fondo comune di investimento
Intermediario finanziario che raccoglie capitali presso un grande numero di risparmiatori, detti sottoscrittori del f., e li investe nelle attività finanziarie e/o reali previste dalle leggi e dallo statuto. Il f. c. di i. è proposto e gestito da soggetti abilitati all’esercizio dell’attività di gestore, che sono usualmente emanazione di altre potenti o comunque credibili istituzioni finanziarie, ma il suo patrimonio, cioè il complesso del valore degli investimenti dei capitali raccolti, al netto delle spese di gestione e delle commissioni, è autonomo da quello del gestore e, a opportuna garanzia dei sottoscrittori, tutelato da qualsiasi pretesa di terzi. Il patrimonio del f. c. di i. è diviso in quote. Ciascun sottoscrittore possiede un certo numero di quote, in base al quale i f. si dividono in chiusi e aperti. A seconda della categoria di investimento i f. si distinguono invece in immobiliari e mobiliari.
In questi f. il numero di quote è prefissato così come il loro valore iniziale di sottoscrizione. Il f. usualmente inizia l’attività di investimento solo quando tutte le quote previste sono state sottoscritte. Il valore della singola quota è poi in ogni momento pari al rapporto fra valore totale del patrimonio netto del f. (calcolato e reso pubblico giornalmente) e numero delle quote in circolazione. Per recedere dal f. il singolo sottoscrittore può cedere, in tutto o in parte, al valore di mercato le proprie quote a soggetti desiderosi di subentrare.
In questi f., invece, il numero delle quote in circolazione è variabile. Nuovi sottoscrittori possono partecipare al f. acquisendo un numero qualunque di quote e pagando per ciascuna il valore corrente. Allo stesso modo essi possono uscire dal f. liberamente, secondo le modalità previste dalle regole di funzionamento del f. stesso. Per evitare picchi di smobilizzi concentrati nello stesso o in pochissimi giorni, il gestore può dilazionare le uscite per un periodo massimo (usualmente 15 giorni dalla data della richiesta di rimborso).
L’oggetto di questi f. è costituito dall’acquisto, dalla costruzione, dalla ristrutturazione e dallo sfruttamento commerciale di beni immobili. Sono necessariamente f. chiusi con una durata prestabilita (di solito da un minimo di 5 a un massimo di 15 anni), alla scadenza della quale gli investimenti vengono liquidati per poter dividere il ricavato tra i sottoscrittori. Cedere le quote sul mercato prima della scadenza può comportare una notevole perdita di valore rispetto alla quotazione giornaliera.
Questi f. investono esclusivamente in titoli, con l’obbligo, almeno per quei f. autorizzati a rivolgersi al pubblico risparmio, di inserire nel proprio portafoglio esclusivamente, o comunque in percentuale preponderante, titoli quotati su mercati ufficiali. In questa cornice è tipica la distinzione fra f. monetari (buoni o altri titoli a breve scadenza o del mercato monetario), f. obbligazionari, f. azionari, f. bilanciati. Questi ultimi possono investire, liberamente (f. flessibili) o secondo parametri rigidi (f. bilanciati in senso stretto) per previsioni legislative o statutarie, sia in obbligazioni sia in azioni. La possibilità di investire anche in prodotti più sofisticati (opzioni, swap ecc.) e/o di attuare comunque strategie più rischiose (vendite allo scoperto) per parti rilevanti del proprio patrimonio è invece riservata esclusivamente ai cosiddetti hedge fund (➔). I sottoscrittori di questa categoria di f. sono persone che possono permettersi investimenti ad alto rischio di capitali molto cospicui. Come contropartita questi f. sono soggetti a controlli e a regole di funzionamento assai meno stringenti e possono dunque sfruttare opportunità di altissimi rendimenti. Dalla fine degli anni 1990 si sono diffusi i cosiddetti f. ombrello, che investono non in singoli titoli ma direttamente in f., e i f. indice, la cui strategia punta a replicare i rendimenti di un opportuno indice (tipicamente azionario), limitandosi a gestire in modo passivo, ovvero senza compiere transazioni salvo che in circostanze critiche, un patrimonio ripartito inizialmente in quote corrispondenti alla capitalizzazione relativa dei titoli che compongono l’indice. Particolari f. indice sono gli exchange traded fund, quotati su un mercato azionario, che in tal modo abbinano i pregi di un f. indice alla immediatezza di smobilizzo e alla flessibilità di un titolo azionario.
Indice sintetico dei rendimenti aggiustati al rischio di un f. ottenuti dalla elaborazione di serie storiche di dati di tassi di rendimento o di log return periodali (tipicamente trimestrali o mensili o settimanali) del fondo. Gli indici più famosi sono l’indice di Sharpe (➔ Sharpe, William Forsyth), Sp=(mp−r)/σp e quello di Treynor, Tp=(mp−r)/βp. Trattasi di rapporti fra eccesso di rendimento e rischiosità in cui i simboli indicano: mp la media dei rendimenti periodali del f., r il rendimento periodale dell’attività non rischiosa (titoli pubblici a tasso fisso di Stato sovrano non soggetto a rischio di insolvenza), σp la deviazione standard dei rendimenti periodali e βp il coefficiente beta storico del rendimento del fondo (➔ CAPM).