FONTE
Nell'agiografia i miracoli leggendari esemplati su quello compiuto da Mosè (Es. 17, 5-6) fanno frequentemente riferimento a sorgenti che scaturiscono da una roccia; in altre leggende appaiono varianti secondo le quali il miracolo dell'acqua avviene dopo che il santo batte sul terreno, pianta un bastone al suolo o semplicemente prega. Per attribuire alla f. efficacia salvifica, edificarvi accanto una chiesa e consacrarla al santo stesso era tuttavia sufficiente che avesse subìto il martirio presso una f. o utilizzato una sorgente per battezzare o per lavacri. Relativamente alle sorgenti e alle acque di tutti i tipi, il sacerdote, nel contesto della sua attività missionaria, doveva peraltro prendere provvedimenti che ostacolassero con successo culti di tipo pagano; il culto tributato alle sorgenti e all'acqua era infatti praticato particolarmente in Gallia e presso i Germani.Nella Bibbia, l'esistenza di sorgenti nelle chiese è attestata da una serie di testimonianze (Ez. 47, 1; Gl. 4, 18; Zc. 13, 1); nel Nuovo Testamento l'espressione 'acqua viva' (Ap. 22,1; Gv. 4,11) ricorre nel senso, usuale nell'Antichità, di acqua di sorgente, acqua corrente, in contrapposizione con l'acqua ferma e stagnante. Poiché l'acqua lustrale doveva essere in età antica acqua di sorgente o di fiume, era quasi inevitabile nell'esegesi biblica il paragone fra acqua battesimale e 'acqua viva', tra f. battesimale e 'f. della vita', in quanto fons vitae, denominazione attestata per es. nell'iscrizione del battistero di S. Giovanni in Fonte al Laterano a Roma, risalente all'epoca di papa Sisto III (432-440): "[...] Fons hic est vitae qui totum diluit orbem sumens de Christi vulnere principium" (Bauerreiss, 1949, p. 13).La f. e la sorgente erano strettamente collegate a due immagini derivanti dalla Sacra Scrittura: il fiume del paradiso che si divide in quattro rami (Gn. 2, 10-14) e il 'fiume d'acqua viva' della rivelazione (Ap. 22, 1), tanto più simili tra loro in quanto sulle rive di entrambi cresce un albero della vita.Le più antiche preghiere per le acque lustrali del rito battesimale, contenute nel Sacramentario gelasiano e in quello gregoriano, menzionano la sorgente come punto dal quale si originano i fiumi del paradiso. Nella tradizione figurativa comparve precocemente l'immagine di una piccola collina situata al centro del paradiso e che rappresenta, per così dire, la 'copertura a volta' della sorgente dei quattro fiumi che si originano da quello che, nel testo di antiche liturgie come l'Ufficio di s. Agnese, veniva chiamato mons; la collina dispensatrice d'acqua era di conseguenza indicata come f. che dona la vita, analogamente all'albero che vi si innalza. Nel 256 s. Cipriano di Cartagine (205 ca.-258) scriveva a Giubaiano a proposito della corrispondenza dei quattro fiumi del paradiso, che scorrono verso i punti cardinali, con i vangeli (Ep., LXXIII; CSEL, III, 2, 1871, p. 785); secondo questo scrittore la Chiesa, che rappresenta il paradiso, include entro le sue mura solo alberi fruttiferi, i quali la irrigano con quattro fiumi, cioè con i vangeli, attraverso i quali la Chiesa elargisce la grazia del battesimo, con profusione salvifica e celeste. Secondo s. Ambrogio (333/340-397; De Paradiso, I; PL, XIV, col. 280) i quattro fiumi del paradiso sono le quattro virtù cardinali (initia virtutum) nelle quali si suddivide la f. della saggezza. Rabano Mauro (784-856; Commentarius in Genesim, I, 12; PL, CVII, col. 479) osserva che il fiume