foce
Presente una volta nel Convivio e dodici nella Commedia, il termine conosce ampi usi propri e figurati.
Il senso proprio di " sbocco di un fiume " compare in If XXXIII 83 muovasi la Capraia e la Gorgona, / e faccian siepe ad Arno in su la foce, e in Pg II 103 A quella foce [del Tevere] ha elli or dritta l'ala, V 124 Lo corpo mio gelato in su la foce / trovò l'Archian rubesto, e Pd XXII 153 L'aiuola che ci fa tanto feroci / … tutta m'apparve da' colli a le foci (" Là dove i fiumi sboccano è il punto men alto del suolo. Foce fa dunque opportuno contrasto con colle ", Tommaseo).
Per semplice estensione di significato, la parola può designare un qualunque " sbocco " (If XXIII 129 Non vi dispiaccia, se vi lece, dirci / s'a la man destra giace alcuna foce / onde noi amendue possiamo uscirci), oppure " breve braccio di mare chiuso fra terre ": cfr. XXVI 107, dove le mitiche colonne d'Ercole sono definite foce stretta (molto opportunamente nelle Postille cassinesi: " qui locus dicitur strictura eo quod solum est largus per quinque milliaria "), forse con un giuoco di metafora simile a quello segnalatoci da Isidoro (Etym. XIV VIII 26): " Fauces sunt aditus angustorum locorum inter arduos montes, loca angustia et brevia dicta a faucium similitudine quasi foces ".
L'analogico rapporto tra porto e f. (quest'ultima spesso egualmente ‛ ricettiva ' ed esente da marosi), può spiegare Cv I III 5 sono stato legno sanza vela e sanza governo, portato a diversi porti e foci (ove il realismo dell'immagine non deve farci dimenticare il contesto figurato e metaforico), e Pd XIII 138 legno vidi già... / correr lo mar per tutto suo cammino, / perire al fine a l'intrar de la foce, verso quest'ultimo presto divenuto proverbiale (cfr. L. Pulci Morgante XXV 276 " Quanti gran legni si vede perire, / disse il Poeta, all'entrar della foce! "). Nello stesso ambito, con maggiore accentuazione del figurato, sono da collocare l'appellativo di settima foce (If XIII 96) dato al " punto d'approdo " a cui perviene nel settimo " cerchio " l'anima peccatrice (da correlare però al virgiliano " ubi venere ad fauces grave olentis Averni " di Aen. VI 201), e due luoghi (Pg XII 112 e XXII 7) in cui la parola allude ai " seni del Purgatorio ", o più semplicemente ai punti di ideale sosta del poeta nel suo cammino nella seconda cantica.
Audace metafora in Pd I 37 Surge ai mortali per diverse foci / la lucerna del mondo (ripresa anche al v. 44), ove, con B. Varchi (Lezione sul D. e Prose varie, Firenze 1841, I 289), bisogna ricordare che il poeta " dà il nome di foce ai vari luoghi dell'orizzonte medesimo, per i quali si tragitta il sole, quasi fiume di luce, da uno all'altro emisfero ". Si tratta a ogni modo di un ‛ tòpos ' classico, per cui sono da tener presenti Virgilio (Aen. III 637 e IV 6) e Lucrezio (V 403 e 610).