RUFINO, Flavio (Flavius Rufīnus; Φλάβιος Ρουϕῖνος)
Ministro di Teodosio I e di Arcadio imperatori romani. Nacque in Elusa (odierna Eauze) nella Gallia meridionale intorno al 335 d. C. Fu da giovane in Italia dove strinse relazioni di amicizia con S. Ambrogio e con Simmaco. Passato poi in Costantinopoli ed entrato nella burocrazia, si acquistò il favore di Teodosio che lo promosse alle più alte cariche dello stato. Fu nominato maestro degli uffici, cioè capo della casa imperiale, nel 338, console nel 392 e nello stesso anno prefetto al pretorio per l'Oriente, dove restò fino alla morte.
Fu uomo di vivace ingegno e di grande cultura. I suoi nemici, che furono molti specialmente fra gli scrittori pagani, lo dissero anche rapace, avaro, crudele e lo accusarono di essersi sbarazzato col delitto dei suoi rivali e di coloro dei quali agognava le ricchezze; ma quanto in questo giudizio corrisponda al vero e quanto si debba alle passioni di parte è difficile stabilire. Certo è che l'accusa di aver tramato l'uccisione del prode generale Promoto, e di avere, con false delazioni, provocata la destituzione di Taziano, suo predecessore nella prefettura d'Oriente, e la condanna a morte del di lui figlio, Proclo, prefetto di Costantinopoli, che sono i due delitti specificatamente a lui attribuiti, non regge a un'indagine critica delle fonti. D'altra parte è accertato che, come prefetto al pretorio e quindi capo del governo, Rufino seguì una politica di persecuzione contro gli eretici e i pagani, donde il loro odio contro di lui, e che nel colpire i suoi avversarî e nel reprimere atti d'insubordinazione di funzionarî o moti popolari come quello di Tessalonica (390), egli si lasciò andare a misure di eccessiva severità. Ma ciò era nel clima della vita pubblica del suo tempo ed egli stesso fu vittima della sua ambizione e della passione politica dei suoi rivali.
Quando a Teodosio, morto il 15 gennaio 395, successero i suoi figli Arcadio e Onorio, questi in Occidente sotto la guida di Stilicone, quegli in Oriente sotto la guida di Rufino, fra i due ministri scoppiò una lotta violenta aspirando l'uno e l'altro ad assumere la totalità del potere. Stilicone aveva un vantaggio sul suo rivale poiché apparteneva alla famiglia imperiale avendo sposato Serena, nipote e figlia adottiva di Teodosio, ed era capo dell'esercito, del quale godeva il favore. Per rialzare la sua posizione, R. accarezzò il progetto di far sposare la sua unica figlia ad Arcadio, elevandosi in tal modo, come suocero dell'imperatore, al trono; ma il suo progetto fallì per un intrigo di corte. Approfittando dell'assenza di R., recatosi in Antiochia per punire il conte d'Oriente, Luciano, che aveva offeso uno zio di Arcadio, questi per consiglio dell'eunuco Eutropio, maggiordomo del palazzo, che aspirava a prendere il posto di R., sposò una giovane di singolare bellezza, Eudossia, figlia del generale franco Bauto (27 aprile 395). A questo scacco seguì un inasprimento dei rapporti con Stilicone. Questi, per avere l'occasione d'intervenire negli affari d'Oriente, pretendeva, in base a una disposizione del defunto imperatore, che la Mesia, la quale abbracciava anche la Macedonia e la Grecia, fosse aggregata alla parte occidentale dell'Impero e quindi ai territorî sottoposti a Onorio. In base a questa rivendicazione, approfittando di una invasione dei Goti, condotti da Alarico in Tracia, egli venne con tutto l'esercito in Illiria raggiungendo i Goti in Tessaglia. Per sventare il suo piano, R. riuscì prima a far ritirare Alarico dalla Tracia, poi a indurre Arcadio a dar ordine a Stilicone di sgombrare la Mesia e di affidare le truppe orientali che erano nel suo esercito al comando dei capitani goti Gaina e Timasio, perché le riconducessero in Costantinopoli. Stilicone ubbidì; ma quando le truppe giunsero in Bisanzio, mentre l'imperatore le passava in rassegna al campo di Marte presso l'Hebdomon, un soldato, a un segno di Gaina, si gettò su R., e l'uccise (27 novembre 395).
Bibl.: A. Guldenpenning, Geschichte des oströmischen Reiches unter den Kaisern Arcadius und Theodosius II., Halle 1885; J.B. Bury, History of the later Roman Empire from the death of Theodosius I to the death of Justinian, I, Londra 1923.