fog computing
loc. s.le m. inv. Capacità di calcolo molto elevata, basata su nuove architetture di immagazzinamento dei dati e di distribuzione delle risorse, che si diffondono come una nebbia.
• di possibili applicazioni il fog computing ne ha parecchie. La principale è l’Internet delle cose, un trend che secondo i calcoli degli analisti di Cisco dovrebbe portare a un totale di 50 miliardi di oggetti connessi in tutto il mondo entro i prossimi cinque anni. (Greta Sclaunich, Corriere della sera, 19 gennaio 2015, Corriere Economia, p. 15) • Il vanto di Wi-Next è un sistema operativo di rete (WiseMesh), opportunamente brevettato, che ha aperto una nuova frontiera nel computing e nel networking a livello di fabbrica. La società è stata infatti la prima a realizzare una piattaforma wireless di tipo «EdgeWare Industrial» per alimentare un’architettura di «fog computing», e quindi un sistema in grado di trasportare grandi volumi di informazioni dai dispositivi periferici connessi a Internet alle applicazioni che girano nella cloud. (G[ianni] Rus[coni], Sole 24 Ore, 20 marzo 2015, p. 18, Impresa digitale) • «Per inviare dati da Amsterdam al Nord Italia ci vogliono solo 20 millisecondi», spiega [Stefano] Mainetti. «Ma per ragioni di privacy e velocità la tendenza è di costruire centri distribuiti sul territorio: più che di nuvola si parla di nebbia, “fog computing”». Specie ora che uno dei settori più caldi è l’industria connessa, per cui la flessibilità della nuvola significa disporre di risorse informatiche a richiesta, senza doversele costruire in casa. (Filippo Santelli, Repubblica, 1° novembre 2016, p. 38).
- Espressione inglese composta dal s. fog ‘nebbia’ e dal p. pres. del v. intr. to compute ‘calcolare’.