flaillo
Una sola occorrenza, in Pd XX 14 O dolce amor... / quanto parevi ardente in que' flailli, / ch'avieno spirto sol di pensier santi! Nonostante i suggerimenti di alcuni antichi commentatori, che seguivano la lezione favilli (" faville ", Buti), la spiegazione più persuasiva è quella suggerita da Benvenuto (" in vocibus canoribus illorum spirituum ") e perfezionata dal Parodi. Questi ritiene che la forma flailli, ibridata, in seguito all'uso della rima siciliana, dal gallicismo flaelli (flavel, " flauto ") indichi senza dubbio uno strumento musicale (Lingua 273 e 394).
Per il Pagliaro, invece, " non pare che la parola nel contesto in cui si trova possa avere altro significato se non quello di ‛ fiaccola ': la qualifica di ‛ ardente ', data all'Amore, che appare ‛ in que ' flailli ', la successiva qualifica di ‛ lucidi lapilli ' e quella precedente di ‛ vive luci ' rimandano a un dato visivo, e non uditivo " (Ulisse 579). Cfr. anche Petrocchi, ad l.; si veda inoltre E. Paratore, Il c. XX del Paradiso, in Lect. Scaligera III 691 n. 1, che si orienta piuttosto verso l'interpretazione del Pagliaro.