FIUME (XV, p. 516)
Il sobboigo di là dalla Fiumara, che prenderà più tardi il nome di Susak, si chiamò, in un primo tempo, Oltreponte.
Tra le costruzioni antiche meritano menzione l'arco romano, la torre civica e il campanile di San Vito; e tra gli edifici pubblici il Palazzo del governo (in cui s'insediò, durante il periodo legionario, Gabriele d'Annunzio e dal quale il 16 marzo 1924 fu letto il decreto di annessione) e il Teatro comunale Giuseppe Verdi. Ma il monumento più cospicuo è il tempio votivo - dell'architetto fiumano Bruno Angheben - nella cui cripta sono racchiusi i resti di tutti i caduti per la causa di Fiume. Il problema principale di Fiume - il risanamento dell'antico rione di Città vecchia - è in corso di attuazione secondo il nuovo piano regolatore urbano.
Nonostante le difficoltà d'ordine internazionale, il porto di Fiume segna, sia pure faticosamente, una modesta ma costante ripresa. Tra i porti dell'Adriatico, Fiume ha registrato nel 1936 il maggior volume di traffico merci con i porti dell'Impero. Allo scopo d'incrementare il commercio marittimo fu istituita una commissione di esperti prevista dalla convenzione italo-ungherese per lo sviluppo del traffico ungherese in transito per il porto di Fiume. L'esportazione di bestiame ungherese diretta in Italia passa ora per il porto di Fiume in cui si è sviluppato notevolmente anche il transito del legname proveniente, oltre che dalla Venezia Giulia, dall'Austria e dalla Iugoslavia. A questo scopo è stato creato il parco bestiame, è stato ampliato lo scalo legnami ed è stato sistemato il molo Palermo.
Nonostante le difficili condizioni dell'economia industriale fiumana, il silurificio e la raffineria d'olî minerali hanno avuto notevole sviluppo, e nuove attività industriali sono sorte (stabilimenti per la fabbricazione del legno compensato).
Regolamento della cittadinanza. - Con regio decreto-legge 12 maggio 1927, n. 723 (convertito nella legge 19 febbraio 1928, n. 735) e con le disposizioni della convenzione tra il Regno d'Italia e il Regno dei Serbi-Croati-Sloveni, firmata a Nettuno il 20 luglio 1925, cui fu data esecuzione con r. decr. legge 31 agosto 1928, n. 2175, venne regolato lo stato di cittadinanza dei pertinenti al comune di Fiume.
Venne così concesso l'acquisto di pieno diritto della cittadinanza italiana a quelli di essi che avessero età maggiore di 18 anni e inoltre si trovassero in una delle condizioni seguenti: a) che in data 3 novembre 1918 godessero la pertinenza al comune di Fiume con decorrenza anteriore al 10 gennaio 1910, acquistata non in dipendenza della loro carica, in quanto dette persone o i loro genitori abbiano o abbiano avuto la residenza nella parte del territorio di Fiume annesso all'Italia o in altre località del Regno; b) che godevano la pertinenza a Fiume da una data posteriore al 10 gennaio 1910, oppure in dipendenza della loro carica, in quanto poi gli stessi, se non avessero acquistato tale pertinenza, sarebbero divenuti cittadini italiani di pieno diritto in base agli articoli 70 e 71 del trattato di pace di Saint-Germain; c) che prima di acquistare la pertinenza a Fiume godevano della cittadinanza italiana e ciò anche qualora nei riguardi di dette persone fosse stato emanato un provvedimento d'inibizione del riacquisto della naturalità italiana a norma del penultimo comma dell'art. 9 della legge 13 giugno 1912. Si concedette pure l'acquisto di pieno diritto della cittadinanza italiana alle persone maggiori di 18 anni le quali in data 3 novembre 1918 godevano della pertinenza al comune di Castua, con decorrenza anteriore al 24 maggio 1915, non per ragioni del loro ufficio, in quanto dette persone fossero nate nelle frazioni del territorio di detto comune che col r. decr.-legge 22 febbraio 1924, n. 211 furono annesse all'Italia, e in quanto tali persone e i loro genitori risiedessero o avessero risieduto nel territorio delle suddette frazioni o in altre località del Regno.
