Fonazione
Il termine fonazione (derivato dal greco ϕωνή, "voce, suono") indica il processo fisiologico in base al quale si produce un suono o un rumore per mezzo degli organi vocali. Concorrono nella fonazione: un meccanismo vibratorio, rappresentato dalle corde vocali vere; una forza, prodotta dalla corrente aerea espiratoria, che dai polmoni, per mezzo dei bronchi e della trachea, raggiunge e attraversa la glottide, mettendo in vibrazione le corde vocali vere; un apparato di risonanza, costituito da tutte le cavità situate al di sopra della glottide (la porzione superiore della laringe, la faringe e le cavità nasali e orali). Il sistema nervoso interviene nella fonazione svolgendo un'azione di coordinamento fra le varie componenti e una di controllo per mezzo dell'udito.
Genericamente il termine fonazione può essere riferito a diverse tipologie di emissione di suoni: da quella priva di specifici significati e funzioni, una sorta di sfogo aereo-vibratorio, comune a pressoché tutti gli esseri animati, alle emissioni con finalità specifiche, come, per es., i richiami tipici di alcune specie di Mammiferi e Uccelli nella stagione degli amori e, infine, a quella ricca di differenze articolatorie, logiche, semantiche e sintattiche, che è peculiare dell'essere umano. La fonazione umana è un'attività complessa: essa coinvolge componenti sia fisiche sia di organizzazione mentale, in grado di produrre emissioni volontarie di suoni (vocali) e rumori (consonanti) che, combinati fra loro in più schemi convenzionali, le parole di una lingua, consentono all'uomo la comunicazione verbale. La componente fisica, cioè l'emissione meccanico-periferica, è prodotta dall'apparato fonatorio, mentre la componente logica viene elaborata dal sistema cerebrale.
Come tutte le realtà complesse, la fonazione è legata e sottoposta a leggi e convenzioni diverse che, secondo gli interessi di chi parla o ascolta, possono essere prese in considerazione dal punto di vista fisico-organico (per chi studia le disfunzioni al fine di curarle), psicologico (se l'esame è indirizzato ai rapporti tra pensieri e suoni), logico (per chi valuta la chiarezza del messaggio ricevuto), sintattico-grammaticale (per quanti devono intervenire sul modello comunicativo), estetico (per cantanti, attori, uomini politici, e tutti quelli che tendono a sollecitare l'interesse degli altri). Fermo restando il carattere convenzionale delle parole di una lingua, le modalità di presentazione della fonazione variano a seconda dell'età, del sesso e del tipo di emissione, se parlata o cantata, il che comporta differenze di ottave, di registri (di petto, di testa ecc.), di tempi di esecuzione, di volumi, toni e quantità, con un impiego più o meno ampio dell'apparato fonatorio (v. canto). Nel canto è particolarmente curata la variazione quantitati- va, con la ricerca di una presa d'aria proporzionale alla sequenza delle note previste dallo spartito. Nell'atto fonatorio parlato, se il soggetto non è obbligato a pronunciare d'un fiato frasi particolarmente lunghe, la respirazione resta nel limite delle 20 inspirazioni al minuto. Non esistono casi particolari che comportino variazioni quantitative, perché il discorso normale prevede un'emissione del fiato senza alcuna alterazione. Solamente nel caso di soggetti logopatici si verificano situazioni di 'fame d'aria' con arresto della fonazione.
La comune definizione di apparato fonatorio è impropria, perché comprende non una struttura biologica unitaria, ma più parti di altri apparati non specificamente destinati a questa funzione. È però invalso l'uso di indicare in tal modo l'insieme degli organi che partecipano all'emissione sonora. Il primo elemento di questo insieme è l'apparato respiratorio, che fornisce l'aria necessaria alla produzione del suono: l'aria emessa dai polmoni esce sollecitando la vibrazione delle corde vocali (percepite come suoni), mentre gli ostacoli, le opposizioni, le canalizzazioni e le 'fricazioni' determinano le consonanti (percepite come rumori). La corrente aerea espirata dai polmoni, il cui intervento nella funzione fonatoria può essere paragonato a quello del mantice di un organo, passa successivamente attraverso i bronchi nella trachea e nella laringe, ove subisce un aumento di pressione per la contrazione combinata dei muscoli toracici e addominali e per effetto dello spostamento in adduzione delle corde vocali vere. Queste ultime, costituite dai fasci interni dei muscoli tiroaritenoidei e dai legamenti tiroaritenoidei inferiori, e rivestite dalla mucosa laringea, si inseriscono anteriormente nell'angolo della cartilagine tiroidea e posteriormente sul processo mediale della cartilagine aritenoide omolaterale. Lo spazio limitato dai margini interni delle due corde vocali e delle due aritenoidi ha la forma di una punta di una lancia e prende il nome di rima glottidea, o glottide.
