CARISIO, Flavio Sosipatro (Flavius Sosipater Charisius)
Grammatico, che dovette scrivere verso la metà del sec. IV d. C.: è probabile che in Costantinopoli succedesse nel 358 al grammatico Euanzio allora morto. L'opera sua, pur mutila e ridotta com'è - completi sono dei cinque libri solo il secondo e il terzo - e senza nessuna originalità, ha notevole importanza per noi, proprio perché mera compilazione, e assai aderente anche nella forma alle fonti: in parecchi punti ci riconduce alla miglior tradizione degli studî grammaticali (v. grammatica), in prima linea a Remmio Palemone (v.). L'Ars è costruita sullo schema abituale delle grammatiche romane, per quanto la fusione dei singoli elementi non sia molto organica. Tra le fonti di Carisio c'è Cominiano, che rappresenta una recensione delle grammatiche scolastiche anteriori, e Giulio Romano. Nella grammatica di C., accanto a questioni strettamente morfologiche, si considerano pure questioni sintatiche.
Manoscritti ed edizioni: Edizione principe, di I. Pierius Cyminius (Napoli 1532); codice principale, il Napoletano Bobbiense, IV A 8, secoli VII-VIII; importanti anche un frammento del Parigino 7560, sec. XI e gli estratti del Parigino 7530, sec. VIII, un altro frammento del Gundermann ora venuto alla luce e il codice perduto del Cauchius (Barwick, in Hermes, LIX, 1924, p. 323 segg.). Varie edizioni prima del Keil, Grammatici latini, I, Lipsia 1857. Completamente nuovo oggi il Barwick (Lipsia 1925) che dà più ampio materiale (p. 387 segg.) e fissa su più solide e vaste basi il testo.
Bibl.: Oltre quella registrata nell'ed. cit. del Barwick, v. per questioni particolari: H. Usener, in Kleine Schriften, II, Lipsia 1913, p. 173; J. Tolkiehn, in Berl. phil. Wochenschrift, 1910, p. 1055, e in Cominianus, Lipsia 1910; K. Barwick, Remmius Palaemon, Lipsia 1922, passim; Mayor, in Class. Rev., XXIV (1910), p. 241.