Restava da regolare la condizione dei numerosi stranieri residenti a Fiume, ma non pertinenti a quel comune. Per essi l'acquisto della cittadinanza non poteva aver luogo se non con le norme della legge italiana del 1912, estesa, con r. decr. 20 marzo 1924, n. 351, alla città di Fiume. Si trattava di più migliaia di persone che si consideravano cittadini italiani, ma la cui situazione giuridica non era facile regolare in base alla legge italiana, per la difficoltà che esse incontravano nel procurarsi i documenti necessarî per ottenere la concessione della cittadinanza italiana e specialmente il certificato di svincolo dalla cittadinanza originaria. Al fine di eliminare tale inconveniente, con il r. decr.-legge 2 dicembre 1928, n. 2698 (convertito in legge 10 giugno 1929, n. 1025) per la durata di un anno (termine poi prorogato, con successivi provvedimenti, al 31 dicembre 1931) fu data facoltà al prefetto di Fiume di conferire, con suo decreto, la cittadinanza italiana agli stranieri residenti a Fiume ininterrottamente da almeno un quinquennio, i quali avessero adottato come lingua d'uso la lingua italiana, tenendo conto, per il tempo anteriore al 24 febbraio 1924 agli effetti del compimento del quinquennio, anche della residenza ininterrotta in altri comuni del Regno.
La provincia del Carnaro. - Fiume è capoluogo della provincia del Carnaro che fu istituita il 16 marzo 1924, il giorno in cui il Re venne a consacrare l'annessione. Territorialmente la provincia risulta costituita da tre elementi: l'antico corpus separatunt fiumano, una striscia litoranea dell'Istria (la riviera liburnica) e un pezzo della Carniola.
La provincia confina a oriente con la Iugoslavia per circa due terzi, mentre per il resto è bagnata dalle acque dell'Adriatico. A occidente invece la provincia di Fiume è attigua alla provincia dell'Istria (Pola) e a settentrione a quella di Trieste.
Il territorio della provincia è variamente movimentato dalle ultime pendici delle Alpi Giulie e rivela un andamento a fasci di catene parallele, con qualche massiccio più elevato (M. Nevoso) del resto. Territorio tipicamente carsico, mostra una evidente scarsezza di acque superficiali, limitate a corsi d'acqua di piccola importanza: il maggiore, che è il Timavo, raccoglie le acque di una parte della zona settentrionale, continuando il suo corso nella direzione di Trieste.
La provincia si estende per 1121,29 kmq. e non ha avuto dalla sua annessione al regno alcuna variazione territoriale.
L'aumento della popolazione negli ultimi 60 anni è stato il seguente: 1869: 59.712; 1880: 64.116; 1890: 75.139; 1900: 87.305; 1910: 104.713; 1921: 96.511; 1931: 106.775 e nel 1936: 115.065 ab. con un aumento di 8290 pari al 7,8% dal 1931 al 1936. Tale aumento va riferito anzitutto all'eccedenza degl'immigrati sugli emigrati e in secondo luogo all'eccedenza dei nati sui morti. Per quanto riguarda la densità, essa risulta di 95 ab. per kmq. nel 1931 e di 53 nel 1936. Tenendo distinto il capoluogo dal resto della provincia si avrebbero i dati seguenti: 3004 e 49 nel 1931,3192 e 53 nel 1936. Più della metà della popolazione abita in comuni fino a z0.000 ab. e nel 1936 la percentuale dì abitanti nelle case sparse, aggirantesi intorno al 10%, era leggermente diminuita rispetto a quella del 1931. In totale la provincia è divisa in 13 comuni formati da 129 centri.
La provincia, che come già si è detto, appartiene ad un'unica regione di montagna, è divisibile in tre zone agrarie, che, secondo i dati del 1936, hanno i valori seguenti: Zona Carsica, 38.694 ha. con 14.451 ab. e una densità di 37 ab. per kmq.; Zona Alto Timavo, rispettivamente 43.486 ha. con 15.128 ab. e 35 per kmq.; Zona Liburnica e zona di Fiume, 29.949 ha. con 85.486 ab. e una densità di 103 ab. per kmq.
