TAJA, Flaminio
del. – Secondogenito in linea maschile di Alessandro e di Artemisia Tondi, nacque a Siena il 17 aprile 1602 e fu battezzato la sera stessa (Archivio di Stato di Siena, Biccherna, Battezzati, 1139, c. 222). Ricevette la cresima nel duomo di Siena l’8 giugno 1608 dall’arcivescovo Camillo Borghese e in quanto esponente di una nobile famiglia fu introdotto nel celebre collegio gesuitico Tolomei dove si dedicò allo studio della filosofia, della retorica e della logica. Nel 1623 discusse la sua dissertazione filosofica Universi Peripateticum Exemplar e l’anno seguente si addottorò presso lo Studio di Siena in giurisprudenza civile e canonica, pubblicando Ad §. Cato. IV Leg. ff. de verborum obligation. perfunctoria scholia.
Nello Studio di Siena ricoprì periodicamente gli incarichi di insegnamento in diritto civile e canonico. Contestualmente esercitò la professione legale e anche se la sua non fu una carriera ambiziosa, tuttavia l’inclinazione caritatevole manifestata attraverso la sua disponibilità a occuparsi di cause legali che concernevano poveri e religiosi fece sì che fosse ben visto sia da monsignor Fabio Chigi, sia dal cardinale Giulio Roma, che lo invitarono nella città pontificia. La curiosità di visitare la città lo spinse nell’Urbe nel 1637 per un brevissimo soggiorno, tanto che egli stesso riferì di come «et vidit et fugit» (Archivio di Stato di Siena, Archivio Grisaldi del Taja, 11, ins. 46), prima di ritornare alla tranquilla vita cittadina dove riprese a svolgere le sue attività sia tra i magistrati della Patria sia nelle sedute del Concistoro.
Vestì l’abito sacerdotale solo nel 1639, continuando a dimostrare un’attenzione particolare nei confronti delle istituzioni religiose e delle associazioni benefiche. Nella primavera del 1657 tornò nuovamente a Roma al seguito di Berenice della Ciaia, moglie di Mario Chigi, in qualità di «sacerdote nobile graduato, amorevole della casa» (Archivio di Stato di Siena, Archivio Grisaldi del Taja, 11, ins. 46; Catta, 2004-2005, p. 70), e alle porte della città fu raggiunto dal dispaccio di Alessandro VII che lo nominava uditore di Rota.
Durante la sua permanenza nell’Urbe, Taja fu assistito dal sacerdote Sebastiano Perissi che rivestì l’incarico di maestro di camera e svolse un ruolo fondamentale sia nelle strategie collezionistiche sia nel mecenatismo artistico dell’alto prelato. Nella città pontificia intrattenne relazioni con i suoi conterranei e con gli artisti allora impiegati nel cantiere alessandrino di S. Maria della Pace, tra questi Pietro da Cortona, Gian Lorenzo Bernini, Ercole Ferrata e Bernardino Mei, che consultò per l’allestimento della sua cappella dedicata al nome di Gesù nella chiesa di S. Vigilio a Siena. Il progetto che nel corso di diversi anni trasformò l’iniziale decorazione lignea in un piano di lavoro più ambizioso a opera di Bernini fu attuato dal fonditore e argentiere romano Rocco Tamburroni, e vide anche il coinvolgimento del pittore Domenico Manetti.
Importanti promozioni sopraggiunsero nel 1665-66; nel 1665 ricoprì la carica di consultore della congregazione dell’Immunità ecclesiastica e l’anno seguente ebbe la nomina a reggente della Sacra Penitenzieria, ufficio che gli consentì di mantenere ancora il suo ruolo all’interno del tribunale di Rota.
La «rara moderazione d’animo, ond’era solito a dire che trovava buono lo stare sopra l’indegnità, e sotto la dignità» (da Novaes, 1805, p. 35), spinse Taja a seguitare il suo incarico in modo solerte sino a quando venne a conoscenza dell’intenzione di Innocenzo XI di promuoverlo al cardinalato. Una disposizione che inizialmente si sentì di rifiutare e solo dopo riflessioni decise di accettare riconoscendo che il suo comportamento sarebbe stato offensivo nei confronti della volontà del pontefice (Biblioteca apostolica Vaticana, Vat. lat. 10855, c. 384v).
Il 18 ottobre 1681 fu creato cardinale e ottenne il conferimento del titolo dei Ss. Nereo e Achilleo (Archivio segreto Vaticano, Segreteria dei Brevi, Registri, 1665, cc. 15r-16r, 21rv, 22r); l’elezione lo spinse a prendere in locazione un immobile prestigioso presso la chiesa di S. Maria della Pace che rinnovò e collegò con la sua precedente abitazione sita in via dell’Anima.
All’indomani della sua nomina furono contattati i più valenti pittori per la realizzazione del suo ritratto e solo dopo aver vagliato diverse proposte la scelta ricadde su Giovanni Maria Morandi. A tal proposito Perissi ricordò il loro incontro, avvenuto nella chiesa del Gesù, in una sua missiva del 7 febbraio 1682: «Del ritratto di S. E. non bisogna impatientirsi perche quando egli non si disponga di stare fermo un par d’hore non fare cosa alcuna, e si butterà i denari come si è fatto fin hora e pure Monsù Giovanni che è ’l Pittore che lo prese al Giesù mentr’udiva predica e de meglio ritrattisti che vi siino per Roma» (Archivio di Stato di Siena, Archivio Grisaldi del Taja, 41). Morandi impiegò molto tempo nell’esecuzione del disegno preparatorio, a cui d’altra parte il porporato si sottoponeva malvolentieri.
