FOCEA (Φώκαια, Phocaea)
Antica città d'Asia Minore, fondata, secondo la tradizione dagli Ateniesi e da emigrati della Focide, sotto la guida di Filogene e Damone, in un territorio ceduto dai coloni eolici di Cuma, posto sulla penisola che sta a sud del golfo eleatico e domina l'imbocco di quello ermeo, in cui sorgevano Clazomene e Smirne. La città godeva di due porti, di cui Livio ci dà i nomi di Naustathmus e Lampter, a ridosso dell'isolotto Bacchion, anch'esso occupato da edifici pubblici e privati.
Questa, che è la più settentrionale delle città ioniche, fu dominata dapprima da discendenti di Codro e aderì alla confederazione ionica; passò sotto il dominio persiano ai tempi di Ciro (546 a. C.), ma avanti l'occupazione, gli abitanti, avendo ottenuto, a quanto si dice (dal luogotenente del sovrano persiano, Arpago), un giorno di tempo per la resa, emigrarono in massa, e dopo un vano tentativo di fermarsi a Chio proseguirono per l'Occidente. Quivi i Focesi - che secondo la tradizione di Erodoto sono rappresentati come i veri scopritori delle regioni occidentali del mediterraneo - stabilirono colonie in Corsica (Aleria), Magna Grecia (Regio), Lucania (Velia), Gallia (Massalia), Iberia (Maenaca) e detennero - eccellenti navigatori - un primato commerciale. Focea, per questo impoverimento demografico, decadde; risorta sotto i Seleucidi, fu conquistata con le armi dai Romani, e continuò la sua vita, modestamente, in bassa età imperiale e bizantina. Una nuova resurrezione, nei primi anni del sec. XV, ebbe per merito dei Genovesi, che vi istituirono un fondaco per lo sfruttamento commerciale delle miniere di allume dei dintorni. Oggi una modesta borgata giace sulle rovine della città, detta Eski Fokià (Vecchia F.) e un'altra, poco lungi, detta invece Yenice Fokià (Nuova F.), ambedue con pochissimi abitanti dopo il recente esodo dei cristiani.
Poco importanti sono gli avanzi, principalmente delle mura, che sussistono fra la fortificazione medievale. La monetazione dell'antica Focea - fra le più antiche e celebri del mondo classico - attesta nei suoi pezzi di elettro e d'argento, coi simboli del grifone e della testa di foca (detti perciò nell'antichità "i focaici"), un sistema speciale di fusione; essa perdura fino ad Alessandro Magno.
Bibl.: G. Busolt, Griech. Gesch., I, 2ª ed., Gotha 1893, p. 316; K. Lehmann-Hartleben, Die antiken Hafenanlagen des Mittelmeeres, Lipsia 1923, p. 215; B. V. Head, Historia Nummorum, 2ª ed., Oxford 1911.