FONTE AVELLANA
AVELLANA Monastero benedettino che sorge sopra una balza del monte Catria a 698 m. s. m., in territorio di Serra S. Abbondio, frazione del comune di Frontone Serra (provincia di Pesaro). La fabbrica attuale del monastero ha scarsi elementi antichi, salvo qualche forma ogivale, la torre quattrocentesca, taluni mediocri freschi del sec. XVI. A Urbino, nella Galleria Nazionale, sono conservati una stauroteca e un rarissimo vessillo navale ambedue opere bizantine, l'una della fine del sec. XII, l'altro del 1411 circa, che appartenevano al monastero.
La congregazione eremitica di Fonte Avellana. - Le origini del monastero di S. Croce di Fonte Avellana si collegano con l'opera riformatrice di S. Romualdo e di S. Pier Damiani. La vita eremitica vi fu iniziata da un cavaliere del seguito di Carlo Magno, e il monastero ebbe protezione dagl'imperatori Federico I, Enrico VI, Ottone IV e Federico II e da Filippo di Svevia. Per impulso di S. Pier Damiani la Congregazione fiorì, e visse autonoma sotto i suoi priori. La biblioteca, da lui fornita di opere giuridiche e storiche, fu accresciuta dal successore Giovanni da Lodi il grammatico. Dante (Par., XXI, 106-111) ricorda il soggiorno che vi fece S. Pier Damiani con versi che paiono attestare la sua diretta conoscenza del cenobio. Giovanni XXII con bolla del 17 febbraio 1325 eresse il monastero in abbazia e vi prefisse un abate claustrale; ma nel 1392 Bonifacio IX concesse l'abbazia in commenda al card. Bartolomeo Mezzavacca di Bologna. Tra gli abati commendatarî sono degni di particolare menzione il cardinale Bessarione e il card. Giuliano della Rovere. Il Bessarione (1456-1474) trasformò per qualche tempo l'Avellana in un vero centro umanistico, ed egli stesso vi si recò coi suoi segretarî. Al fiorentino Filippo Ridolfi si deve il restauro di una parte del monastero. Pio V con bolla del 10 dicembre 1569 abolì la Congregazione Avellanitica e unì il monastero di S. Croce alla Congregazione Camaldolese; poi Gregorio XIII, nel 1579, assegnò i beni dell'abbazia secolarizzata al Collegio Germanico eretto in Roma. Il monastero fu soppresso nel 1808, ripristinato nel 1815 e nuovamente soppresso nel 1866. Oggi è abitato da pochi monaci camaldolesi. Gli antichi eremiti della congregazione vestivano panno ruvido e grossolano di color bianco.
L'archivio di Fonte Avellana, ricchissimo di documenti, è oggi disperso in più luoghi. La parte principale si trova nel Collegio Germanico di Roma, al quale passò coi beni dell'abbazia commendata un'altra parte si conserva tra i manoscritti della biblioteca di Classe di Ravenna, nell'Archivio Vaticano e nell'archivio della città di Gubbio. Alcune pergamene del monastero sono presso il cav. Anselmo Anselmi in Arcevia.
Bibl.: F. Kehr, Italia pontificia, IV, Berlino 1909, pp. 92-97 che registra la copiosa bibl. precedente. Per la tradizione del soggiorno dantesco in Fonte Avellana, v. M. Morici, Dante e il monastero di Fonte Avellana, Pistoria 1899; G. Vitaletti, Dante e l'eremo di S. C. di F. A., in Il VI centenario dantesco V, Ravenna 1918, pp. 8-16; F. Tarducci, La tradizione dantesca in F. A., in Rivista storica benedettina, XII (1921), pp. 169-177; Il VI centenario dantesco a F. A., agosto 1921. Per l'archivio di Fonte avellana, G. Vitaletti, Un inventario di codici del sec. XII e le vicende della Biblioteca, dell'Archivio e del Tesoro di F. A., Firenze 1920; id. San Pier Damiani e Dante a proposito di F. A., in Giornale dantesco, XXV e XXVI (1922-23); id., La biblioteca di Fonte Avellana, Roma 1925.