FOIS, Foiso
Nacque ad Iglesias (Cagliari) il 28 dic. 1916 da Salvatore e Maria San Filippo. Nel 1920 la famiglia si trasferì a Firenze per seguire il padre, ingegnere minerario, che aveva assunto l'incarico di consulente per le miniere del Monte Amiata. Il soggiorno in Toscana fu breve; le dichiarate idee socialiste del padre attirarono l'attenzione dei fascisti locali e lo costrinsero ad un rientro precipitoso nell'isola. Nel 1923 la famiglia lo raggiunse a Cagliari; qui il F. compì gli studi e ottenne, nel 1938, il diploma di tecnico agrario. Nel 1939 si iscrisse alla facoltà di economia e commercio di Genova, ma, in seguito ai bombardamenti, abbandonò la città ligure e raggiunse il fratello Ninì a Firenze; entrato in contatto con l'ambiente artistico fiorentino, iniziò ad interessarsi alla pittura. Nel 1942 si laureò in economia e commercio e l'anno seguente si stabilì nel Biellese, presso Enza Ravetti, moglie del fratello Ninì, fatto prigioniero in guerra e deportato in Polonia, ed entrò a far parte delle brigate partigiane.
Tenne la sua prima personale a Biella nel 1944, alla galleria Leonardo da Vinci, presentato in catalogo da don Luigi Vernetti (G. V., F. F., in Il Biellese, 7 luglio 1944); espose una serie di acquerelli ispirati ai paesaggi del luogo. L'esperienza si rivelò decisiva perché nel periodo della mostra conobbe L. Boffa Tarlatta, ritrattista, allievo di G. Grosso e docente di figura all'Albertina di Torino, che lo convinse ad iscriversi all'Accademia per completare con studi regolari il lungo apprendistato da autodidatta.
Nel 1945 il F. partecipò a Milano alla Mostra nazionale degli artisti profughi; l'anno seguente sposò Carla Ravetti. Diplomatosi all'Accademia, nel 1947 espose alla galleria Della Maria di Cagliari, presentato dallo scrittore S. Cambosu, e prese parte a Roma alla Mostra itinerante degli incisoti sardi. Nel 1948 partecipò al premio nazionale di pittura e scultura "Città di Milano"; nello stesso anno rientrò definitivamente in Sardegna.
La mostra che segna un punto di svolta nella sua ricerca artistica è la personale allestita nel 1949 alla galleria Della Maria di Cagliari. Superata la fase accademica la sua pittura accoglie suggestioni espressioniste nel colore e nella semplificazione strutturale della figura, combinate ad accenti neorealisti che andavano diffondendosi nell'arte italiana di quegli anni. L'esposizione ebbe un effetto dirompente nell'ambiente isolano, ancora influenzato dalle esperienze di origine modernista o legato a forme di realismo più tradizionali (Stasera la mostra polemica di Fois, in L'Informatore del lunedì, 14 febbr. 1949; I giovani muovono guerra agli epigoni della tradizione, in L'Unità, 16febbr. 1949).
Tra la fine degli anni Quaranta e l'inizio del decennio successivo il F. partecipò ad una serie di rassegne che definirono il suo ruolo di punta nel panorama del neorealismo sardo.
Nel 1949 prese parte al premio Siena, alla Mostra d'arte moderna della Sardegna (Venezia) e, l'anno seguente, alle esposizioni, di identico titolo, allestite a Cagliari e Roma; nel 1951 partecipò alla mostra di Biella "L'arte contro le barbarie", al premio Sassari e al premio Suzzara, alla prima Biennale internazionale d'arte marinara (Genova). Nel 1952 espose Mondine (ubicaz. ignota) alla Quadriennale di Roma e presentò un dipinto e una xilografia sul tema della Mattanza alla IV Mostra regionale d'arte di Cagliari; l'olio (Cagliari, Galleria comunale) venne ripresentato l'anno seguente a Roma alla mostra "L'arte nella vita del Mezzogiorno d'Italia".
Nella produzione di questi anni ritratti e temi più legati ad una dimensione personale si alternano a opere di impegno sociale e politico. Nel 1954 realizzò in occasione del cinquantenario dello sciopero di Buggerru tre disegni, riproposti in parte alla mostra di Biella per il decennale della Resistenza, mentre alla VII Quadriennale d'arte di Roma (1955) inviò, oltre alla Mattanza, alcuni ritratti dei suoi familiari. Nel 1956 partecipò alla CXII Esposizione internazionale d'arte figurativa di Torino e tenne una personale alla Hill Gate Gallery di New York. L'anno seguente espose agli Amici del libro di Cagliari una serie di dipinti, tra cui spicca il grande quadro storico Eleonora d'Arborea, opera realizzata per un trittico intitolato La Sardegna verso l'autonomia, mai portato a termine: la tela, insieme con l'altra opera realizzata secondo il progetto (I moti angioini), è conservata presso la presidenza della Regione della Sardegna.
Nel 1958, presentato da A. Sassu, espose olii e incisioni alla galleria Colonna di Milano e l'anno seguente partecipò con tre opere alla Quadriennale di Roma. Nel 1960 divenne direttore del liceo artistico fondato a Cagliari da G. Vascellari, mantenendo l'incarico fino al 1967, quando iniziò ad insegnare presso il liceo artistico statale, di cui sarà anche preside dal 1973 al 1975.
Tra il 1970 e il 1971 dipinse in otto grandi pannelli il ciclo dedicato alla Storia di Sardegna, che si caratterizza per l'abbandono della figurazione e per il segno vibrante, sensibile alle suggestioni della pittura informale. Nel 1977 dipinse un grande Cristo nella chiesa Pio X di Cagliari. Nel 1972 allestì un'antologica del suo lavoro alla galleria Incontro di Cagliari e quattro anni dopo, nella stessa sede, tenne una mostra interamente dedicata alla sua produzione grafica. L'antologica dedicatagli dalla Galleria comunale di Cagliari nel 1982 fu la sua ultima personale.
Il F. morì a Cagliari il 21 febbr. 1984.
Fonti e Bibl.: oltre ai cataloghi delle mostre citate nel testo, si veda: D. S., La vita artistica come impegno sociale e civile, in Cagliari Express, 27maggio 1972; V. Fiori, Quel colore aurorale gli annunciava la primavera, in L'Unione sarda, 24febbr. 1984; S. Naitza, Cercò la magia della figura senza concessioni al folklore, in La Nuova Sardegna, 26febbr. 1984; Id., Artisti sardi nella collezione civica, Cagliari 1985, pp. 84 s.; S. Naitza - M.G. Scano, Quarant'anni di incisione artistica in Sardegna 1930-1970, Quartu Sant'Elena 1986, p. 50; S. Naitza, F. F., Nuoro 1989 (con bibl.); L'Artistico e i suoi artisti (catal.), Cagliari 1995, p. 113 e passim.