Purtroppo al termine dell’estate del 1682 Taja fu colpito da una malattia incurabile che alcuni mesi dopo lo portò alla morte, non senza aver prima raccomandato all’ambasciatore di Toscana Perissi e suo nipote Lelio del Taja per il conferimento di un incarico di insegnamento (Archivio di Stato di Firenze, Mediceo del Principato, 3402, 3 ottobre 1682).
Morì a Roma il «lunedì 5 ottobre 1682 alle ore 15 e tre quarti», e fu trasportato nella chiesa di S. Maria della Vallicella, per essere poi sepolto in S. Maria della Pace (Roma, Archivio storico del Vicariato, Parrocchia di Santa Maria della Pace, Libro dei Morti, 1608-1704, c. 215).
Con una ‘cedola privata’ (Archivio di Stato di Roma, Cartari Febei, 88, c. 235r), designò suo esecutore testamentario ed erede il nipote Lelio. Tra le ultime volontà aggiunse un legato destinato al suo fedele maestro di camera affinché gli venissero consegnati in suo ricordo i «libri legali tanto della libraria di Roma quanto di quella di Siena li desse al Sig. Sebastiano Perissi stato suo aiutante di studio tutto il tempo che fu Auditor di Rota e doppo che fu fatto cardinale» (Archivio di Stato di Siena, Archivio Grisaldi del Taja, 8, ins. 34).
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Siena, Archivio Grisaldi del Taja, 11, 21, 24, 30, 37, 40; Città del Vaticano, Archivio segreto Vaticano, Sacra Romana Rota, Processus in Admissione Auditorum, 1, f. 80; Misc., Arm. III, n. 7, c. 1; n. 11, c. 278; Archivio di Stato di Roma, Cartari Febei, 88, cc. 56v, 57rv, 61r-62v, 63v, 64r, 66r, 68v, 72r, 75rv, 76r, 217r, 218r, 229r, 233rv; 263, c. 82v.
Relatione delle cerimonie per la creatione, & coronatione di N. S. Papa Clemente IX, il di XX et XXVI Giugno 1667, Roma 1667, p. 5; M. Giustiniani, Lettere memorabili, III, Roma 1675, p. 591; C.B. Piazza, La gerarchia cardinalizia, Roma 1703, pp. 450, 655; M. Battaglini, Annali del sacerdozio e dell’imperio: che contiene gli avvenimenti dal decimoquarto al decimoquinto giubileo, IV, Venezia 1711, p. 140; F. Masetti, Notizie istoriche dell’antica e nobile città di Siena in Toscana, Lucca 1722, p. 19; C. Massini, Vita del venerabile servo di Dio Mariano Sozzini, prete della Congregazione dell’Oratorio di Roma, Roma 1747, p. 3; L. Cardella, Memorie storiche de’ cardinali della Santa Romana Chiesa, VII, Roma 1793, pp. 252 s.; G. da Novaes, Elementi della storia de sommi pontefici da San Pietro, sino al felicemente regnante Pio Papa VII, XI, Siena 1805, pp. 34 s.; V. Buonassisi, Sulla condizione civile ed economica della città di Siena al 1857, II, Siena 1854, p. 179; G. Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da S. Pietro sino ai nostri giorni, LXXII, Venezia 1855, pp. 230 s.; L. Moriani, Notizie sulla Università di Siena, Siena 1873, pp. 34, 40; V. Forcella, Iscrizioni delle chiese e d’altri edifici di Roma dal secolo XI fino ai giorni nostri, V, Roma 1874, p. 507, n. 1337; E. Cerchiari, Capellani papae et Apostolicae Sedis auditores causarum Sacrii Palatii Apostolici seu Sacra Romana Rota ab origene ad die usque 20 septembris 1870, II, Romae 1921, pp. 175-177 n. 496; R. Ritzler - P. Sefrin, Hierarchia Catholica medii et recentioris aevi, V, Patavii 1952, p. 11; A. Gnavi, Carriere e Curia romana. L’Uditorato di Rota (1472-1870), in Mélanges de l’École française de Rome. Italie et Méditerranée, 1994, vol. 106, n. 1, p. 185; B. Sani, Un episodio del barocco a Siena: Ercole Ferrata nella cappella del Taja in San Vigilio, in Nuovi studi. Rivista di arte antica e moderna, II (1997), 4, pp. 183-191; F. Catta, Flaminio il cardinale di casa Taia (1602-1682), in Annuario dell’Istituto storico diocesano di Siena, 2004-2005, pp. 67-109; Additiones agli Instrumenta miscellanea dell’Archivio segreto Vaticano, a cura di S. Pagano, Città del Vaticano 2005, p. 353; F. Catta, I del Taia: ascesa e declino di una famiglia attraverso le carte del loro archivio familiare, in Archivi, carriere, committenze. Contributi per la storia del patriziato senese in età moderna. Atti del Convegno... 2006, a cura di M.R. De Grammatica - E. Mecacci - C. Zarrilli, Siena 2007, pp. 111-116; S. Sperindei, Un virtuoso tra Siena e Roma. Bernardino Mei (1612-1676), in Annali della Pontificia insigne Accademia di belle arti e lettere dei Virtuosi al Pantheon, XI (2011), pp. 517-530; Ead., Le residenze romane di monsignor F. del T. tra gli anni 1657 e 1682, in Studi sul Settecento romano, 2012, n. 28, pp. 17-30; Ead., La Cappella del Taja nella chiesa di San Vigilio a Siena, in Rivista d’arte, s. 5, III (2013), pp. 225-240; Ead., Rapporti artistici tra monsignor F. del T. (1602-1682) ed il pittore Domenico Manetti (1609-1663), in ‘A Tale of Two Cities’. Rome and Siena in the Early Modern Period (1550-1750). Atti del Convegno internazionale, Roma 2017, a cura di G.M. Weston - S. Sperindei, in corso di stampa.