FOIX DE CANDALE, Marguerite de
Figlia ultimogenita di Jean de Foix (morto nel 1485), conte di Candale e Benauges, nonché visconte di Meilles e Castillon, e di Marguerite de la Pole dei conti di Suffolk, nacque in Francia nel 1473.
Rimasta orfana dei padre ancora bambina, crebbe nella casa del fratello maggiore Gaston (II). Fu questi, non appena la F. ebbe compiuto sedici anni, a scegliere fra le numerose offerte di matrimonio che aveva ricevuto, quella dell'anziano marchese di Saluzzo, Ludovico (II) vedovo di Giovanna di Monferrato, figlia dì Maria di Gaston (IV) de Foix, e quindi imparentata con la Foix de Candale.
Il 10 dic. 1490 Ludovico (II) aveva inviato presso Gaston de Foix de Candale, per chiederne in sposa la sorella, G. Caroli. Questi, dopo trattative protrattesi per diversi mesi raggiunse un accordo sulla base d'una dote di 10.000 scudi, firmando infine il contratto di matrimonio il 2 apr. 1492. Ottenuta la dispensa papale (necessaria per la consanguineità fra la prima e la seconda sposa di Ludovico), le nozze vennero celebrate nel novembre dello stesso anno.
I primi anni di permanenza della F. a Saluzzo furono un periodo di grande fervore artistico presso quel castello, che era stato teatro dell'assedio sabaudo nel 1487 e che ora tornava agli antichi splendori grazie a notevoli lavori di ristrutturazione (non ultima la realizzazione degli imponenti cicli pittorici dei cortili, ancora parzialmente visibili fino al 1825, quando il castello fu trasformato in carcere). La F. scelse come propria residenza il palazzo di Revello, provvedendo alla sua totale ristrutturazione. Fortemente impegnata nel rilancio artistico del marchesato, ella non era affatto disinteressata all'esercizio del potere; per rafforzare il proprio ruolo cercò anzi di allontanare dal marito tutti i suoi più ascoltati consiglieri, in particolare i membri della casa marchionale. Secondo alcuni studiosi fu dietro sua istigazione che nel 1501 Ludovico fece arrestare il fratello Gian Giacomo, rinchiudendolo nel castello di Verzuolo.
I decenni tra il XV ed il XVI secolo videro il marchesato confermare l'alleanza con la Francia. Nel 1495 Ludovico (insignito l'anno precedente dal re di Francia del collare dell'Ordine di S. Michele) raggiunse ad Asti con un corpo di 500 fanti saluzzesi, il duca d'Orléans (il futuro Luigi XII), per marciare, insieme, all'assedio di Novara. In tale occasione la reggenza venne affidata alla F., che per la prima volta ebbe concretamente in mano le redini dello Stato. Terminata la campagna, il marchese rientrò a Saluzzo e qui, nel 1498, fece testamento. Ormai avanti negli anni, egli cercò di predisporre un'eventuale reggenza stabilendo che, qualora fosse morto prima che il suo erede avesse raggiunto la maggiore età, unica reggente sarebbe stata la F. (restava così esclusa la possibilità d'un Consiglio di reggenza con gli altri membri di casa Saluzzo).
Nel marchesato la pace venne nuovamente interrotta nel 1499, con la campagna milanese di Luigi XII. Quando l'esercito francese varcò le Alpi Ludovico si unì ad esso con parte del suo esercito, lasciando alla F. la reggenza dello Stato. Tale circostanza si ripeté nel 1501, quando Luigi XII creò il marchese governatore di Asti. Durante queste campagne Luigi XII ebbe modo di apprezzare il valore militare di Ludovico, tanto che nel 1503 lo nominò viceré di Napoli e luogotenente generale (il marchese doveva recarsi a Napoli, recuperando alla Francia il Napoletano, già conquistato dagli Spagnoli). Dopo alcune iniziali vittorie, egli fu duramente sconfitto il 28 dic. 1503, riuscendo a stento a mettersi in salvo a Gaeta. Di qui, gravemente malato, con non poche difficoltà giunse sino a Genova. Nella capitale ligure la F. raggiunse il marito, le cui condizioni erano tali da non lasciare sperare in una guarigione. Dopo esser rimasta al suo capezzale per otto giorni, temendo forse qualche colpo di mano del duca di Savoia, preferì far ritorno a Saluzzo, lasciando a Genova Giovanni Andrea Saluzzo conte di Castellar che, morto Ludovico il 27 genn. 1504, curò il trasporto del corpo nel marchesato.
