Fonte Avellana
. Località delle Marche, sul versante orientale del Monte Catria (v.), ora nel comune di Frontone Serra. Vi sorge l'eremo e monastero di Santa Croce, dei benedettini camaldolesi, fondato secondo una leggenda da un cavaliere del seguito di Carlo Magno, ma in realtà costituito nel 977 o 979 nelle vicinanze di un altro eremo, di Sitria, per opera di s. Romualdo (v.), in quel vasto programma di riforma della vita eremitica tendente non soltanto a rivalutare l'ascesi personale, ma anche a restaurare tutto il monachesimo cenobitico " in parte sopraffatto da pressioni politiche, da eccessive intromissioni episcopali, da disorganizzazione amministrativa e da preoccupazioni terrene " (M. Petrocchi).
D. ricorda F.A. in Pd XXI 109-111 (Catria, / di sotto al quale è consecrato un ermo, / che suole esser disposto a sola latria), per bocca di s. Pier Damiano, che, entrato in F.A. intorno al 1035, ne fu eletto priore nel 1043 e riorganizzò la vita cenobitica, annettendovi l'eremo romualdiano di Sitria, alleviando in qualche parte l'eccessivo rigore della regola eremitica, procurandosi da Gregorio VII la protezione della Chiesa.
In F.A. s. Pier Damiano compose il suo scritto sulla simonia, e nel monastero marchigiano tornerà varie volte da cardinale, risiedendovi più tardi, quando si sarà dimesso dagli obblighi della curia, e stabilmente dal 1063 alla morte (1072), costituendovi anche una ricca biblioteca, incrementata dai suoi successori e rifiorita all'epoca del Bessarione. Il cenobio diventerà abbazia soltanto nel 1325. Soppressa nel 1569, la congregazione avellanitica, passerà sotto i camaldolesi.
Secondo una leggenda D. vi soggiornò durante un suo viaggio nell'Umbria, ovvero provenendo dalla Romagna (se si vuol piuttosto pensare a un soggiorno avvenuto durante l'ultimo periodo della vita di D., quand'è a Ravenna; e a ciò non contrasta certo la cronologia del Paradiso). Nel 1557 il fiorentino Filippo Ridolfi, priore di F.A., fece murare una lapide in cui si affermava che D. avrebbe scritto nell'eremo anche una parte del poema; la lapide nel 1622 è stata tolta da una cella e posta nel chiostro.
Bibl. - Su F.A., vedi soprattutto: O. Marcoaldi, Il Catria e l'eremo di F.A., Perugia 1876; A. Gibelli, Monografia dell'antico monastero di S. Croce di F.A., Faenza 1896; G. Vitaletti, La Biblioteca di F.A., in " Giorn. d. " XXV (1922) 261-265; M. Petrocchi, Note su F.A., in Aspetti dell'Umbria dall'inizio del sec. VIII alla fine del sec. XI, Atti del terzo convegno di studi umbri, Gubbio 1965, 243-254. Sulla leggenda del soggiorno di D., cfr. L. Nicoletti, D. al Monastero di F.A., Pesaro 1903; Bassermann, Orme 245-249; G. Vitaletti, Il ‛ rifugio dantesco ' di F.A., in " Giorn. d. " XXIV (1921) 23-31; K. Reindel, Petrus Damiani bei D., in " Deutsches Dante-Jahrbuch " XXVI-XXVII (1958) 153-176; C. Marchi, D. in esilio, Milano 1964, 205 ss.; v. inoltre la bibliografia citata alla voce Pier Damiano, santo.