Erudito spagnolo (Liébana, Santander, 1743 - Valladolid 1801). Contribuì largamente al rinnovamento della cultura del suo paese e lasciò che dei risultati delle sue ricerche, condotte con precisione e rigore scientifico, si giovassero il padre P. Risco, il padre Fr. Méndez per la sua Typographía española (1796), E. Llaguno y Amírola per le Crónicas de Castilla. M. Menéndez Pelayo pubblicò nella Revue Hispanique (1908) un saggio di F. sulle origini della poesia castigliana: in esso sono anticipate le indagini della critica posteriore sull'argomento. Fra le sue opere sono da ricordare anche Vida literaria del Canciller Ayala, Memorias de las Universidades de Castilla e Apuntes sobre las behetrías, oltre a El fuero de Sepúlveda, tuttora inedito, e a una descrizione del Cancionero di Fernán Martínez de Burgos, andata perduta.