FLIUNTE (Φλιοῦς, Phlius; abitanti οἱ Φλιάσιοι)
Antica città greca del Peloponneso, sulla riva orientale dell'Asopo, il cui territorio (Fliasia) confinava a ovest con l'Arcadia, a nord con Sicione e Corinto, a est con Cleone e a sud col territorio di Argo; la acropoli della città, cinta di mura di cui restano ancora alcune tracce, occupava un allungato sperone di colle, fra il monte Tricarano a est e il monte Spiria a nord. Di origine argiva, la città sembra essersi dorizzata al tempo delle emigrazioni doriche, e si narra che una parte dei suoi abitanti emigrò sotto la guida di Ippaso a Samo e a Clazomene. Similmente alle altre città doriche, da un regime aristocratico attraverso la tirannide passò a un regime oligarchico, e rimase fedele a Sparta durante quasi tutto il corso della sua storia: 200 Fliasî combatterono con Leonida alle Termopili, 1000 a Platea, e contingenti fliasî lottarono contro Argo durante la guerra del Peloponneso. Una sommossa popolare, all'epoca della guerra di Corinto, cacciò il partito oligarchico in esilio; solo dopo una lunga vicenda di lotte gli Spartani sotto Agesilao riuscirono a ricondurre in patria gli oligarchici e a cacciarne i democratici. Durante le guerre tebane Fliunte rimase fedele all'alleanza spartana, malgrado ripetuti assalti di Argo, di Sicione e degli Arcadi. Nel 368 a. C., subito dopo Leuttra, un distaccamento di Arcadi e di Elei, diretti a raggiungere i Tebani vincitori attraverso Nemea, fu indotto da alcuni profughi fliasî a tentare una sorpresa contro la città; 600 uomini riuscirono a penetrare col favore della notte entro le mura, ma ne furono poi ricacciati; l'anno seguente un attacco più risoluto fu ripetuto da parte del comandante tebano di Sicione con un più poderoso contingente di Sicioni e di Pelleni; la battaglia campale contro il grosso degli assalitori fu vinta dai Fliasî presso un santuario di Era posto sulle pendici delle colline circostanti alla città verso oriente. Varî sconvolgimenti, di cui abbiamo scarse notizie, seguirono durante le guerre macedoniche; prima della conquista romana la città, dal 230 al 146, fece parte della Lega achea. Oltre al santuario di Era fuori le mura, Pausania menziona anche nella cittadella un altro tempio di Era, uno di Ganimede o Ebe, uno di Demetra e Core, scendendo l'acropoli un tempio di Asclepio, e vari altri santuarî ed edifici nell'agorà della città bassa: di tutto questo complesso di monumenti alcuni resti sono stati messi in luce da recenti saggi di scavo.
Bibl.: E Curtius, peloponnesos, II, Gotha 1852, p. 470 segg.; J. G. Frazer, Pausanias's Description of Greece, III, Londra 1898, p. 77 segg.; H. S. Washington, Excavations at Phlius in 1892, in amer. Jour. of Arch., XXVII (1923), p. 438 segg.; A. G. Russel, The topography of Phlius and the Phliasian plain, in Annals of Archaeol. and Anthrop., Liverpool, X (1924), p. 37 segg.; C. W. Blegen, Excavations at Phlius 1924, in Art and Archaeol, XX (1925), p. 22 segg.