All'inizio dell'attività fonatoria le corde vocali si portano in completa adduzione, quindi in parte si separano per la retrazione del loro margine libero ed entrano in vibrazione con fini movimenti oscillatori, per effetto dei quali la glottide, alternativamen- te, si dilata e si restringe. Le vibrazioni delle corde vocali rendono intermittente il passaggio della corrente aerea e provocano nelle cavità sopraglottidee la formazione di vortici, che a loro volta concorrono a determinare le vibrazioni. La corrente aerea, entrata in vibrazione sonora, oltrepassa la faringe e giunge nelle cavità superiori, buccale o nasali. Qui, a seconda della diversa posizione del velo palatino, della lingua e delle labbra, la corrente aerea prende articolazioni diverse: se l'aria esce dalla cavità buccale, si hanno consonanti o vocali orali; quando invece l'aria passa anche, o soltanto, attraverso le cavità nasali, in seguito all'abbassamento del velo palatino, si hanno consonanti o vocali nasali. I confini tra suoni consonantici e suoni vocalici sono sfumati e l'anello di congiunzione è costituito, rispettivamente, dalle sonanti e dalle semiconsonanti.
Riguardo alle varie componenti dell'apparato fonatorio si può osservare che la laringe presenta, già nel neonato, tutti gli elementi costitutivi della struttura dell'adulto. Nei primi due anni di vita il suo sviluppo è limitato, soprattutto per le parti muscolari. Dai 2 ai 6 anni la crescita diviene evidente e proporzionale all'esercizio della funzione. Dai 6 anni sino alla muta vocale lo sviluppo rallenta e non vi sono ancora sensibili differenze di forma e dimensione tra organo maschile e femminile. All'epoca della muta, invece, le corde vocali dei maschi aumentano di circa 1 cm, mentre nelle femmine aumentano di soli 3,2-3,4 mm per giungere, in età adulta, a un rapporto di lunghezza di 3 a 2. La faringe non ha specifiche funzioni verbali, ma un suo stato infiammatorio (faringite) può dar luogo a difficoltà emissive. Una situazione analoga si verifica per le tonsille, che non partecipano alla fonazione, ma, in caso di asportazione (tonsillectomia), possono creare difficoltà nell'emissione delle gutturali, soprattutto se seguite dalla vocale a (come cane, gatto, parole prodotte in posizione buccale più aperta rispetto a cubo, colpo o ghiro). Fenomeni analoghi possono verificarsi anche per l'asportazione delle adenoidi o per lo sfrondamento dei turbinati nasali, che comportano vari problemi di nasalizzazione della fonazione. Anche i denti, malgrado la loro staticità, condizionano la produzione di varie consonanti, non solo dentali: il punto di riferimento fonatorio per la loro articolazione è rappresentato dalla papilla retroincisiva, un rigonfiamento localizzato nella zona alveolare, subito dietro i due incisivi centrali. La lingua trova in quella sporgenza l'appoggio operativo; una sua mancanza provoca invece spostamenti in avanti, con produzioni errate di consonanti e di numerosi nessi consonantici (ls-sl, sn-ns, rt-tr, lt-tl) molto frequenti in italiano. Una carenza di denti assume importanza anche per ragioni psicologiche, in quanto soggetti che presentano una dentatura irregolare possono mostrare ritrosia a parlare con apertura buccale ampia. In particolare i bambini, nel trapasso tra prima e seconda dentizione, sono portati ad abbassare la testa oppure a restringere l'apertura della bocca, e da questo atteggiamento consegue tutta una serie di fonazioni imperfette che, se prolungate nel tempo, possono dar luogo prima a incertezze e successivamente a difficoltà espressive.
Una nota a parte è dovuta ai cosiddetti denti ectopici (fuori posto) i quali, situati in posizione avanzata o arretrata rispetto alla normale arcata dentaria, possono dar luogo nel caso del dente avanzato a un danno estetico, che ha conseguenze analoghe a quelle causate da una carenza; nel caso invece di dente arretrato, a un'irritazione della lingua per sfregamento, cui conseguono movimenti articolatori errati per evitare il dolore. La volta palatale costituisce la parte superiore della cassa armonica, all'interno della quale 'suona' la parola. Una sua deformazione (palatoschisi, schisi sottomucose, velo congenitamente troppo corto, tutte malformazioni correggibili chirurgicamente) può determinare dislalie e rinolalie. La volta palatale può inoltre presentare innalzamenti eccessivi, causati dalla prolungata suzione del pollice e frequentemente accompagnati da una posizione obliqua e avanzata degli incisivi. Anche la struttura della cavità buccale, nella quale si alternano componenti rigide (denti e mandibola) e componenti morbide (guance, labbra, lingua), può influire su cambiamenti di timbro e di volume nell'atto parlato e in quello cantato. La variabilità di questa struttura è la ragione della diversa fonazione che si riscontra tra individuo e individuo, tra suono e suono. È sufficiente che la lingua s'innalzi in apice oppure in radice per ridurre lo spazio, che la mandibola s'abbassi e le labbra s'inarchino per ampliarlo, trasformando così una banale fonazione in una 'brillante dizione'.
