumi servono per l'irrigazione: in molte regioni è possibile coltivare la terra solo prelevando acqua dai fiumi; però, se se ne usa troppa, si finisce per impoverire gravemente i corsi d'acqua, come è successo con alcuni importanti fiumi asiatici e americani.
Si usa l'acqua dei fiumi per produrre energia idroelettrica mediante dighe e come materia prima o come sostanza refrigerante in vari processi industriali. Ma anche, purtroppo, per smaltire i rifiuti delle città e delle attività produttive: l'inquinamento è diventato uno dei problemi più gravi dei fiumi. Ogni sostanza che l'acqua sia capace di trasportare a valle, da tutto il bacino, finisce nel fiume: dalle polveri dello smog urbano agli insetticidi, dai concimi ai liquami organici agli scarichi delle fabbriche.
I fiumi sono poi spesso usati come confini fra Stati e come limi-ti amministrativi: una funzione importante e delicata, che ha dato luogo a molti accordi ma anche a conflitti. Il fatto è che il fiume è un bene prezioso, che chiunque vorrebbe avere tutto intero. Si finisce, così, per dividerlo per il senso della lunghezza, in modo da darne una parte a ciascuno: ma non è sempre la soluzione più efficace.