Dal matrimonio fra la F. e Ludovico erano nati cinque figli: Michele Antonio (20 marzo 1495-18 ott. 1528), Giovanni Ludovico (21 ott. 1496-1563), Francesco (1498-28 marzo 1537), Adriano (?-1504?) e Gabriele (1501/2-29 luglio 1548).Giacché l'erede primogenito Michele Antonio non aveva ancora dieci anni, in base al testamento del 1498 la reggenza spettava alla F., la quale il 12 febbraio riunì il Consiglio marchionale, decidendo l'invio in Francia del Castellar per chiedere la protezione di Luigi XII. Recatasi poi personalmente a trattare col sovrano francese, quando fece ritorno a Saluzzo ella lasciò in Francia il primogenito (che sarebbe stato educato presso la corte). Ottenuto il governo dello Stato, la F. pretese che tutti i feudatari e i Comuni del marchesato le giurassero fedeltà (cosa che ottenne nei mesi di marzo e aprile). Stabilì poi una Camera dei conti e rimosse dalla carica di vicario generale P. Cella, sostituendolo con F. Cavassa che sarebbe divenuto poi il suo più ascoltato consigliere; riprese le trattative gia avviate dal marito, ottenne nel 1511 che Saluzzo acquistasse il rango di sede vescovile, grazie agli ottimi rapporti stretti con il papa Giulio II. Con il figlio maggiore in Francia e il secondogenito destinato allo stato ecclesiastico, la F. riteneva di poter detenere ancora a lungo il governo dello Stato; a tal fine non esitò a tramare nel 1512 l'assassinio di Gian Giacomo di Saluzzo. Abilmente consigliata dal Cavassa, svolse inoltre una seria politica economica, capace nel volgere di pochi anni di ritemprare le esauste casse marchionali e una politica estera tesa alle buone relazioni col Monferrato.
Durante gli anni della reggenza della F. il problema più urgente fu non tanto quello della posizione politica dello Stato (era assai difficile pensare di sciogliere l'alleanza con la Francia, caratteristica della politica marchionale sin dall'inizio del Quattrocento) quanto, piuttosto, quello del riassestamento dell'economia del marchesato, le cui risorse finanziarie risultavano gravemente compromesse. Fu necessario ridefinire il sistema fiscale colpendo soprattutto la grande nobiltà (di cui facevano parte gli stessi rami collaterali della casa marchionale); e per far ciò, la F. si servì di consiglieri e funzionari provenienti da famiglie borghesi nobilitate (era il caso del Cavassa). Ne derivò una politica di emarginazione dei rami collaterali dei Saluzzo, politica cui seguirono aspre critiche, di cui è esempio quanto mai eloquente il Memoriale steso dal Castellar.
Nella scelta di organizzare una persecuzione contro i valdesi (presenti in gran numero nel marchesato da oltre un secolo) si deve leggere, probabilmente la volontà della F. di ricambiare a Giulio II il favore dell'erezione di Saluzzo a vescovato. Le operazioni iniziarono nel novembre 1509; nel 1510 la F. emanò un editto che condannava a morte gli eretici che non avessero lasciato il paese o abiurato. Tale azione persecutoria, affidata al frate A. Ricciardino, conseguì scarsi risultati e terminò di lì a poco con la messa al rogo di cinque pastori a Croesio. L'alleanza francese non venne abbandonata nemmeno di fronte alla minaccia delle truppe svizzere che nel 195, in lotta contro Francesco I, misero a sacco Saluzzo. La F. e Michele Antonio (rientrato nel marchesato almeno dal marzo 154) lasciarono allora la capitale, rifugiandosi ad Acceglio. Dopo la battaglia di Marignano (alla quale il marchese Michele Antonio partecipò agli ordini di J. Chabannes signore di La Palice) la F. si recò a Milano, ove presentò i suoi figli a Francesco I. Raggiunta ormai la maggiore età, nel 1517 il marchese rientrò in Francia (nelle cui armate continuò a servire), lasciando così alla F. l'effettivo governo del marchesato. Michele Antonio fece ritorno a Saluzzo solo nel 1520, senza peraltro assumere il governo dello Stato, tanto che nel 1521 la F. abbandonò il titolo di tutrice e curatrice del marchesato, conservando quello di governatrice ed amministratrice.
Nel 1525 il marchesato risultava pressoché occupato dagli Imperiali, e la stessa Saluzzo sarebbe stata devastata se Giovanni Ludovico (secondogenito della F. ed erede presuntivo, non essendosi ancora sposato Michele Antonio) non avesse convinto gli Spagnoli (ai quali si sentiva politicamente vicino) a risparmiarla.
