Fluoro
Il fluoro, elemento chimico appartenente al gruppo degli alogeni, con simbolo F, molto reattivo, si trova nell'organismo umano in quantità minime, prevalentemente nelle ossa e nei denti. Secondo i più recenti standard nutrizionali non è da considerarsi un nutriente essenziale, ma solo una sostanza utile per ridurre la prevalenza e la gravità della carie dentaria. Il fluoro è ubiquitario in natura e può essere ingerito sia con gli alimenti sia con le acque potabili. Queste sono considerate le fonti più significative di assunzione, tenuto conto che il fluoro contenuto nelle acque viene assorbito in una percentuale superiore al 90%. Le acque italiane hanno mediamente un contenuto in fluoro di 0,2 mg/l, con valori più alti in quelle provenienti da aree geologiche di origine vulcanica. L'assunzione giornaliera di 1500 ml di acqua contenente fluoro nella percentuale indicata fornisce quindi 0,3 mg di questo elemento, cui va aggiunta una quota ulteriore proveniente dagli alimenti. Le fonti alimentari più ricche di fluoro sono il pesce (0,2-0,3 mg/kg), i frutti di mare (0,3-1,5 mg/kg) e le uova (0,3 mg/kg). Tra le bevande, ne è particolarmente ricco il tè, che può contenerne più di 0,1 mg per tazza. Il fluoro, una volta ingerito e assorbito, si localizza prevalentemente nelle ossa e nei denti, dove va a sostituire gli ioni bicarbonato e l'idrossile dell'idrossiapatite formando cristalli di fluoroapatite, più resistente all'attacco degli acidi che solubilizzano lo smalto dei denti. Sulla base di osservazioni empiriche si ritiene che l'effetto protettivo del fluoro - desunto da indagini di tipo epidemiologico riguardanti la prevalenza di carie dentaria nelle popolazioni degli Stati Uniti con consumo abituale di acque a differente contenuto di fluoro - si esplichi con una dose cumulativa giornaliera di 0,05-00,7 mg per kg di peso corporeo. Per quanto riguarda gli effetti topici nella cavità orale, conseguenti all'uso di dentifrici e collutori contenenti fluoro, si ritiene che l'azione contrastante la carie sia dovuta a un'inibizione della glicolisi, il processo attraverso il quale i batteri residenti nella placca metabolizzano gli zuccheri con produzione di acidi. Oltre ad avere effetti benefici, il fluoro ha però una sua tossicità, qualora venga superata una certa soglia di assunzione. Gli effetti tossici possono essere distinti in acuti e cronici. Dai dati in letteratura risulta che la dose certamente letale per una persona del peso di 70 kg è di 5-10 g di fluoruro di sodio ingerito per via orale. I sintomi di tossicità acuta comprendono nausea, vomito, diarrea, dolori addominali, salivazione e lacrimazione eccessive, disturbi polmonari, insufficienza cardiaca, debolezza, convulsioni, paralisi e perfino coma. Il segno più evidente di tossicità cronica, invece, che si manifesta in seguito a ingestione protratta di acque contenenti 1-2 mg/l di fluoro, è la fluorosi dentale, consistente in una ipomineralizzazione dello smalto, accompagnata, nelle forme più gravi, dalla presenza di macchie marroni sullo smalto stesso. Altri danni possono prodursi a livello delle ossa (fluorosi scheletrica), con dolori alle articolazioni e osteoporosi delle ossa lunghe. I casi più seri sono accompagnati da debolezza muscolare e difetti neurologici. Sempre dai dati in letteratura si evince comunque che nessun tipo di danno, compresi quelli genotossici o carcinogenici, sembra essere prodotto dalla ingestione di fluoro nelle dosi utili per la prevenzione della carie dentaria.
bibl.: LARN: Livelli di assunzione raccomandati di energia e nutrienti per la popolazione italiana, Revisione 1996, a cura della Società italiana di nutrizione umana, Roma, 1997; k.r.phipps, Fluoride, in Present knowledge in nutrition, ed. E.E. Ziegler, L.J. Filer jr., Washington, ILSI, 19967.