proveniente dal paradiso porta metaforicamente Cristo, il quale scaturisce dalla f. paterna e irrora la sua Chiesa con la parola della buona novella e con il dono del battesimo: i quattro fiumi del paradiso sono dunque in senso allegorico i vangeli inviati per annunciare a tutte le genti il messaggio della salvezza.Il nesso tra l'albero della vita, il trono di Dio, l'agnello e la f. riporta ai versi di Ap. 22, 1-3. La raffigurazione di Cristo, anche sotto forma di agnello o di croce, in piedi sul monte del paradiso con i quattro fiumi, è un motivo iconografico riscontrabile a partire dal 370 ca. e legato alla traditio legis o al Giudizio universale, specie nei programmi decorativi absidali in area italiana. L'iscrizione predisposta da Paolino di Nola (353-431) per la decorazione absidale della basilica degli Apostoli presso la tomba di s. Felice a Cimitile (prov. Napoli), databile agli anni 400-401, interpreta la scena in tal modo: "Petram superstat ipse petra ecclesiae, de qua sorori quattuor fontes meant, evangelistae viva Christi flumina" (Ep., XXXII; CSEL, XXIX, 1894, p. 286).Allo stesso modo va interpretata anche l'illustrazione del Canticum Isaiae prophetae (12,3) nel Salterio di Utrecht (Bibl. der Rijksuniv., 32, c. 83v), opera della scuola di Reims nei primi anni del sec. 9°: ai piedi di un monte sul quale appare Cristo trasfigurato si trova un f. battesimale di forma quadriloba; l'acqua che ne sgorga scorre come un ruscello attraverso una porta della città di Sion e si divide in due fiumi, dai quali numerose persone attingono l'acqua dispensatrice di vita con recipienti o con il cavo della mano. Questa scena, che si discosta dalle consuete raffigurazioni del fons vitae e che rientra nella tradizione dei programmi iconografici absidali, è comunque strettamente imparentata nella sua concezione con le altre immagini dello stesso soggetto.All'interno della tradizione iconografica caratterizzata dall'immagine dei quattro fiumi del paradiso che scaturiscono dalla roccia, sormontata dalla figura del Salvatore o dell'agnello di Dio, e che si riversano sulla terra, si colloca il tracciato, archeologicamente attestato, della chiesa di St. Klemens a Werden (Essen), in Renania settentrionale. "Fons vivus sub summo altari perpetuo scaturit" (Binding, 1975), riferisce un cronista di Essen nel sec. 16° a proposito dell'edificio, dedicato a S. Clemente I, papa e martire, posto nei pressi dell'abbazia benedettina di Werden. La costruzione della "ecclesia seu capella fontis" venne iniziata sotto l'abate Wigger (930-940), proseguita al tempo del suo successore Wigo (940-943), terminata sotto l'abate Reinher (943-962) e consacrata il 1° maggio 957 dall'arcivescovo di Colonia Bruno I (953-965), fratello dell'imperatore Ottone I (936-973). Gli scavi del 1968 hanno messo in evidenza la presenza di quattro f. che sgorgavano da una parete rocciosa, alta m. 1,80, convogliate in un incavo della roccia e deviate in superficie. Il bacino di raccolta era delimitato lateralmente da bassi muretti, allettati nell'argilla, uno dei quali girava verso N per disporsi dietro la radura che precede il limitare dello sperone roccioso. Queste prime strutture furono ben presto ampliate, dato che venne eretta a O, davanti al bacino di raccolta, una grande cappella di m. 46 ca. e si convogliò l'acqua che scorreva in superficie, fuoriuscendo dal bacino e attraversando tale ambiente, in un canale antistante il muro occidentale. La cappella venne successivamente