Sempre nel 1525 il marchese e la F. si rifugiarono in Francia: qui, in segno di riconoscenza, venne loro fatto dono (con regie patenti dell'8 genn. 1526) della contea di Castres, in Linguadoca. Stretta la pace tra Francesco I e Carlo V, sia il marchese Michele Antonio sia il fratello minore Francesco rimasero in Francia, mentre la F. rientrò a Saluzzo; qui volle vendicarsi di Giovanni Ludovico, che aveva destinato alla carriera ecclesiastica e di cui riprovava apertamente la posizione filospagnola. Nonostante Giovanni Ludovico avesse svolto un ruolo fondamentale (per aver salvato la capitale dalle truppe imperiali), la F., al termine d'un alterco durante una cena a corte, lo fece arrestare, dichiarare pazzo e rinchiudere nel castello di Verzuolo. Le conseguenze di tale atto si videro nel 1528, quando Michele Antonio morì mentre serviva Francesco I in qualità di luogotenente nel Regno di Napoli. Nel testamento egli escluse dalla successione Giovanni Ludovico, cedendo il trono a Francesco.
La F. accolse con soddisfazione le disposizioni contenute nel testamento, ben sapendo che l'eventuale ascesa al trono del secondogenito l'avrebbe esclusa dal governo dello Stato, mentre se marchese fosse diventato Francesco (che militava sotto le insegne dell'esercito francese) essa avrebbe mantenuto il proprio potere. Nel frattempo, il governo della F. era stato sempre più apertamente disapprovato da gran parte della popolazione e l'odio verso il Cavassa era andato crescendo.
Alla notizia dell'esclusione dalla successione di Giovanni Ludovico il popolo insorse e liberò il prigioniero acclamandolo marchese. Giunto a Saluzzo, egli si impose alla F. ma, invece di imprigionarla, la lasciò libera. Ciò si rivelò un grave errore: ella fu messa in condizione di tessere trame in favore di Francesco, fino al febbraio del 1529, quando lasciò di nascosto il marchesato per raggiungere il terzogenito in Francia e sostenerne la causa presso Francesco I. Fiducioso dei propri diritti, Giovanni Ludovico si recò anch'egli in Francia per prestare giuramento al re, ma la F. aveva giocato abilmente le sue carte: Giovanni Ludovico fu rinchiuso nella Bastiglia, mentre Francesco venne riconosciuto marchese di Saluzzo. Nel settembre 1529 la F. rientrò nel Saluzzese, con la speranza di riprendere il potere. Apparve presto chiaro, tuttavia, che Francesco, intenzionato ad assumere le redini del governo, pensava di prendere moglie. Esplosero allora i contrasti con la F., che decise alla fine di tornare in Francia per accusare il figlio davanti a Francesco I; ma questa volta la F. non ebbe successo e nel 1532 il re diede ragione al marchese Francesco. Sdegnata, e rifiutatasi di tornare nel marchesato, la F. si ritirò nella contea di Castres, da dove si portava ogni tanto a Parigi. Qui ammalatasi gravemente, il 7 genn. 1534 dettò il suo testamento; morì a Castres il 9 dic. 1536.
Fonti e Bibl.: Torino, Biblioteca reale, Misc. di storia patria, XXXV, 17: V. Malacame, Monumenti delle arti e della letter. saluzzese sotto il dominio di Ludovico e di M. di F. (ms. sec. XVIII); G.A. Saluzzo di Castellar, Memoriale... dal 1482 al 1528, a cura di V. Promis, in Miscellanea di storia italiana, s. 1, VIII (1869), pp. 411-625 e passim; D. Muletti, Mem. storico-diplomatiche appartenenti alla città ed ai marchesi di Saluzzo. a cura di C. Muletti, V-VI, Saluzzo 1831-33, passim; C. Novellis, Diz. delle donne celebri piemontesi..., Torino 1853, pp. 185 s.; E. Ricotti, Storia della monarchia piemontese, I, Firenze 1861, pp. 278-282; A. Tallone, Gli ultimi marchesi di Saluzzo, Pinerolo 1901, pp. 280-290, 299-303, 306, 315 ss.; F. Curlo, Storia della famiglia Cavassa di Carmagnola e di Saluzzo, in Piccolo Arch. stor. dell'antico marchesato di Saluzzo, II (1903-1909), pp. 63, 65-70, 100-108; A. Pascal, M. di F. e i valdesi di Paesana, in Athenaeum, IV (1916), pp. 40-45; M. Prever, M. di F. nel marchesato di Saluzzo, in Boll. della Società di studi stor., archeol. ed artistici della provincia di Cuneo, III (1931), 5, pp. 77-152; 6, pp. 35-114. Romanzo storico non privo di interesse è: P. C. Gandi, La famiglia di Ludovico II marchese di Saluzzo, Saluzzo 1848.