FLAVÎ
. Nell'età imperiale il nome dei Flavî ci appare assai diffuso nel mondo romano. In Italia, famiglie di questo nome fino allora sconosciute salgono agli onori pubblici: nelle provincie esso è propagato dalle concessioni di cittadinanza e dalle manomissioni degl'imperatori della casa Flavia. Ci sono menzionati dei Flavî originarî da Creta, da Lemno, dalla Grecia centrale, dall'Asia Minore, dalla Siria, dall'Egitto, dalla Numidia: in genere, perciò, dall'Oriente. E si hanno dei F. nell'ordine senatorio, come nell'ordine equestre e nel numero dei liberti. I F. che salirono all'impero erano originarî da Reate (Rieti): essi portavano di regola il prenome Tito. Il loro capostipite era T. Flavio Petrone (T. Flavius Petro), che combatté nelle file di Pompeo a Farsalo, e, scampato alla strage, tornò in patria, ove esercitò l'ufficio di esattore. Suo figlio, Flavio Sabino (Flavius Sabinus), continuò nell'indirizzo paterno, elevandosi ad appaltatore d'imposte portuarie in Asia, ed esercitando poi la sua attività finanziaria anche in Elvezia, ove morì, lasciando un buon patrimonio ai figli, Flavio Sabino e Vespasiano (v.), il futuro imperatore. Contemporanei a questi due erano in Roma altri F., dell'ordine senatorio, che non sappiamo se fossero loro parenti: Flavio Scevino (Flavius Scaevinus) che nel 65 congiurò contro Nerone e fu messo a morte; Tito Flavio Sabino (T. Flavius Sabinus), console nel 69 e nel 72; Lucio Flavio Silva (L. Flavius Silva), legato in Giudea nel 73 e console nell'81. Tra i liberti di Vespasiano, che dovettero essere in gran numero, è da ricordare lo storico Flavio Giuseppe.
Nel sec. II appare in Italia la famiglia dei F. che porta il cognome Aper e quella dei F. Tiziani (Titiani), alcuni dei quali sono dell'ordine senatorio, altri dell'ordine equestre. Un Flavio Aper figura nel senato ai principî del secolo, ed è senza dubbio lo stesso che è console nel 130. Un altro fu console ordinario nel 176. Sul finire dello stesso secolo, troviamo T. Flavio Sulpiciano suocero dell'imperatore Pertinace, vice-presidente del collegio degli Arvali e prefetto della città, competitore di Didio Giuliano (193 d. C.), messo poi a morte da Settimio Severo. Un T. Flavio Tiziano è prefetto dell'Egitto nel 126, un altro dello stesso nome ha la medesima carica un quarantennio dopo. Così pure i Flavî appaiono spesso nelle magistrature al sec. III. Nel sec. IV il nome Flavio è adoperato in funzione di prenome, è portato da imperatori romani a cominciare da Costanzo Cloro, sino a Teodosio, e riappare come tale fra gl'imperatori romano-bizantini. Scrittori di nome Flavio, oltre a Flavio Giuseppe, sono Arriano e Filostrato.