Dall'esame della categoria delle attività economiche risultano abbastanza evidenti le caratteristiche della provincia a questo riguardo che si possono esprimere mediante i seguenti valori: agricoltura, caccia e pesca 33,4%; industrie 28,9%; trasporti, comunicazioni e commercio 19,5; varie 18,2. Da questi dati si deduce che agricoltura e industria sono quelle che essenzialmente costituiscono la base dell'attività economica, pur senza presentare una preponderanza assoluta.
Della superficie agraria l'87% è occupata da seminativi, di cui 49% a cereali, 44% orti, 6% colture foraggiere, mentre per le colture legnose hanno importanza soprattutto i vigneti (72%) e gli oliveti (22%).
Le comunicazioni sono costituite essenzialmente dalla linea ferroviaria che da S. Pietro del Carso porta verso Volosca, proseguendo per Fiume; quasi parallela ad essa corre la principale arteria stradale, sulla quale, poco oltre Ruppa, si innesta la strada automobilistica proveniente direttamente da Trieste. Raggiunto il punto più interno del golfo del Quarnaro tale via si biforca dirigendosi lungo le due sponde verso Fiume da un lato e verso Laurana, Moschiena, ecc., dall'altro
Qualche centro rurale, come Villa del Nevoso e Clana, ha avuto importante sviluppo edilizio ed economico, principalmente per lo sfruttamento delle immense abetine che ammantano i versanti del Nevoso. Mattuglie, a breve passo da Abbazia, ha creato ex novo il suo centro urbano. Nonostante la natura del terreno e la caratteristica scarsezza idrica della regione carsica, Villa del Nevoso, Moschiena e Clana hanno creato i loro acquedotti, mentre Abbazia ha potenziato i suoi impianti rifornendosi da Fiume, che, con le ricche sorgive della Fiumara, provvede di acqua la popolazione urbana e rurale della città. Alcuni centri minori della provincia lungo la strada nazionale Trieste-Fiume sono serviti dall'acquedotto del Carso istriano, derivazione - a Pinguente - dell'acquedotto istriano.
Non sono mancate in Fiume capoluogo e in provincia le opere pubbliche, strade, scuole, case comunali, case della madre e del fanciullo, case del Fascio, ponti, ecc., tra cui meritano menzione le case economiche e popolari, moderni edifici privati e, tra gli edifici pubblici, il Palazzo della provincia. Ricordiamo anche il tempio votivo di Cosala. Le condizioni sanitarie della provincia e del comune capoluogo sono buone. La sola malattia diffusa nella provincia è la tubercolosi di cui Fiume tiene il triste primato. A combattere il terribile morbo sono sorti in quasi tutti i comuni i dispensarî.
Lo stemma riprodotto a p. 519 è quello della provincia, non della città di Fiume. Quest'ultimo rappresenta un'aquila in campo rosso, che sovrasta a una sorgente limitata dal motto "Indeficienter". Allo stemma della città è stato concesso il Capo del Littorio.
Bibl.: E. Susmel, La vita italiana di Fiume, in La lettura, 1° marzo 1934; id., L'economia fiumana nel 1924, Fiume 1925.
Per la storia della città anteriormente alla guerra, v. E. Susmel, Disegno storico della città di Fiume, Fiume 1917; id., Fiume attraverso la storia, Milano 1919; id., Il diritto italico di Fiume, Bologna 1919; id., Fiume italiana, Roma 1919; id., Un secolo di vita teatrale fiumana, Firenze 1924; id., Ipparco Baccich, ivi 1930; id., Fiume del Medioevo. Le origini del comune, Bologna 1935.
Per le vicende di Fiume durante e dopo la guerra mondiale, v. B. Mussolini, Scritti e discorsi, I-II, Milano 1933-34; A. Salandra, La neutralità italiana, ivi 1928; id., L'intervento, ivi 1930; E. Susmel, La marcia di Ronchi, Roma 1929; id., Mussolini e il problema adriatico, ivi 1929; id., Antonio Grossich nella vita del suo tempo. Fiume negli anni 1849-1926, Milano 1933; id., Arnaldo Mussolini. Rievocazioni adriatiche, Fiume 1937; id., Le giornate fiumane di Mussolini, Firenze 1937; L. Aldrovandi Marescotti, Guerra diplomatica, Milano 1936.