Le caratteristiche strumentali della fonazione, esaminata sul piano fisico, vanno poi integrate con i riferimenti agli aspetti neuronali, cognitivi e psicologici legati non al fatto sonoro in sé stesso, ma alle conoscenze logiche e terminologiche, alle capacità elaborative, alle necessità comunicative e alle intenzioni espressive di chi parla. L'azione dei muscoli impegnati nella fonazione è governata a livello cerebrale dal centro di Broca, un'area corticale associativa situata anteriormente all'area precentrale, con funzioni di comando dell'articolazione fonatoria. L'organizzazione del linguaggio dipende poi da una serie di altre aree corticali che partono dalla scissura di Silvio.
Nel centro dell'audizione, localizzato nel lobo temporale, la fonazione viene valutata come comunicazione, ossia come una serie di suoni significanti; nel centro dei suoni, coordinato con il precedente ma con maggiore valore 'gnosico', di discernimento, la parola acquista un senso compiuto con discriminazione tra le valenze dei termini linguistici; nel centro visivo-verbale afferiscono i segni grafici, che vengono sottoposti alla valutazione logico-verbale (o grafo-fonica) che consente la lettura; nell'area visiva sono percepiti i valori cromatici, lineari, di dimensione e profondità, elementi che poi concorreranno alla conoscenza comunicativa. Infine vi è il centro di attivazione mnestica, un'area particolarmente importante, in quanto interessata a raccogliere e coordinare i dati della memoria e a elaborarli nella successiva comunicazione verbale. La conoscenza della funzionalità dell'area motoria è necessaria per valutare le prassie, o esecuzioni volontarie, anche diverse dal linguaggio parlato ma comuni all'espressione corporea. Quest'area non è valida in entrambi gli emisferi cerebrali, ma solamente in quello definito dominante: il sinistro nei destrimani, il destro nei mancini. Questa dominanza, in caso d'opposizione educativa alla sua funzione, può divenire causa di disturbi verbali.
La lesione dell'area motoria comporta un'aprassia, che nel linguaggio articolato può determinare afasia motoria o anartria, cioè diminuzione o perdita dell'articolazione verbale. Danni in aree diverse provocano vari tipi di agnosie (incapacità di conoscenza): non ricevendo più suoni né odori né immagini si perde la capacità di codificare e, di conseguenza, di parlare. L'agnosia uditiva, impedendo la conoscenza dei suoni, rende difficile o addirittura impossibile la loro emissione. È la ragione per cui il bambino sordo rischia di diventare anche muto e ha comunque una limitata capacità di distinguere in lettura labiale le consonanti sorde (p, t, f, c) dalle sonore (b, d, v, g). Parimenti grave è la cecità perché diminuisce le gnosie del non-vedente, che non può immettere nei suoi codici verbali termini legati a forme e colori. Anche in caso di funzionalità dei mezzi percettivi, non vi sarà fonazione per chi non sa memorizzare, codificando i messaggi e organizzando la loro combinazione: manca in questo caso la capacità di associazione mnestico-logico-fonatoria. La memoria più interessata all'uscita verbale è la semantica, capace di codificare i suoni-parole come significanti. La codificazione avviene su stimolo acustico o visivo, con sollecitazione che parte dalle aree di riconoscimento (uditivo, visivo, olfattivo, tattile, gustativo) per passare poi alle aree interessate alla comunicazione, dette di attivazione mnestica. L'informazione selezionata raggiunge la corteccia delle aree associative parietali e frontali che presiedono a queste funzioni superiori: simbolizzazione, linguaggio, formazione dei concetti, organizzazione del pensiero, con la fonazione o con la presentazione grafica. L'intervallo intercorrente tra ricerca mentale e fonazione, o tempo di reperimento semantico, indica l'unità di misura associativa ed è correlato con l'usualità dei termini noti a chi parla. L'incertezza può dar luogo a un blocco fonico, per evitare il quale vengono in genere preferiti, soprattutto nei verbi, termini polivalenti: per es., il verbo dire permette un'ampia serie di associazioni logico-verbali, indicare ha una serie più limitata, sottolineare è invece monovalente e, di conseguenza, è meno usato. Il fenomeno vibratorio aereo ricevuto come fonazione è pertanto il risultato definitivo di una serie di interventi di più organi, guidati e resi funzionali da speciali neuroni coordinatori, situati nella corteccia cerebrale, che trasmettono all'apparato produttore del suono gli impulsi provenienti dalle aree interessate al linguaggio. I rilievi elettroencefalografici dimostrano spesso corrispondenze tra anomalie dei tracciati delle aree menzionate e specifiche difficoltà fonatorie, anche se vi sono casi in cui si possono verificare carenze funzionali nell'emissione sonora in presenza di tracciati normali.
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