trasformata in una chiesa ad aula di impianto allungato (m. 920), con tre absidi in spessore di muro a E, che fu consacrata nel 957.L'edificio eretto a Werden a protezione delle sorgenti rimanda all'abbaziale benedettina di St. Martin a Disentis nei Grigioni (Svizzera), costruita intorno all'800, dove però, a differenza dell'esempio di Werden, si trova una struttura isolata, parzialmente incassata nel terreno e percorsa da un corridoio su cui si aprono un ambiente centrale di forma circolare, sovrastato da una cupola, e una cella accessibile da E: si tratta della rappresentazione della collina del Golgota con sala rotonda e tomba di Adamo concepita come impianto sepolcrale sacro. Tale trasformazione è spiegabile soltanto in base alla concezione del fons vitae, in cui sono strettamente legati battesimo, morte e risurrezione.Nella chiesa dei Ss. Pietro e Paolo a Oosterbeek presso Arnhem (Paesi Bassi), dipendente dall'abbazia di Werden, è invece immerso nel terreno, in una cava di pietra, un recipiente in terracotta coperto da una trachite forata e che funge da santuario; lo stesso si può riscontrare in molte chiese di area germanica: abbaziale di St. Wigbert, St. Simon und Judas Thaddäus a Bad Hersfeld (Assia); St. Marien a Walbeck; abbaziale di Ilsenburg (Sachsen-Anhalt); St. Veit a Unterregenbach (Baden-Württemberg); abbaziale di S. Giorgio a Praga; collegiata di St. Servatius a Quedlinburg (Sachsen-Anhalt); abbaziale di SaintePierre a Sainte-Odile (Alsazia); cappella di St. Ulrich nel palazzo imperiale di Werla, a Werlaburgdorf (Bassa Sassonia).L'esistenza di f. e sorgenti, per la maggior parte situate nelle cripte, è tramandata per ca. ottanta chiese altomedievali a N delle Alpi, ma si hanno esempi anche nella basilica di S. Demetrio a Salonicco e in S. Pietro in Ciel d'oro a Pavia. Dal punto di vista iconografico o liturgico non si opera alcuna distinzione tra le f. e le sorgenti, peraltro solo di rado direttamente connesse a una tomba, come nella cripta occidentale di St. Michael a Hildesheim, eretta dal vescovo Bernoardo (993 ca.-1022) nel 1010-1015 come luogo per la sua sepoltura. Anche il vescovo Teoduino di Liegi (1048-1075) fu seppellito a Huy (Belgio, prov. Liegi), sulla Mosa, "in ecclesia b. Marie ante altare b. Marie iuxta fontes" (Egidio di Orval, Gesta episcoporum Leodiensium, III, 10; MGH. SS, XIV, 1880, p. 88); Angilberto di Saint-Riquier (745 ca.-814) trovò sepoltura presso una f. in prossimità della facciata ovest dell'abbazia di Centula/Saint-Riquier, consacrata nel 799, e anche nella rotonda del coro del duomo di Trondheim, insieme alla tomba del santo e re di Norvegia Olaf II (1016-1030), si trovava una fonte. Nella cripta est più antica del duomo di Würzburg (Baviera), edificata intorno al 1040 e progettata come sepoltura del vescovo Bruno (1034-1045), una f. si trova a O della tomba e un'altra è situata al centro della cripta occidentale più recente, del 12° secolo.
Bibl.: R. Bauerreis, Fons sacer, München 1949; G. Binding, Quellen, Brunnen und Reliquiengräber in Kirchen, ZArchM 3, 1975, pp. 37-56 (con bibl.); id., Die ehem. Pfarrkirche St. Klemens in Essen/Werden, Quellenschriften zur westdeutschen Vor- und Frühgeschichte 10, 1982, pp. 11-30; D. Parsons, Sacrarium: Ablution Drains in Early Medieval Churches, in The Anglo-Saxon Church: Papers on History, Architecture and Archaeology in Honour of Dr. H.M. Taylor, a cura di L.A.S. Butler, R.K. Morris, Research Report 60, 1986, pp. 105-120.G. Binding